Travi del Cav.
“Assistiamo a un dilagare dei genitori di Frankenstein, la Moratti e Formigoni, figli del vertice politico degenerato, alla cui testa non c'è solo Berlusconi ma anche Veltroni”. Un gradino sotto la confusione mentale delle analisi di Celentano a Venezia, c'è solo la confusione politica che regna nei rapporti tra il partito del nord, Milano e Lombardia, e quello che dovrebbe essere il suo alter ego solidale romano, ovvero il governo, con i conseguenti malumori che ne derivano.
Milano. “Assistiamo a un dilagare dei genitori di Frankenstein, la Moratti e Formigoni, figli del vertice politico degenerato, alla cui testa non c'è solo Berlusconi ma anche Veltroni”. Un gradino sotto la confusione mentale delle analisi di Celentano a Venezia, c'è solo la confusione politica che regna nei rapporti tra il partito del nord, Milano e Lombardia, e quello che dovrebbe essere il suo alter ego solidale romano, ovvero il governo, con i conseguenti malumori che ne derivano. Che non sono solo quelli di Letizia Moratti, anche se finora è stato solo il sindaco di Milano a farsi sentire. Alitalia e Malpensa, l'Expo e il federalismo, il Pdl e la Lega, sono molti i dossier che che creano attrito. Intervistata dalla Stampa, ieri la Moratti ha criticato apertamente (rompendo quello che Filippo Penati denunciava come “il silenzio assordante di Milano”) le ricadute su Malpensa del piano Alitalia: “Spero che venga cambiato, che questa sia solo la bozza. Alcune decisioni non si capiscono”.
L'idea del sindaco, in sostanza condivisa dai vertici della Sea, di cui il comune è azionista, è che ci sia il rischio di ridimensionare Linate senza con ciò riuscire a valorizzare Malpensa come hub, e sarebbe come perdere due volte. Il timore è che, nel piano Alitalia, sia Malpensa sia Fiumicino vengano “declassati” ad aeroporti “point to point”, senza nemmeno ottenere in cambio la possibilità di una vera liberalizzazione dei contratti con tutti i vettori, fondamentale per il rilancio di Malpensa. Invece, al momento, Alitalia resterebbe di fatto l'“hub carrier” di un hub che non c'è. Ma la visione morattiana appare condivisa solo dalla Lega, rispetto alla liberalizzazione degli slot, e dalla provincia a guida Penati per i rischi relativi a Sea. Roberto Formigoni e il resto del centrodestra, invece, mostrano di condividere le mosse del governo.
Ma la differenza di posizioni tra comune e regione su Alitalia è forse la questione minore. Più grave è il malumore crescente in tutte le istituzioni verso un “governo distratto” rispetto a Milano, per usare le parole della Moratti, preoccupata soprattutto per l'Expo, su cui ancora si attende il decreto del governo per mettere in moto la macchina. E in questo caso, il sindaco ha incassato la solidarietà della Lega, per bocca del vicepresidente dei deputati Marco Reguzzoni: “Non deve accadere che il solito burocrate statale metta le mani su un progetto che deve essere di tutti. Sono il sindaco di Milano e il suo gruppo che devono poter decidere e la Lega vigilerà affinché sia così”. Non è proprio l'idea di Giulio Tremonti, anzi. Ma è l'unica occasione recente in cui la Lega abbia alzato una voce critica rispetto al governo. Proprio ieri il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli ha presentato all'Anci il testo aggiornato del disegno di legge sul federalismo fiscale, e tutte le energie leghiste sembrano assorbite dal raggiungimento di questo obiettivo. A costo di tacere sui destini di Malpensa, e di allinearsi dietro a un punto di “nazionalismo” sul piano Alitalia.
Il mistero delle dodici materie. Nel frattempo, però, altri dossier che il “partito del nord” riteneva essenziali languono inspiegabilmente. Primo fra tutti, il decreto legge per la devoluzione di competenza su dodici materie (dall'istruzione alla sicurezza), che assieme al federalismo fiscale è la spina dorsale dello Statuto dell'Autonomia che la Lombardia ha votato qualche mese fa. Senza quello, del “federalismo alla lombarda” resterebbe poca cosa. Il dubbio che serpeggia al Pirellone è che il federalismo fiscale di Calderoli finisca per ridursi a pochi spiccioli, contrattati per di più a costo di concessioni alla logica di spesa di altre regioni, meno virtuose. Il caso dei 400 milioni di euro dei fondi Inail che la regione contava di usare per finanziare la nuova “Cittadella della salute”, e che Tremonti ha tolto d'ufficio dalla Finanziaria ha molto sconcertato i vertici lombardi. E anche al di fuori della maggioranza, in ambiente Pd, c'è chi si chiede a cosa serva tenere i conti regionali in ordine, se poi i fondi per gli investimenti non arrivano. Si respira insomma un certo pessimismo, lo spettro che inizia ad aleggiare è quello del precedente governo Berlusconi, che a fronte del maggior tasso di ministri del nord presenti, fu quello che meno favorì la Lombardia. Ieri sera Letizia Moratti era alla Festa democratica a discutere con Sergio Chiamparino, qualche giorno fa era toccato a Roberto Formigoni con Mercedes Bresso. In attesa della politica vera.
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