Che tipi strani, gli americani votano sulla vita
Chissà perché in America il primo confronto tra i candidati alla Casa Bianca è stato affidato alle cure di un pastore evangelico, il capo della Saddleback Church, per parlare di come si crede, di come si prega, di come si vive e convive con il proprio Dio e con quello degli altri nel fuoco di una campagna presidenziale.
Leggi Alzati e combatti - Il discorso di McCain - Leggi Sonnecchia Obama, spunta Sarah di Giuliano Ferrara - Leggi il commento di Christian Rocca - Leggi il commento di Stefano Pistolini
Chissà perché in America il primo confronto tra i candidati alla Casa Bianca è stato affidato alle cure di un pastore evangelico, il capo della Saddleback Church, per parlare di come si crede, di come si prega, di come si vive e convive con il proprio Dio e con quello degli altri nel fuoco di una campagna presidenziale. Chissà perché il pezzo forte dell'intervista “parrocchiale” a Obama e McCain si è rivelato nella differenza delle loro risposte sulla vita umana. “Parte dal concepimento”, ha detto McCain. “E' una risposta che va al di là delle mie competenze”, ha risposto Obama. Chissà perché la Convenzione democratica di Denver al termine dei lavori riuniva le migliaia di delegati in assorta preghiera. Tutti laici devoti?
Chissà perché la candidatura a vicepresidente di una madre antiabortista venuta dall'Alaska è esplosa come una bomba atomica e ha impresso una svolta antropologica e culturale decisiva all'andamento della campagna. Chissà perché Obama ha detto che non vorrebbe punire con un bambino le sue figlie, in caso di “errore”, e invece Sarah Palin esibiva come un glorioso e allegro trofeo della vita il piccolo Trig, sindrome di Down, tra i pochi sopravvissuti di un popolo umano in via di estinzione abortiva in tutto il mondo. Chissà perché tutti riconoscono che la posta in gioco segreta delle elezioni, quella ghiotta e insieme altamente drammatica, è la futura nomina di due giudici della Corte Suprema a rimpiazzo di uscite ormai improcrastinabili per ragioni di salute e di età. E tutti noi sappiamo che, insieme alla libertà civile, il compito della Corte Suprema potrebbe tornare ad essere quello di difendere la vita (“life, liberty and the pursuit of happiness”, com'è scritto nella Dichiarazione di Indipendenza).
Può essere che la questione della vita umana sia al di sopra delle competenze della democrazia americana ancora per qualche tempo, e in quel caso sarà eletto Obama, e un cambiamento in favore della vita e del buonumore sarà, non certo impossibile, ma più difficile. Può essere che invece le cose vadano diversamente. E allora è probabile che la questione aperta nel 1973 dalla sentenza Roe vs. Wade, il carattere di diritto personale e privato dell'aborto, venga rimessa in discussione. Sarà un momento decisivo, e bisognerà prepararsi. Se non si riuscisse a impostare in un modo nuovo la questione dell'aborto, prendendo atto del fatto che per quel crimine contro un altro e contro se stessi non c'è punizione legale possibile, ma che va combattuto con la più estrema radicalità e deve essere sottratto all'indifferenza morale che lo circonda, può succedere che ci si ritrovi di fronte a un nuovo abisso.
Ma c'è qualcosa di ancora più importante. Ricominciare a pensare liberamente. Finirla di credere, o fingere di credere, che le questioni di etica pubblica, di considerazione politica dell'esistenza umana moderna come problema, dipendano da una forzatura clericale verso l'autonomia della società secolare. Gli Ezio Mauro e i Giulio Giorello che passano il tempo, lodevolmente e autorevolmente, a stanare i teocon dovunque si nascondano, e qualunque cosa voglia dire questa buffa espressione, e sono così svelti a castigare o blandire i cardinali, a seconda del loro orientamento più o meno “ruiniano”, potrebbero fermarsi, tirare il fiato, e riflettere: in America non c'è un Concordato, c'è una ferrea separazione tra stato e chiese, eppure in questo modello civile appena esaltato dallo stesso Benedetto XVI la questione del significato e della verità del vivere ha una incredibile fortuna, gode di un'altissima considerazione, è sempre e da sempre al centro delle campagne elettorali accanto all'economia, alla politica estera, alla sicurezza nazionale. Invece di continuare a ripetere la solfa palloccolosa dei teocon e dell'interferenza della chiesa nella vita pubblica, sarebbe bene che chi pensa e ama la vita civile ricominciasse a porsi la questione riconoscendo che è un passaggio decisivo del mondo liberale e laico, e che la dissociazione di libertà e vita è lo sconquasso dei tempi moderni, non un complotto culturale della curia romana e dei suoi reggicoda reazionari. (Nella foto Reuters, Sarah Palin, candidata alla vicepresidenza degli Stati Uniti per il partito repubblicano, con il figlio Trig, affetto da sindrome di Down).
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