L'hotel Hanoi e quelle pagine americane di puro orrore letterario

Come beccarsi un colpo di fulmine leggendo il Wallace che scrive di McCain

Mariarosa Mancuso

"Mi chiamo Lyndon Baines Johnson. E questo cazzo di pavimento che stai calpestando, ragazzo, è mio”. Un incipit da colpo di fulmine. E colpo di fulmine fu, per David Foster Wallace che nel primo racconto di “La ragazza dai capelli strani” arruola LBJ non ancora diventato presidente. Siamo negli anni '50, il senatore del Texas accoglie così il giovanotto che, superato il colloquio, avrà cura della corrispondenza

    "Mi chiamo Lyndon Baines Johnson. E questo cazzo di pavimento che stai calpestando, ragazzo, è mio”. Un incipit da colpo di fulmine. E colpo di fulmine fu, per David Foster Wallace che nel primo racconto di “La ragazza dai capelli strani” arruola LBJ non ancora diventato presidente. Siamo negli anni '50, il senatore del Texas accoglie così il giovanotto che, superato il colloquio, avrà cura della corrispondenza: “Sono il ventisettesimo uomo più ricco della nazione. Ho il più grosso pisello di Washington e la moglie con il nome più carino di tutte”. Nessuno in Italia aveva ancora osato tradurre il monumentale “Infinite Jest”, già circondato dalla fama di capolavoro postmoderno con le sue mille pagine e quasi quattrocento note (si sobbarcherà la fatica Edoardo Nesi, nel 2000).

    David Foster Wallace era già stato paragonato a Don DeLillo (per l'ostinazione nel perseguire il Grande Romanzo Americano, sdegnando il minimalismo); a Vladimir Nabokov (per la ricchezza della prosa e il vizio di saccheggiare l'intero vocabolario inglese, aggiungendo parole inventate); a Thomas Pynchon (per la tentazione che viene al lettore di saltare qualche pagina particolarmente ostica). Il titolo allude a un film così divertente che potrebbe risultare mortale per gli spettatori, ricercato da una banda di terroristi in sedia rotelle intenzionati a usarlo come arma segreta. Ugualmente monumentale e affollato, solo un po' meno impegnativo per chi legge, il suo primo romanzo, “La scopa del sistema”: lo pubblicò quando aveva 25 anni, si era appena laureato in Filosofia, probabilmente portava già la bandana che gli abbiamo visto in tutte le foto (e certamente soffriva già della depressione che parenti e amici indicano come molla del suicidio, mentre l'agente propende per una grave malattia diagnosticata da poco). Se non volete cominciare dai racconti (il genere letterario che gode in Italia di peggior fama), prendete “Una cosa divertente che non farò mai più”. Spassoso reportage su una crociera ai Caraibi, firmato da un cronista in preda all'ansia da prestazione (non “fobia da prestazione” come scrivono i traduttori): gli pagavano le spese, circa 3.000 dollari, si sentì in dovere di provare tutto. “Ho sentito il profumo dell'olio abbronzante spalmato su tonnellate di carne umana bollente. Ho mangiato escargot, salmone con finocchi, pellicano al marzapane e un'omelette fatta con ‘tracce di tartufo etrusco”.

    Ho fatto tiro al piattello sul mare. Ho osservato con ribrezzo ogni tipo di eritema, celluliti femorali, trattamenti al collagene e al silicone, trapianti di capelli malriusciti. Mi sono sentito depresso come non mi sentivo dalla pubertà, e ho riempito tre taccuini per capire se era un Problema Mio o un Problema Loro”. Facile, con le varici e i riti da crociera. Ma provate voi a raccontare (incantando i non addetti) il tennis, la trigonometria, i tornado, l'infinito matematico, l'aragosta bollita viva, l'anticandidato John McCain nelle primarie che lo opposero nel 2000 a George W. Bush. “Forza, Simba” è il titolo del reportage, in “Considera l'aragosta” (Einaudi, Stile Libero). “Avete tre arti spezzati, e state cadendo sulla capitale nemica che avete appena tentato di bombardare. Immaginate di guadare un lago con le braccia rotte, mentre una folla di nordvietnamiti nuota verso di voi, e uno vi caccia una baionetta nell'inguine”. Seguono tre pagine di puro orrore, su quel che successe all'hotel Hanoi. Finché David Foster Wallace si commuove, pensando che quel signore malconcio “non cerca solo dollari o voti. Parla di onore, di devozione, di sacrificio come se queste parole davvero rappresentino qualcosa”.