Dopo il discorso di Benedetto XVI a Lourdes
Dilige, et fac quod vis: però lascia in pace chi apprezza il matrimonio. O no?
Dilige, et fac quod vis: ama, e fa' quel che vuoi. Lo diceva Sant'Agostino. Ma non intendeva dire che è lecito deprezzare ciò che amano gli altri. Non faremmo prima a comportarci liberamente, amandosi ciascuno come a lui piace, ma lasciando a chi crede nel matrimonio come sacramento la libertà di fede e a chi ci crede come istituzione culturale e antropologica la libertà intellettuale di perseverare nella sua convinzione?
Al direttore - Mi vergogno di sentirmi considerato un coniuge “legittimo” per essermi sposato in una simpatica chiesetta; mi sento offeso dal parlare del Papa di “unioni illegittime” a proposito di matrimoni regolati dalle leggi dello stato. Anche i figli di queste sventurate coppie saranno di conseguenza illegittimi? Tempo fa un vescovo di Prato fu condannato dal tribunale per avere chiamato “pubblici peccatori e concubini” due giovani sposati secondo la legge italiana; in appello il prelato venne assolto da una lugubre sentenza fondamentalista e condannati all'isolamento furono i coniugi Bellandi, commercianti. Abbandonati dalle banche e dai clienti, insultati e fin picchiati, si ammalarono e condussero una vita di stenti. Per ordine del cardinale Lercaro tutte le parrocchie suonarono per giorni e giorni le campane a morto. Sono passati cinquant'anni e il fondamentalismo cattolico rialza la cresta. Non più campane a morto ma “grande affetto” per i reprobi, assicura Sua Santità; che impressione, meglio la tortura della ruota! Ma allora, tutti quei bei discorsetti su Dio e amore? Nella follia di credersi l'unico interprete legittimo del pensiero e della volontà di Dio, non c'è uomo che non diventi cattivo.
Umberto Silva
Caro Silva, lei ha diritto alle sue opinioni, e anche al suo sdegno, ma che cosa c'è di intrinsecamente cattivo, di oscurantista, di feroce, di inquisitoriale, di negativo rispetto al codice dell'amore, che cosa c'è di così tremendo nella considerazione che il matrimonio è tra un uomo e una donna, comporta un impegno definitivo alla procreazione e all'educazione dei figli, ed è una base solida della società nel tempo? Dilige, et fac quod vis: ama, e fa' quel che vuoi. Lo diceva Sant'Agostino. Ma non intendeva dire che è lecito deprezzare ciò che amano gli altri. Non faremmo prima a comportarci liberamente, amandosi ciascuno come a lui piace, ma lasciando a chi crede nel matrimonio come sacramento la libertà di fede e a chi ci crede come istituzione culturale e antropologica la libertà intellettuale di perseverare nella sua convinzione? Diciamo che l'idea della famiglia sottosopra è un sacramento religioso del secolarismo, e che quello sì deve restare libero e privato, per ampie e argomentate ragioni sociali. Invece voi volete privatizzare la fede, intimidire & emarginare ogni atteggiamento conservatore e tradizionalista, e pubblicizzare nelle forme più prepotenti la trasgressione dimassa.
Il Foglio sportivo - in corpore sano