Sfogliando i giornali sui banchi delle elementari

Esagerati, pare la crisi Alitalia e invece è soltanto il primo giorno di scuola

Stefano Di Michele

Esagerati. Si può fare una cosa fatta bene, e subito dopo presentarla male. Le maestre vestite a lutto, quelle abbigliate come il maghetto Harry Potter, i genitori democratici (ci saranno pure quelli non democratici? Io c'ho il babbo che sta con Farinacci! Mah…) con laccio nero al braccio. Persino lo studente de sinistra in mutande davanti al ministero.

    Esagerati. Si può fare una cosa fatta bene, e subito dopo presentarla male. Le maestre vestite a lutto, quelle abbigliate come il maghetto Harry Potter, i genitori democratici (ci saranno pure quelli non democratici? Io c'ho il babbo che sta con Farinacci! Mah…) con laccio nero al braccio. Persino lo studente de sinistra in mutande davanti al ministero. Embe', pazienza, che sarà mai? Il governo ha un consenso siderale, il Cav. piace insieme a mamme e maestre e bidelli tutti, la riforma della Gelmini (con tante cose buone dentro, a cominciare dal voto in condotta e il benemerito ritorno del maestro unico, così finisce la transumanza quotidiana tra i banchi dei piccini) in Parlamento non la potranno fermare manco con la locomotiva di Guccini – quella “lanciata a bomba contro l'ingiustizia”.

    E allora, cos'è mai 'sta lagna dilagante sulle pagine dei giornali di destra, tra il lamentoso e il questurino – la sacralità violata del primo giorno di scuola (“doveva essere un giorno di festa”: sì, buonanotte) e il bastone delle future sanzioni agitato davanti al naso delle maestre (dalle penna rossa, ovvio, che sempre lì siamo). Se un governo vuol fare una riforma, soprattutto una riforma vera, le proteste – quando sono non violente, magari incomprensibili, pure sfottenti – se le deve prendere tutte, incassare con garbo, non tirarsela troppo con la retorica. Ancor di più se è un governo che piace tanto, tanto anche alla gente che piace poco, s'intende. Del resto, se c'è chi crede che a breve non avrà più un lavoro, che deve fare, correre ad accendere un cero da qualche parte? Mica tutti hanno la fede del senatore Pera. Le maestre hanno messo il cappellino? E va bene. I ragazzi si sono messi in mutande? Lo fanno pure certi politici, e per cause meno nobili – che sarà mai, vilipendio ministeriale? E poi, per carità, meglio neanche accennare ai bimbi finiti in mezzo alla protesta – questione che tutti stiracchiano come e dove fa più comodo: dal Gay Pride al Family Day, dai manifesti elettorali ai servizi fotografici sui giornali, ognuno ha sempre portato i suoi pargoli dove meglio credeva, e al momento non c'è notizia di grossi turbamenti esistenziali.

    Ieri c'era da restare senza fiato, a vedere alcuni giornali, diciamo, di più sentita partecipazione governativa. I maggiori quotidiani di sinistra, dal punto di vista dello spazio riservato alla protesta, si sono regolati così: il Manifesto, due articoli, una pagina scarsa; l'Unità, una pagina; Liberazione, un articolo; Repubblica, una pagina. Tutto qui: l'essenziale per dir male della riforma, dir bene dei protestari, e un bacio ai pupi. Sul fronte opposto sembravano tarantolati, come se invece di una più che prevista protesta, si fossero trovati davanti una feroce sconsacrazione. Pagine che colano indignazione – senza calcolare quelle di cronaca locale. Il Giornale ne ha ben due, cinque articoli e ricco apparato fotografico (pure in prima pagina), vibrante denuncia di mamme che “hanno paura di parlare” e di “protesta sulla pelle dei bambini”. Il Secolo ha due pagine che fremono di sconcerto e invocano vergogna contro le “maestre in nero” (sarà effetto dell'ultimo intervento finiano?). “Veltroni si deve dissociare”: pure.

    Due pagine di virile controffensiva su Libero, che gode di un ispirato editoriale di Renato Farina sobriamente titolato: “Maestre a lutto, becchine della scuola”. E' un crescendo, da “hanno ucciso la buona fede dei piccini” a “hanno ammazzato l'educazione”, dall'annotazione che “la maggioranza dei pof. sono lettori di Repubblica” al “via, sciò, a casa” – guardia, guardia scelta, maresciallo, uomini di fatica! Meno male che c'è la Gelmini, “sappiamo non essere il tipo da tirarsi indietro” – praticamente la Wonderwoman de noantri, la Charlie's Angels di viale Trastevere – “la eccellente determinazione del ministro…”. E poi, all'eccellente ministro potrebbe pure aver fatto piacere trovare gli insegnanti pronti con i grembiuloni neri, già prima dei bimbi con i grembiulini. Commenta il Giornale: “Hanno aderito in pochi”. Giura Libero: “Pochi in rivolta. In aula ho visto molte facce felici”. E se erano in tanti che facevano, un inserto?