L'economia del desiderio senza regole è un (brutto) sogno clintoniano

Francesco Forte

La crisi dei mercati finanziari ha determinato una reazione prevedibile, quella per cui ciò che è in crisi è il capitalismo, E' un tic della filosofia anticapitalista. Ma le crisi fanno parte del capitalismo.

    La crisi dei mercati finanziari ha determinato una reazione prevedibile, quella per cui ciò che è in crisi è il capitalismo, E' un tic della filosofia anticapitalista. Ma le crisi fanno parte del capitalismo, l'economia collettivista non è soggetta ai cicli economici, perché la sua natura non prevede né il rischio né l'errore, come eventi normali del sistema. Essa invecchia e decade, senza crisi. L'economia dirigista, che è una via di mezzo, ha meno crisi, ma meno crescita. I criptodirigisti che guardano al mercato con sospetto bollandolo come mercatismo adesso sono contenti, perché possono dire che esso è in crisi e dicono che noi dobbiamo avere paura del mercato.

    Coloro che sostengono che hanno ragione di avere paura del mercato, perché hanno previsto la crisi ora in atto, sono simili ai meteorologi che prevedono ogni giorno il maltempo e che, quando piove, dicono con aria felice (mentre non dovrebbero esserlo) che loro avevano ragione perché la pioggia e la grandine sono venute. Nessun ciclo di crescita economica ha luogo senza fine, ogni diagramma di crescita ha una forma logistica, come un sigma maiuscolo, per cui la curva dopo essere salita batte la testa sopra il soffitto e si allunga piatta oppure, avendo battuta la testa, si abbatte un po' prima di recuperare il picco cui era giunta prima. Ragazzi studiate la geometria. Guardando le cose con una intelligenza matematica, anziché leguleia, si troverà che le ragioni per cui il sigma della curva dopo essere salito si appiattisce o addirittura si flette, a causa della botta ricevuta, avendo premuto il soffitto, sono di volta in volta differenti. Ma fanno parte della fisiologia.

    Adesso ciò che ha determinato la flessione è la finanza derivata, con le sue strutture parabancarie, cresciute al di fuori delle regolamentazioni economiche. Essa si è gonfiata in modo improprio, perché non era regolamentata, a differenza della finanza bancaria. Era ovvio che i soldi andassero a gonfiare il settore degli intermediari finanziari non regolamentati, più che il settore regolamentato. Era più comodo e conveniente. E, sinché il ciclo dell'economia reale fu in grado di tracciare il proprio sigma ascendente, la scommessa della nuova finanza fu vincente. Quando il sigma reale si è appiattito, secondo la sua natura, la mosca cocchiera della nuova finanza è crollata, perché non esiste la crescita esponenziale e il momento finale si è avvicinato tanto prima, per i vari soggetti, quanto più è stato elevato il tasso annuo di aumento. Naturalmente ci si può domandare come mai si è tollerato che i venditori di fumo della finanza derivata potessero avere via libera, nella loro invasione dei mercati con questi prodotti, in regime anarchico.

    Ma non è colpa di Ronald Reagan, che aveva voluto deregolamentare le pubbliche utilità, ritenendo che coloro che le regolavano erano catturati dalle grandi compagnie e generavano più monopolio che concorrenza. Non aveva tutte le ragioni, ma un po' di deregolamentazione in questo ambito fece molto bene alla concorrenza. L'idea che la nuova finanza dovesse essere libera da regola non è di Reagan, è dei democratici di Clinton, che appartenevano alla generazione del cambiamento. Era un nuovo sogno americano, che consentiva di superare la morale bottegaia di Beniamino Franklin e di permettere a tutti di avere una casa e una vacanza, mediante la carta di credito, di avere una pensione mediante i nuovi soggetti finanziari, che danno “rendimenti elevati”, perché sono “innovativi”. Il marchingegno non poteva funzionare per ragioni matematiche. E i repubblicani succeduti a Clinton hanno commesso un grave errore, hanno confuso il liberismo di Reagan che riguarda l'economia reale colla deregolamentazione dei mercati finanziari che derivava dal sogno progressista del '68 di sostituire l'economia del risparmio coll'economia del desiderio. Ma la curva logistica non lo permette. E non date la colpa a Reagan. E' solo un sigma.

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