Chinatown, incidenti, ztl, expo - Ma com'è triste Milano

Cronaca di un normale weekend apocalittico vissuto tra le apocalissi milanesi

Maurizio Crippa

Non fosse per il Milan che domenica sera ha riacceso le luci a San Siro, il weekend del capoluogo lombardo sarebbe un racconto da apocalisse metropolitana. Sulle prime pagine dei giornali la città ci è finita esclusivamente per i morti del sabato sera nell'hinterland.

    Dal Foglio del 23 settembre

    Non fosse per il Milan che domenica sera ha riacceso le luci a San Siro, il weekend del capoluogo lombardo sarebbe un racconto da apocalisse metropolitana. Sulle prime pagine dei giornali la città ci è finita esclusivamente per i morti del sabato sera nell'hinterland e per i disordini scoppiati sabato pomeriggio in centro, durante la manifestazione “antirazzista” per l'omicidio del ragazzo italiano originario del Burkina Faso, rapidamente degenerata nel consueto rituale para-teppistico. Anche se il tutto passerà alla storia come “i primi disordini scoppiati a Milano durante una manifestazione di immigrati di seconda generazione”, come hanno detto i tg. I primi disordini in assoluto causati “da giovani immigrati” erano stati invece quelli scoppiati un anno fa nella Chinatown milanese. In seguito ai quali, le istituzioni si mossero con proclami vigorosi e nacque il progetto di trasferire altrove le attività commerciali cinesi, trasformando al contempo il quartiere in una “Ztl”, le ormai famigerate zone a traffico limitato che stanno facendo impazzire pure Gianni Alemanno a Roma. Peccato che l'avvio della Ztl di Chinatown, previsto per inizio ottobre, sia destinato a slittare.

    Tralasciando i problemi “macro”, da Malpensa alla finanza, non è l'unica cattiva notizia di questi giorni destinata ad aumentare il tasso di depressione dei milanesi, nonché il tasso di nervosismo nelle istituzioni ambrosiane. “Per l'Expo abbiamo poco tempo, e la verità è che ne perdiamo molto”, ha detto giusto ieri il presidente della Camera di commercio, Carlo Sangalli, alla cerimonia di apertura dell'anno fieristico 2008-2009. Quasi a fargli eco, nelle stesse ore l'ad di Trenitalia, Mauro Moretti, intervenendo a un convegno, ha ammesso: “La linea alta velocità Milano-Venezia non ce la faremo a costruirla” in tempo utile per l'Expo. Il tutto, mentre i progetti per il “traffico sostenibile” – uno dei fiori all'occhiello del dossier in base al quale Milano si era aggiudicata l'Expo – sembrano destinati a ridimensionarsi. A partire dalle piste ciclabili, per le quali alcuni progetti risultano al momento bloccati per “criticità a oggi irrisolte”, che tradotto sta per “non si sa dove farle passare”. Situazione che potrebbe far decurtare di quasi otto chilometri, e tutti strategici, i percorsi annunciati.

    Ci mancava pure lo sciopero delle “maschere” del Piccolo teatro, che stasera potrebbe far saltare addirittura la prima stagionale dello Strehler, a dare il colpo di grazia a un umore civico già piuttosto malmostoso. Tutto questo provoca però qualche palpabile nervosismo anche sul fronte della politica. Ieri, rispondendo in diretta a Sangalli, il sindaco Letizia Moratti ha sottolineato che “il governo ha già stanziato 1,4 miliardi per le opere essenziali” e ha annunciato che a breve sarà, con Silvio Berlusconi, all'assemblea dell'Onu per presentare i contenuti dell'Expo; ma ha anche confermato che il tanto atteso decreto per la governance è ancora fermo a Roma. Il sindaco, poi, è reduce da una settimana tumultuosa, in cui ha licenziato l'assessore forzista alle Attività produttive Tiziana Maiolo, seconda vittima illustre dopo Vittorio Sgarbi, defenestrato dalla Cultura. L'addio, non propriamente placido, della Maiolo ha portato al calor bianco le tensioni con gli alleati di giunta, critici con l'eccessiva autonomia decisionista di Lady Moratti. E per una volta l'opposizione ha concordato. Si annuncia insomma un rimpasto nella giunta, e che tra le voci critiche si sia fatto sentire anche l'ex sindaco Gabriele Albertini è un segnale tutto da decifrare.

    Ma se Atene non ride, Sparta deve fare addirittura i conti delle salamelle invendute alla Festa democratica provinciale che chiude domani a Lampugnano. Il Pd si interroga sul significato di un calo di presenze (il fatturato canta) del venti per cento. Si prova a dar la colpa alla crisi economica, ma sarà difficile che il flop del primo appuntamento proposto con il nuovo titolo possa rimanere fuori, quando sarà il momento, dalla resa dei conti nel partito. Meno male che la provincia di Milano e il Pime hanno annunciato un progetto comune per formare “sul diritto a un'alimentazione sana, sicura e sufficiente” i diecimila volontari che accoglieranno i visitatori stranieri dell'Expo. In caso disperato, i milanesi possono sempre fare conto sul buon cuore dei missionari.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"