Il crac è maschio

Annalena Benini

Luciana Littizzetto ripete spesso quella battuta sul sogno di una donna presidente degli Stati Uniti: “Una presidente mi farebbe sentire più sicura: secondo me una donna non userebbe mai l'atomica. Troppo casino, un gran disordine, e chi è che rimette tutto a posto, poi?”. Per dire che con le ragazze si rischia meno

    Luciana Littizzetto ripete spesso quella battuta sul sogno di una donna presidente degli Stati Uniti: “Una presidente mi farebbe sentire più sicura: secondo me una donna non userebbe mai l'atomica. Troppo casino, un gran disordine, e chi è che rimette tutto a posto, poi?”. Per dire che con le ragazze si rischia meno, hanno il senso del limite che manca agli uomini, hanno il senso di colpa sui casini causati, hanno l'ansia di sparecchiare la tavola e raccogliere i giocattoli dal pavimento. Il Times di ieri avanza un'ipotesi non scherzosa sul gigantesco crollo finanziario in atto (quello che anche se pensiamo di esserne fuori, non avendo mai avuto un soldo da investire da nessuna parte e nemmeno risparmi minimamente rilevanti, prima o poi ci colpirà): “Cos'ha provocato il crunch? Gli uomini e il testosterone”. Il sistema finanziario è da sempre dominato dai maschi, e il disastro è merito loro. “Forse avremmo evitato questa calamità, se i mercati fossero stati gestiti con una sufficiente quantità di estrogeni”. Cioè ormoni femminili. Eccessivo individualismo, troppi tagliagole, nessun senso del pericolo, zero pensieri per le conseguenze umane di operazioni arrischiate, occhi e cervello rivolti solo alla prossima busta paga. L'euforia finanziaria non è femmina, pare, perché le donne non vanno mai oltre lo svuotamento della propria carta di credito (se possono, va detto, preferiscono quella altrui), e non avrebbero mai osato creare un casino simile: l'appetito per il rischio è roba da uomini, le ragazze preferiscono lanciarsi con il paracadute o, saggiamente, non lanciarsi affatto (ci sono, sì, le spericolate che si buttano in avventure pazzotiche e che dichiarano di adorare il bungee jumping, gioco idiota creato da maschi disoccupati, consiste nel lanciarsi da un dirupo o qualcosa di alto con un elastico legato alla caviglia che impedirà, forse, lo sfracellamento; comunque sono donne che mentono, evidentemente hanno un uomo da conquistare e redimere, ma certo non amano penzolare nel vuoto). Qualche banchiere se l'è presa parecchio, al pensiero di essere sessualmente colpevole del crollo più pazzesco degli ultimi ottant'anni: “Se ci fossero più donne a fare la loro corsa nella City, non avrebbe fatto alcuna differenza, ed è sessista suggerire il contrario. Certo, abbiamo fatto degli errori, ma sta dicendo che le donne avrebbero camminato lontano dagli enormi profitti restando a dondolare di fronte a noi? Su, siamo seri”.

    Femmine accorte
    E' comprensibile, in effetti, che questi signori siano molto nervosi (tra l'altro la sera devono tornare dalle mogli, che hanno contribuito ad alleggerire gli animi con parecchie richieste di divorzio), però l'ipotesi delle colpe maschili non è completamente folle: anche Tom Wolfe, nel bellissimo articolo pubblicato sul New York Times (tradotto ieri da Repubblica), ha raccontato dei giovani Padroni dell'Universo, di cui aveva già scritto nel Falò delle Vanità: “Giovanotti ambiziosi (non c'erano donne) che, a partire dagli anni Ottanta, iniziarono a mettersi in tasca milioni di dollari all'anno in premi di produttività, operando nelle banche di investimento come la Salomon Brothers, la Bear Sterns, la Merrill Lynch, la Morgan Stanley e la Goldman Sachs”. Ormai persino noi ragazze sappiamo che fine stanno facendo e hanno fatto queste banche. E che lo sprofondamento è appena cominciato. Allora magari è vero, alle donne non sarebbe successo: gestioni più accorte, minori esaltazioni, minori sfracelli. E a fine giornata ogni cosa al suo posto. Assicura Tom Wolfe, comunque, che la maggior parte dei giovani Padroni dell'Universo ha già il suo “gruzzolo” al sicuro (per vivere comodamente a Greenweech in Round Hill Road, ed evitare così di incrementare ancora le richieste di divorzio, unici strumenti femminili per rispondere alla crisi).

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.