Cosa succederà nelle aule inglesi quando sarà legalizzato il sesso alunni-prof

Marianna Rizzini

Passare dal “niente sesso siamo inglesi” alla legalizzazione del sesso tra professori e studenti (anche minorenni) è un'ipotesi credibile soltanto in Inghilterra – ammesso che possa passare una legge del genere, proposta giorni fa da un sindacato insegnanti britannico.

    Passare dal “niente sesso siamo inglesi” alla legalizzazione del sesso tra professori e studenti (anche minorenni) è un'ipotesi credibile soltanto in Inghilterra – ammesso che possa passare una legge del genere, proposta giorni fa da un sindacato insegnanti britannico. Solo nell'isola di Sua maestà, infatti, si può essere al tempo stesso così folli e così razionali da voler (poter?) legiferare su un argomento di per sé ambiguo come gli sconvolgimenti ormonali dell'adolescenza e i turbamenti para-sentimentali dell'uomo o della donna di mezza età. Solo i sudditi di Elisabetta, poi, sanno che dietro al “niente sesso siamo inglesi”, dietro alla débacle erotica di massa dei venerdì al pub – quando l'ubriachezza da pinta di birra ostacola la seduzione – e dietro all'idea solo apparentemente sessuofobica del college maschile, si possono esercitare tutti i possibili vizi privati. E quindi dove, se non in Inghilterra, poteva nascere l'idea di depenalizzare l'“attività sessuale” tra insegnante e alunno “consenziente”, come recita la proposta di legge che vorrebbe assolvere ogni Humbert Humbert dall'accusa di molestie a un'ipotetica Lolita?

    Magari la legge passerà e depenalizzerà. Epperò gli inglesi non pensano agli effetti collaterali. Tale legge, infatti, renderebbe nel contempo insipido, dal lato alunne, il piacere innocente di invaghirsi di uno Sting in erba (era professore prima che cantante) o di un Harrison Ford-Indiana Jones a cui dedicare una frase scritta sulle palpebre con la matita per il trucco. (Nel film era “I love you” ma in qualche aula romana, a fine anni Ottanta, circolò, su quell'onda, un “prof. sei bono” – rivolto a un giovane insegnante di matematica). E certo la legge eviterebbe, non si sa quanto a ragione, la galera a un professore cinquantunenne “sinceramente innamorato” di una ragazza di diciassette (è accaduto davvero a Berlino). Al tempo stesso, però, abbatterebbe il fascino proibito dei flirt edipico-intellettuali tra studentessa e professore (e forse è un peccato perché, a quei livelli di platonicità, tali flirt risultano utili per l'educazione sentimentale: facile che una ragazza, negli anni a venire, non si invaghisca di un vecchiardo marpione). Stessa sorte toccherà agli inconfessati amori soltanto mentali dei quattordicenni occhialuti e brufolosi per la bella professoressa – che nella realtà quasi mai ha le sembianze procaci di una Edwige Fenech anni Settanta e (per fortuna) quasi mai passa ai fatti, a parte i casi limite raccontati dai giornali in cronaca, ma sono casi limite, appunto.

    Certo è che la proposta di legge inglese nulla regala alla comprensione dell'abisso di sentimenti e pulsioni che la cotta per l'uomo (o la donna) in cattedra racchiude e permette di esorcizzare, senza che nulla di reale accada, peraltro. D'altro canto la depenalizzazione “senza se e senza ma” non sembra adatta ad affrontare e sanzionare i veri casi di pedofilia (che vuol dire, per esempio, “consenziente” a sedici anni?). Né scongiura il verificarsi di intrecci di perversione, pur sempre possibili anche senza arrivare a situazioni da “Diario di uno scandalo”, il film in cui Cate Blanchett, giovane professoressa infelicemente sposata, amante di un alunno adolescente, viene ricattata da Judi Dench, istitutrice anziana segretamente innamorata di lei.

    Anche ammesso che l'amore trans-cathedra sia reso legale, poi, il maturo insegnante rimorchione rimarrà senza difese di fronte al sarcasmo giovanile (il prof. di “Parigi”, film francese nelle sale, si trova a corteggiare via sms una studentessa di cui ha origliato il numero di telefono. “Sono in facoltà con te, mi fai sbroccare”, scrive il poveretto, in un goffo tentativo di imitare il linguaggio della generazione X. Peggio va quando le invia una poesia di Baudelaire. “Chi cazzo sei?”, è la risposta dell'amata). Approvata la legge, agli insegnanti seduttori non resterà che ridere, amaramente, della battuta raccolta da Francois Bégaudeau nel libro “La classe”: “Ironia è dire che il prof è bello”.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.