Parla il ministro dell'Ambiente, oggi a Lussemburgo per la commissione Ambiente Ue

Prestigiacomo ci spiega la sua battaglia contro le ipocrisie euroverdi

Piero Vietti

"Speriamo che le cifre giuste siano quelle che ci ha fornito la stessa Unione europea, anche perché noi a quelle facciamo riferimento”. Comincia combattiva, il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, parlando col Foglio dello scontro con l'Europa sul pacchetto clima che prevede il taglio del 20 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2020.

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    “Speriamo che le cifre giuste siano quelle che ci ha fornito la stessa Unione europea, anche perché noi a quelle facciamo riferimento”. Comincia combattiva, il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, parlando col Foglio dello scontro con l'Europa sul pacchetto clima che prevede il taglio del 20 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2020, taglio che dovrebbe costare, secondo quelle stime, circa 18 miliardi di euro l'anno. Prestigiacomo definisce “fuori luogo” le polemiche del commissario Dimas: “Si informi, ce le hanno date loro le carte”.

    Il problema è a monte. La valutazione dei costi andava fatta prima di stabilire gli obiettivi, ora il governo chiede all'Ue un anno per analizzare pro e contro: “Appena arrivati al governo e trovato questo negoziato già in fase avanzata abbiamo denunciato come nessuno avesse fatto prima valutazioni di costi e benefici”.
    Stefania Prestigiacomo è stata a Varsavia, a una riunione preparatoria della conferenza di Copenaghen, dove gli stati fisseranno gli obiettivi post Kyoto, e dice che “molti ministri dell'Ambiente hanno posizioni autoreferenziali e ideologiche, come chi esulta per la crisi economica perché porterà a una riduzione delle emissioni di gas serra”. Si capisce che la posizione dell'Italia abbia sorpreso: “Questa è la nostra linea – ribadisce il ministro – e abbiamo capito di non essere isolati: oltre ai paesi dell'est, Germania e Francia hanno gli stessi nostri problemi, così come la Grecia del commissario Dimas; anche il ministro dell'Ambiente inglese mi ha contattato esprimendo preoccupazione”.

    C'è chi dice che le politiche ambientali siano da trattare a parte. Nulla di più sbagliato, per il ministro: “Per essere realmente portate avanti, le politiche ambientali devono essere considerate all'interno del contesto generale. Non sono argomenti di nicchia, da trattare in parallelo, come certo ambientalismo in Italia ha sempre fatto. Occorre affermare una politica ambientale che sia anche economica, come ha detto il presidente Napolitano: ambiente e sviluppo economico devono andare avanti di pari passo”.

    Qualcuno, anche nel governo, ha parlato di “priorità” della crisi economica. “Non è solo questione di priorità – precisa Prestigiacomo – Le politiche ambientali richiedono risorse, e le risorse non sono infinite: i governi hanno preferito dare sostegno all'economia reale”. C'è chi dice che se il ministro avesse fatto la voce grossa… “Come ministro faccio parte di un governo che ha deciso di fronteggiare una crisi che ha dimensioni epocali, non è questione di maggiore o minore forza”. Realismo innanzitutto, sembra dire Prestigiacomo: “Si tenga conto che nel pacchetto sono previste anche misure che non hanno effetti ambientali”. Un esempio? “Un'industria che produce CO2 deve ottenere dei permessi per poterne emettere fino a un certo livello. Questi permessi oggi sono gratis, ma con le nuove misure costeranno: le imprese continueranno così a emettere i gas serra necessari alle loro produzioni e i cittadini pagheranno più tasse”. Che cosa chiede allora l'Italia? “Che la direttiva possa essere discussa e modificata in alcune parti”. Altrimenti? “Altrimenti non ci sarà unanimità sul pacchetto. Abbiamo tempo fino a dicembre, bisogna lavorare sodo”.

    Ma se questi obiettivi sono troppo ambiziosi, su che cosa si può puntare intanto? “Siamo convinti che si debba investire nell'efficienza energetica, tanto da avere sbloccato i rigassificatori fermati dal governo Prodi; lo stesso si dica sul risparmio energetico, per cui è già prevista una miriade di interventi in Italia nei prossimi tempi”. Il problema è la riduzione di CO2? “Sulla necessità di ridurla siamo d'accordo, ma va fatta in modo graduale, tenendo conto che siamo in crisi economica, scaricare questi costi sul sistema produttivo è impossibile”. Obiettivi condivisibili ma modalità da rivedere? “Sì – risponde il ministro – anche perché vogliamo evitare che le nostre imprese si trasferiscano in paesi dove questi parametri non sono obbligatori. E' giusto avere una visione a lungo termine senza essere irresponsabili. E' oggi che si creano le condizioni per ciò che accadrà in futuro, ma non basta fare i virtuosi con l'opinione pubblica e mettere obiettivi irraggiungibili, sapendo che tanto non saremo noi a dovere gestire la situazione tra vent'anni, come successo con il protocollo di Kyoto”. In una parola, “guardare lontano, ma con i piedi per terra”.

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    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.