L'America sarà ancora l'America. Rassegnatevi
Da specialista del potere, si-fa-per-dire, sono diventato specialista nella delusione del potere. Soffro di questa sottile e illuminante mania, che deriva come ogni mania dalla conoscenza. E' come essere visitati dalla malattia. Per vincere devi illudere, devi affascinare, devi farti dire di sì qualunque sia la tua domanda.
Da specialista del potere, si-fa-per-dire, sono diventato specialista nella delusione del potere. Soffro di questa sottile e illuminante mania, che deriva come ogni mania dalla conoscenza. E' come essere visitati dalla malattia. Per vincere devi illudere, devi affascinare, devi farti dire di sì qualunque sia la tua domanda, ma per governare poi devi disilludere, sarai costretto a incassare molti no, e comunque ti vada, alla fine, sarai rimasto impegolato ambiguamente in qualcosa più grande di te, della tua parola, del tuo sguardo o visione, del tuo carattere.
Succederà anche con Barack Obama. L'animoso e giovanilistico Vittorio Zucconi, di Repubblica, si metta il cuore in pace. Zuc prepara la grande vendetta ideologica. Vuole mangiarsi in insalata quarant'anni di reaganismo. Desidera gli sia servito come un polpo battuto il piatto forte del capitalismo globalizzato in ginocchio. Ma Obama potrà cavalcare l'emergenza della crisi finanziaria e della recessione, potrà giocare agli anni Trenta per qualche mese con i soldi dei contribuenti, ma nel XXI secolo dei mercati unificati non ci sarà un nuovo Roosevelt, né Teddy il repubblicano antitrust né Franklin Delano il democratico che fece il welfare state.
L'economia americana si fonda sull'incentivo, e una performance mediocre e livellata, assistita, all'Europea, le è preclusa comunque dalla competizione mondiale: Joe the Plumber vuole comprare il business per cui lavora, desidera migliorare il suo status, sa di dover vivere e morire con il Dio della sua famiglia che gli alita lo spirito alle spalle e il peso individuale dei propri peccati, ma prima della fine vuole cavarsela. Fare meglio di un altro. Consumare il mondo, gli anni, le cose, l'esistenza. Non è che la mania generale del debito e del rischio sia stata un gioco per banchieri corrotti, ragazzo Zucconi che del cattolicesimo di famiglia fai un uso moralista e un po' rozzo; debito e rischio sono l'essenza del capitalismo, antico e moderno, e l'unica cura per questo sistema di economia e di vita è quella di crescere e crescere ancora.
Con la fine dei giri di trottola della Borsa, con l'inizio di una inevitabile e fisiologica recessione, tutta roba che riaffiorerà tra poco dopo anni di crescita felice e indemoniata, la verità si farà viva di nuovo. E la verità è che lo stato non è capace di guidare l'economia meglio del mercato, può e deve evitare che le crisi di mercato siano risolte con la legge della jungla, questo è ovvio, ma niente di più. Solo i libertari alla Albert Jay Nock, i conservatori radicali e fondamentalisti che considerano lo stato il nemico assoluto, pensano che la libertà sospenda il contratto sociale e costituzionale.
Obama è diventato il candidato democratico perché ha la pelle nera. Punto. Il suo sorriso, i suoi denti bianchi, il timbro da rapper della sua voce, lo spiritualismo comunitario gospel della sua vita di cristiano nero, il linguaggio del suo corpo e la sua scrittura, le sue autobiografie e i suoi miti di famiglia, ruotano intorno a questo cuore identitario: io sono una cosa veramente e fisicamente nuova, il testimone della fine dell'incubo razziale, lo vedete da soli, no? Con il linguaggio unitivo del futuro, della giovinezza, della speranza e del sogno americano ha sbaragliato la macchina dei Clinton, prendendosi molte simpatie anche in ambienti conservatori (me compreso).
Ha già deluso, nel senso che ora per diventare presidente degli Stati Uniti ha raffreddato tutto, ed è diventato un candidato liberal tra i più convenzionali, magari spostato un po' più a sinistra, ma senza dirlo troppo ad alta voce. Dice che l'inizio della vita è un mistero superiore alle sue competenze, ipocrita. E ha scordato e fatto dimenticare per quanto era in lui di essere un nero e un cristiano. Poi è da nero che governerà, nel senso che il suo charme, il suo tratto di universalismo, quello sarà: il presidente nero e una nera icona, come il Papa che è sempre vestito di bianco. Deluderà anche dopo, Obama, quando gli Zucconi di tutto il mondo penseranno di poter assaporare la vendetta, di resuscitare una società organicista e modellata sulla virtù pubblica. Obama servirà il suo paese, il suo sistema di vita, e alla fine si chiederà quale sia l'incentivo privato e libertario migliore per ricominciare a crescere e a competere con Asia e Africa.
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