Versione Fouché

Caro Cav. il ciel ti arride, perché mai provocare quella strana inquietudine?

Stefano Di Michele

L'altro giorno – sotto la tetta ricoperta del dipinto di Tiziano, a fianco di un'attonita Mariastella Gelmini – il Cav. provocava una strana inquietudine. E dire “strana inquietudine” vuol dire usare un eufemismo. La faccia inferocita, le parole raggelanti, il tono estremo, persino un ciuffo di innovativi capelli miracolosamente levato in aria: conformato a Feltri – come se avvertisse tutte dalle sue parti le vaganti “banane” evocate dal direttore di Libero – piuttosto che a Letta.

    L'altro giorno – sotto la tetta ricoperta del dipinto di Tiziano, a fianco di un'attonita Mariastella Gelmini – il Cav. provocava una strana inquietudine. E dire “strana inquietudine” vuol dire usare un eufemismo. La faccia inferocita, le parole raggelanti, il tono estremo, persino un ciuffo di innovativi capelli miracolosamente levato in aria: conformato a Feltri – come se avvertisse tutte dalle sue parti le vaganti “banane” evocate dal direttore di Libero – piuttosto che a Letta. Come possa accadere, di tanto in tanto, che il Dottor Berlusconi si trasformi in Mister Berlusconi, scivolando dall'allegro pop un po' stile Porfirio Rubirosa, che è parte della sua forza, a quello truce di un funereo Fouché, è sempre un grande mistero. Così con spiccia insofferenza mette le mani in ogni dove, “corregge” la Gelmini (“una piccola bacchettata”, a leggere il Giornale) che non rimedia una gran figura; invade il terreno proprio del ministro Maroni, “gli darò disposizioni” che rimedia una grande incazzatura, “ti rendi conto di cosa succederebbe?”, lascia di stucco quelli di An. Lo sostengono a spada tratta, tra i più noti, la Bertolini, Capezzone e Quagliariello: insomma… Non ne ha bisogno, il premier, e allora perché lo fa? Ha un governo a sua immagine e somiglianza, quanto e più di un palinsesto di Retequattro, ha una maggioranza strepitosamente ampia, ha i sondaggi che lo innalzano. E allora, dov'è che ogni tanto la gioiosa macchina da consenso berlusconiana s'inceppa? Qui non si discute certo dell'esigenza del manganello quando il manganello del poliziotto serve (e a volte serve), e nemmeno delle ragioni e dei torti dei contestatori. Ma la protesta, questa protesta – magari scocciante, ma finora civile – così elevata quasi al rango di personale vilipendio, di intollerabile offesa (chiamate la polizia!), di inaccettabile insolenza, è risultata incomprensibile ai più, quelli di destra compresi. Per dire: persino il ministro La Russa, che quando sente di faccende simili subito fa presente di avere qualche lagunare di supporto e un certo numero di utilissimi alpini, ha saggiamente tenuto per ore la bocca chiusa. Era chiaro da subito che, nonostante l'allarme “sbirri in arrivo!” sui siti più estremisti, la polizia quella raffica di irruzioni non le avrebbe fatte mai. E infatti ieri pomeriggio, dalla Cina – effetto della saggezza confuciana – il Cav. ha fatto marcia indietro. Anzi, macché marcia indietro, piuttosto lui precisa: “Mai pensato alla polizia”. Devono aver frainteso le sue parole persino quelli del governo, se nel frattempo rispunta La Russa, che stavolta non vuole piazzare un po' di fanteria in giro, piuttosto mollare una manganellata (riferimento sempre a quelle della polizia, non ad altre meno presentabili) politica al suo stesso premier: “Non ci sarà mai un seguito alle parola di Berlusconi”. Insomma, il Cav. versione Fouché perde di molte lunghezze su quello versione Rubirosa. Ha finito così col mettere vento nelle vele della piazza veltroniana, nei cortei studenteschi prossimi venturi, nelle fiacche forze parlamentari dell'opposizione – che già ieri, al Senato, per la povera Mariastella non è stato un cammino glorioso. Senza contare la spicciativa riduzione (certo, i giornali si sa come sono fatti, i comunisti sono in redazione, parole non dette vengono presentate come vere, è un complotto, pure i ministri nel trappolone…) delle forze di polizia a semplici traslocatori di riottosi occupanti. E' stata, in altri contesti, la scelta disgraziata che fu fatta al tempo del G8 di Genova, che finì nelle poco onorevoli vicende della Diaz e della caserma di Bolzaneto – quando tutto si tramutò in sproposito feroce da una parte e incapacità ad arginare le vere devastazioni dall'altra.
    Ognuno ha equivocato, dunque. Pure il Giornale (“Le forze dell'ordine contro le occupazioni”), pure Libero, che pareva ispirato dal commissario Basettoni (“Attenti a voi, ragazzi”) e un editoriale di Feltri piuttosto, diciamo, definitivo: “Il giorno del giudizio è arrivato”. Persino il solito Brunetta incalzava: “Rettori e presidi chiamino la polizia”. Nelle questure, pareva tutto uno squillare di telefoni. Invece è arrivato il giorno della rettifica, anzi: precisazione. Così alla fine le banane sono ancora tutte a piede libero, e si sono aggiunti i cetrioli…