Senza sangue
E perciò, pure questo agognato “Il sangue dei vinti”, tra il leva e il metti – e nonostante i grotteschi inviti alla vigilanza antifascista – lascia la destra con l'amaro in bocca. Niente da fare: né quello che i post missini si aspettavano né quello che a sinistra temevano. Pansa si accontenta, “mi basta e mi avanza”, Gasparri si scontenta.
E perciò, pure questo agognato “Il sangue dei vinti”, tra il leva e il metti – e nonostante i grotteschi inviti alla vigilanza antifascista – lascia la destra con l'amaro in bocca. Niente da fare: né quello che i post missini si aspettavano né quello che a sinistra temevano. Pansa si accontenta, “mi basta e mi avanza”, Gasparri si scontenta, vorrebbe un altro film con “tutto quello che ha scritto Pansa” – tutto? Davvero non ha molta fortuna, sul fronte cinematografaro-televisivo, l'immaginario di quelle parti. Pure quando si trattò di raccontare le foibe con “Il cuore nel pozzo” – il bravo Leo Gullotta si beccò le contestazioni dei compagni rifondatori per averci recitato – restò un fondo d'insoddisfazione: “Parlano di titini, mai di comunisti”. E se poi toccò mettere in scena i futuristi, con “I colori della gioventù”, il consenso non fu certo di massa. Allargano le braccia nel partito di Fini: “Il credo mussoliniano sulla cinematografia come l'arma più potente l'ha fatto suo la sinistra più che la destra”. Sarà che le fiction “grondano comunismo”, come sempre si lagnano, ma probabilmente conta anche il fatto che quelli di destra, a far colare qualcosa di loro, proprio bravissimi non sono. Magari peccano di “democraticismo”, un po' azzardano e un po' rinculano, un po' dicono e un po' tacciono – tentando l'accreditamento da prima serata.
Il Foglio sportivo - in corpore sano