Senza sangue

Stefano Di Michele

E perciò, pure questo agognato “Il sangue dei vinti”, tra il leva e il metti – e nonostante i grotteschi inviti alla vigilanza antifascista – lascia la destra con l'amaro in bocca. Niente da fare: né quello che i post missini si aspettavano né quello che a sinistra temevano. Pansa si accontenta, “mi basta e mi avanza”, Gasparri si scontenta.

    E perciò, pure questo agognato “Il sangue dei vinti”, tra il leva e il metti – e nonostante i grotteschi inviti alla vigilanza antifascista – lascia la destra con l'amaro in bocca. Niente da fare: né quello che i post missini si aspettavano né quello che a sinistra temevano. Pansa si accontenta, “mi basta e mi avanza”, Gasparri si scontenta, vorrebbe un altro film con “tutto quello che ha scritto Pansa” – tutto? Davvero non ha molta fortuna, sul fronte cinematografaro-televisivo, l'immaginario di quelle parti. Pure quando si trattò di raccontare le foibe con “Il cuore nel pozzo” – il bravo Leo Gullotta si beccò le contestazioni dei compagni rifondatori per averci recitato – restò un fondo d'insoddisfazione: “Parlano di titini, mai di comunisti”. E se poi toccò mettere in scena i futuristi, con “I colori della gioventù”, il consenso non fu certo di massa. Allargano le braccia nel partito di Fini: “Il credo mussoliniano sulla cinematografia come l'arma più potente l'ha fatto suo la sinistra più che la destra”. Sarà che le fiction “grondano comunismo”, come sempre si lagnano, ma probabilmente conta anche il fatto che quelli di destra, a far colare qualcosa di loro, proprio bravissimi non sono. Magari peccano di “democraticismo”, un po' azzardano e un po' rinculano, un po' dicono e un po' tacciono – tentando l'accreditamento da prima serata.

    Un girare disattento, repentine imputature e repentine marce indietro, così tempo fa Aldo Grasso sul Corriere ha proposto come esemplare dell'immaginario di destra “Centovetrine” – non che uno debba fare il panegirico di Salò, dioscampi!, ma finire appaiati a un centro commerciale proprio granché non è. Così, realtà e personaggi di solito associati alla destra – dalla più vasta sbirreria televisiva a figure suggestive come Ambrosoli e Perlasca – televisivamente non si sono incontrati con il suo (casareccio) immaginario. Se invece provasse, la destra, a essere più destra nel proporre la ricostruzione della sua identità? Onestamente: se si sta a ravanare solo tra i valori del dopo Fiuggi, che vuoi mettere in scena? “D'Annunzio potrebbe essere il personaggio ideale da raccontare: inquadra un periodo ma è trasgressivo, non rappresenta una destra borghese, bigotta, tradizionale”, suggerisce ai suoi Mario Landolfi. Sennò, Lino Banfi starà in eterno con l'Unità di nonno Libero in mano e Lando Buzzanca, altra grande icona della destra, rimarrà il comprensivo papà commissario (bene!) con figlio poliziotto (bene!) ma gay (ahi!) – il mondo che supera il loro piccolo mondo antico. E più che altro, alla fine, sarà solo il sangue dello share.