Sicuri che “Il cielo è sempre più blu” sia un inno da studenti in lotta?

Marianna Rizzini

Se proprio qualcuno deve accaparrarsi Rino Gaetano – il cantautore più politicamente conteso degli ultimi anni – costui non dovrebbe essere uno studente dell'Onda anomala. Il fatto che nel cosiddetto “movimento” ci siano studenti di sinistra e di destra è ininfluente, a questo proposito, perché comunque le Onde anomale non sono anarcoradicali com'era Rino.

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    Se proprio qualcuno deve accaparrarsi Rino Gaetano – il cantautore più politicamente conteso degli ultimi anni – costui non dovrebbe essere uno studente dell'Onda anomala. Il fatto che nel cosiddetto “movimento” ci siano studenti di sinistra e di destra è ininfluente, a questo proposito, perché comunque le Onde anomale non sono anarcoradicali com'era Rino, anche se sono in maggioranza antiproibizionisti com'era Rino – e infatti il conflitto di attribuzione attorno al cantante è oggi bipartisan su ogni suo testo tranne che sulla canzone “Ahi Maria” (non si sa se dedicata a una donna o alla marijuana), quella che fa: “Da quando sei andata via /da quando non ci sei più/da quando la pasta scotta non la mangio più/ahi Maria chi mi manca sei tu/la notte vado a ballare per cancellare i sogni miei/da qualche tempo ho più donne del dj, ahi Maria ma tu non ci sei” – perché fin qui Rino può andar bene per studenti e non, per giovani e non, che si pensi a una donna o che si pensi alla marjuana.

    Invece i manifestanti anti Gelmini (d'ogni colore) oggi cantano la solita “Ma il cielo è sempre più blu”, come gli ormai ex diessini ai tempi dei congressi di scioglimento e come i giornalisti del Secolo d'Italia e i politici di An e Forza Italia che allora contestavano ai Ds lo “scippo” di quel testo non incasellabile. Di certo Rino – il cantautore calabrese cresciuto a Montesacro e morto giovane in un incidente come James Dean – non si sarebbe trovato meglio nell'Onda anomala che nei Ds (e/o in Forza Italia) o (men che meno) nel Pd. Ad allontanare la tentazione di farne un cantante unico per ex diesse ed ex diccì basti la canzone “Ma se c'è Dio”, il cui ritornello potrebbe diventare miccia per ex teodem e neo laicodem: “… ma se c'è Dio, ci sono anch'io buon Dio lo sai/ e se c'è Dio/ di notte ti sento ci sei/di che pasta sei fatta amore/che animale sei”, inno poetico-erotico-mistico poco adatto a chi deve trovare il compromesso etico.

    E poi Rino, uno che non seguiva la corrente, non avrebbe ripetuto per giorni la frase “la vostra crisi non la paghiamo” – slogan studentesco scandito all'unisono da sinistra e da destra – senza prima buttarci dentro almeno uno sfottò pluridirezionale tipo quelli di cui ha disseminato il testo di “Nuntereggaepiù”: “Abbasso e alè/ abbasso e alè/ abbasso e alé/con le canzoni/ senza fatti e soluzioni/ la castità/ la verginità/ la sposa in bianco/ il maschio forte…eya alalà/ pci psi/dc dc/pci psi pli pri/dc dc dc dc/avvocato Agnelli/ Umberto Agnelli/ Susanna Agnelli/ Monti Pirelli…uè paisà…il quindicidiciotto /il prosciutto cotto /il sessantotto/il pitrentotto/ sulla spiaggia di Capocotta…Nuntereggaepiù”. Si capisce, infatti, che tale canzone oggi farebbe immediata piazza pulita di tutte le polemiche su: guerre mondiali (con buona pace di Ignazio La Russa e del 4 novembre), partiti che non si vogliono sciogliere (con buona pace di Pd e Pdl), piazze studentesche che imitano quelle dei genitori o dei fratelli o degli amici più grandi (con buona pace dei commentatori televisivi), tira e molla su Pacs o Dico (con buona pace degli ex teodem, da un lato, ma anche dei radicali – a cui pure il cantautore era vicino).

    E se davvero le Onde anomale, come dicono, ce l'hanno sia con il ministro Gelmini che con Walter Veltroni che “si è svegliato troppo tardi”, tanto più “Ma il cielo sempre più blu” non va bene come inno di battaglia. Trattasi, infatti, di una canzone troppo allegramente veltroniana (nel senso del Veltroni baldanzoso e omnicomprensivo del Lingotto, ché il Veltroni del Circo Massimo appare assai più cupo). Trattasi di un testo che, nonostante l'apparenza, non si addice alla lotta di chi si sente “in mutande” causa tagli di Giulio Tremonti. Perché è vero che Rino canta: “Chi vive in baracca/ chi suda il salario/ chi ama l'amore e i sogni di gloria/ chi ruba pensioni/ chi ha scarsa memoria …chi legge la mano, chi regna sovrano/ chi ruba chi lotta /chi ha fatto la spia …/chi mangia una volta/ chi gli manca la casa, chi vive da solo, chi prende assai poco, chi gioca col fuoco” – e fin qui uno studente e un precario si identificano. Ma è anche vero che poi aggiunge, beffardo, quel poco impegnato e liberatorio urlo “ma il cielo è sempre più bluuuuu” (non esattamente un'esortazione a incatenarsi al portone del Senato).

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    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.