Oltre la contestazione bolognese

Anche i grillini nel loro piccolo s'incazzano (con Grillo). Ecco perché

Marianna Rizzini

“Buffone, non vogliamo primedonne”, hanno urlato gli studenti bolognesi a Beppe Grillo che cercava di infilarsi nel corteo, giovedì scorso, invitando i manifestanti a scoprire chi fossero i “poliziotti finti”. Alla fine, a Grillo è stato concesso di accodarsi, ma il gesto resta: un “vaffa” all'uomo del “vaffa”.

    “Buffone, non vogliamo primedonne”, hanno urlato gli studenti bolognesi a Beppe Grillo che cercava di infilarsi nel corteo, giovedì scorso, invitando i manifestanti a scoprire chi fossero i “poliziotti finti”. Ed è vero che, alla fine, a Grillo è stato concesso di accodarsi, ma il gesto resta: un “vaffa” all'uomo del “vaffa”. Una pernacchia all'ex comico che a molti appariva come il nuovo che avanza, il vendicatore antisistema che attraeva folle inviperite contro la casta mangiasoldi e contro gli industriali ladri e contro i politici (ladri pure loro) e contro le politiche ambientali-canaglia.

    E però la contestazione di Bologna è soltanto il segno tangibile di una crisi grillesca che viene dall'interno. Il popolo del “vaffa”, infatti, sta cominciando ad accorgersi che un conto è dire un conto è fare – specie quando ci si trova a creare dal nulla liste civiche e a discuterne “alla pari” (fin troppo) tra gente digiuna di politica ma comprensibilmente desiderosa di apparire, e soprattutto senza la guida di Grillo che, dice un animatore del meetup 2 Roma, uno dei più attivi nella campagna elettorale comunale, “se ne infischia, salvo poi imporre le sue decisioni”. C'è stato poi il pasticciaccio dei rimborsi. Una parte del suddetto meetup accusa infatti Beppe di non aver mai voluto definire come spartire gli eventuali rimborsi elettorali se i referendum presentati dal comico fossero stati approvati e quindi votati, e di aver chiesto al comitato referendario di firmare una delega in bianco – seguiva rifiuto del comitato e “no” di Grillo alla richiesta di poter firmare, invece, un documento che attestasse la volontà di consegnare il tutto a un notaio.

    Accade dunque che gli Amici di Beppe comincino a criticare il padre fondatore, accusato di “decisionismo dall'alto”, cosa che cozza contro lo spirito originario della sua discesa in campo: far decidere tutto dal basso (e apartiticamente). Scrive per esempio un “ex” grilliano, Stefano Vitta, su Aghenor blog: “…condannerò Grillo per alcune semplici ragioni: essersi affidato a una società come la Casalegno Associati (la cui condotta è stata più volte raccapricciante) e aver demandato troppe responsabilità a una sola persona… essersi sempre rifiutato di fare dei contraddittori camuffandosi dietro la sua effige di comico satirico monologhista, dando ragione ai suoi detrattori… aver pressoché sfruttato la buonafede e la voglia di impegnarsi di migliaia di ragazzi per bene, soltanto per la sua voglia di rivalsa nei confronti di un sistema corrotto…”.

    Luca (del blog Lucacicca) gli fa eco con una nota intitolata “e finì tutto a schifìo”: “Sono stato un fan di Beppe… ho deciso che non faceva più per me quando è iniziata la sua campagna contro l'indulto e a favore della sicurezza, portata avanti a forza di vaffanculo. Anche il suo matrimonio con Di Pietro cominciava a convincermi sempre meno. Oggi il fenomeno Grillo è scaduto nel qualunquismo totale e nella totale incapacità di fare proposte percorribili. Non c'è da sorprendersi, quindi, se Serenetta Monti, ex candidata a sindaco di Roma, sostenuta da Grillo, abbia proposto di partecipare a un raduno di Forza Nuova dichiarando: ‘Spesso ci sono più vicini loro dell'attuale sinistra'”.

    Ed è proprio la questione Serenetta Monti a fare da detonatore al malcontento. L'ex candidata sindaco (dopo le primarie grilliane, in cui passò di misura), appoggiata da Beppe ma criticata dal meetup già lo scorso anno per aver portato a una riunione Willer Bordon senza avvertire, a metà ottobre ha lanciato appunto l'idea di andare in piazza con Forza Nuova “contro il sistema bancario e per la proprietà popolare della moneta”, facendo inorridire moltissimi compagni. Ma il momento di massimo nervosismo è stato raggiunto a Treviso, la settimana scorsa, poco prima dello spettacolo del comico, quando una rivolta telematica dei meetup ha scongiurato la presentazione “dall'alto” di un fantomatico coordinamento liste civiche non votato dalle assemblee locali. Accusato (on line) di scarsa trasparenza, papà Grillo ha desistito.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.