La standing ovation democratica per W. raggela chi confidava in Mr Stone

Christian Rocca

Ai critici americani l'ultimo film di Oliver Stone su George W. Bush non è piaciuto moltissimo. Le aspettative erano alte, l'uscita a ridosso delle elezioni presidenziali sembrava ideale, l'acquolina era già tutta in bocca. Eppure “W.” ha deluso i critici. In realtà, “W.” non è piaciuto perché in un certo senso, in un senso alla Oliver Stone, il film rivaluta George W. Bush.

    Ai critici americani l'ultimo film di Oliver Stone su George W. Bush non è piaciuto moltissimo. Le aspettative erano alte, l'uscita a ridosso delle elezioni presidenziali sembrava ideale, l'acquolina era già tutta in bocca. Eppure “W.” ha deluso i critici. C'è chi l'ha trovato troppo sarcastico, chi troppo leggero, chi troppo centrato sul rapporto edipico tra George figlio e George padre. In realtà, “W.” non è piaciuto perché in un certo senso, in un senso alla Oliver Stone, il film rivaluta George W. Bush, lo ingigantisce, lo monumentalizza, un po' come era successo al “Caimano” di Nanni Moretti. “Stone è un fan di Bush?”, si è chiesto preoccupato Newsweek.

    Nei cinema dell'Upper west side di Manhattan il pubblico era ben disposto, pronto a mostrare rumorosamente la sua indignazione alle prime immagini del “moron”, lo stupido-figlio-di-papà-che-ha-rubato-le-elezioni-ad-Al-Gore-e-ha-mentito-sulle-armi-di-distruzione-di-massa. “Cristo”, si sentiva a ogni scivolata verbale e politica di W., interpretato magistralmente da Josh Brolin. Poi, a poco a poco, dopo un'irriverente scena in cui W. sta seduto al cesso, l'atmosfera del film e in sala cambia, lasciando l'amaro in bocca agli spettatori e ai critici militanti.

    Si scopre infatti che il Bush di Stone non ha mentito sulle armi di distruzione di massa, vuole davvero promuovere la democrazia in medio oriente, è sincero e leale con i suoi consiglieri, ma li striglia a dovere quando si accorge che hanno sbagliato i piani di gestione della guerra in Iraq. In una delle scene più geniali del film, Stone mostra Brolin/Bush impegnato nel 2002 con il famoso discorso sullo stato dell'Unione in cui spiegava la necessità di disarmare l'Iraq. Stone alterna la sua ricostruzione cinematografica alle immagini della vera reazione da parte dei membri del Congresso. Si vede Hillary Clinton, seduta accanto a Joe Lieberman (il senatore democratico oggi considerato un paria, per aver sostenuto John McCain), applaudire senza freni i passaggi più bellicosi di Bush. Si vedono Ted Kennedy e poi tutti i leader del Partito democratico scattare in piedi, a chiamare una standing ovation per il presidente.

    Non si vede Barack Obama solo perché non era ancora senatore. L'unica faccia perplessa che Stone mostra ai suoi spettatori è quella di John McCain. Il film è divertente, Bush è raccontato come un pischello ignorante, privilegiato e complessato che poi si redime scoprendo Gesù. I personaggi della saga bushiana sono caricaturizzati, in particolare Condoleezza Rice, ma non Laura Bush. Tutte le polemiche di questi anni sono presentate dopo un robusto giro di frullatore, ma nessuno va a vedere un film di Oliver Stone per l'accuratezza delle sue ricostruzioni storiche. E poi c'è la battuta che Stone fa dire a Bush senior, incavolato con il giovane figlio scavezzacollo: “Andar per feste, inseguire sottane, guidare ubriaco, chi ti credi di essere – un Kennedy?”.