Quinta colonna

I complessi di Carlà

Annalena Benini

Carla Bruni cercava un modo per far colpo da lontano sul nuovo presidente degli Stati Uniti (che, per giovinezza, altezza senza tacchi, charme e potenza politica fa sembrare Nicolas Sarkozy - nella foto - un po' superato, senza contare che ora tutti parlano di Michelle e del vero amore).

    Carla Bruni cercava un modo per far colpo da lontano sul nuovo presidente degli Stati Uniti (che, per giovinezza, altezza senza tacchi, charme e potenza politica fa sembrare Nicolas Sarkozy - nella foto - un po' superato, senza contare che ora tutti parlano di Michelle e del vero amore). Carla ha così scelto di unirsi, ma in qualità di prima signora di Francia, al coretto di disgusto per la battuta (scema) di Silvio Berlusconi sull'abbronzatura di Barack Obama. “Sono molto felice di essere diventata francese”, ha detto: equivale a “mi vergogno di essere italiana” o a “basta, me ne vado da questo paese indegno di me”, una moda lanciata da Umberto Eco in vari periodi elettorali che ha avuto moltissimo seguito e molte dichiarazioni sulla necessità dell'autoesiliarsi (ma mai nessuna partenza). Però Carla è la figlia di Marysa Borini (una che si è aggiunta da sé la y al nome), è la seduttrice universale con voce roca e gambe lunghe come la lista degli amanti, è soprattutto la moglie non ingenua di un presidente bling bling (che nello snobismo francese significa: rolex, ray ban a goccia e a specchio, vacanze su barche di milionari, nove centimetri di tacco dentro le scarpe, abitudine a essere fotografato mentre guarda nelle scollature delle ragazze, voluttà nel raccontare al mondo le proprie vicende sentimentali). Da una così ci si poteva aspettare qualcosa di più sexy. “Felice di essere diventata francese” (la traduzione di “mi vergogno di essere italiana”) è una frase ridicola, da cortei di fuori corso, da provinciali che fingono uso di mondo, da mitomani che passano la giornata a chiedersi: chissà cosa pensano di me i fighi veri. Carla Bruni non era questo, raccontava di passare la notte a fare l'amore e a leggere lirici greci, teorizzatrice dell'impossibilità di essere fedeli convertita alla monogamia coniugal-luccicante, occhi bassi e foto nuda da recuperare in giro per il mondo. Una sfacciata capace di fingere pudore, fare l'inchino alla regina Elisabetta e dire alcune follie sul Manifesto parigino per l'uguaglianza reale (lo firmerebbe, da milionaria chic, se non fosse, appunto, così pudica).

    Era la donna più invidiata del pianeta, invece Carla Bruni soffre perché teme di passare di moda, ora che la coppia presidenziale americana è un marchio da indossare, uno stile di vita da imitare. La telenovela Bruni-Sarkozy non è più così appassionante, anche perché lei ha già raccontato tutto: Carla che suona di notte e lo sveglia, Nicolas che va alle assemblee di condominio della suocera, gli ex dell'uno e dell'altra che non ne possono più, il disco da promuovere. Michelle e Barack sono più interessanti, e Carla ha il complesso di inferiorità: per questo ha sottolineato che Nicolas non è proprio francese, perché è il figlio di un immigrato ungherese “e io sono un'artista nata in Italia”, insomma, nel loro piccolo sono degli Obama anche loro. E' consolante: la sindrome vorrei-ma-non-posso non riguarda solo noi umane inacidite dall'invidia e dalle diete.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.