I giovani Cisl spiegano quali risposte si aspettano ora dalla Gelmini
Università/ La Cisl disdice partecipazione a sciopero venerdì Il dietro-front dopo l'incontro di ieri con il ministro Gelmini Roma, 12 nov. (Apcom). Così il 2 novembre il presidente nazionale dei giovani Cisl parlava al Foglio della riforma Gelmini.
Università/ La Cisl disdice partecipazione a sciopero venerdì Il dietro-front dopo l'incontro di ieri con il ministro Gelmini Roma, 12 nov. (Apcom) - La Federazione Cisl Università non parteciperà più allo sciopero generale del settore università e ricerca previsto per venerdì prossimo. Lo si apprende da fonti sindacali. Lo sciopero era stato inizialmente indetto dai sindacati confederali contro i provvedimenti del governo in materia, ma dopo l'incontro di ieri con il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini la Cisl Università ha deciso di compiere il dietro-front.
Così il 2 novembre il presidente nazionale dei giovani Cisl parlava al Foglio della riforma Gelmini:
Dopo la trattativa Alitalia i sindacati non erano certo in cima classifica alle classifiche dei più amati del paese, ma il successo dello sciopero di giovedì, oltre ad avere aiutato la resurrezione di Veltroni, sembra aver ridato slancio anche alle tre sigle sindacali, tutte in piazza a braccetto per protestare contro il decreto sulla scuola voluto dal ministro Gelmini. A giorni il ministro dell'Istruzione renderà note le linee guida che daranno un quadro più completo dell'idea che in viale Trastevere si ha sul futuro degli atenei italiani. Di questo, delle proteste in piazza, dei blocchi della didattica e di quello che occorre fare per riformare il mondo universitario, parla al Foglio Mattia Pirulli, presidente nazionale dell'Associazione giovani della Cisl (che si occupa, tra l'altro, di accompagnare giovani che hanno terminato gli studi nella ricerca del lavoro).
Ventiseienne laureando in Economia alla Sapienza di Roma e studente lavoratore da tre anni, Pirulli dice che “il punto di partenza per giudicare le manifestazioni di questi giorni sono le parole del presidente Napolitano, che ha invitato al dialogo le parti per trovare una soluzione”. Lo sciopero però non sembrava un invito al dialogo. “Non è vero – prosegue Pirulli – lo sciopero è un modo per richiamare alla contrattazione, ha come obiettivo proprio il dialogo”. Secondo Pirulli serve che ci si sieda attorno a un tavolo e si rivedano i punti critici dei tagli all'università: “Sono stati fatti tagli generalizzati a cui siamo assolutamente contrari”. Che soluzione ci sarebbe? “Intanto quella di andare a vedere quali sono gli atenei più virtuosi e premiarli, non togliere loro la stessa quantità di fondi che si tolgono a chi ha una gestione di bilancio dissennata”. C'è anche la previsione della trasformazione in fondazioni private da parte di alcune università. “Il problema non è se un università è pubblica o privata, ma se offre un servizio buono ed è accessibile a tutti. Non sono contrario a questa trasformazione, anche se diversi punti non sono chiari e non si capisce la ricaduta che avrà ad esempio sulla ricerca di base”.
Alzare di molto le tasse a chi se lo può permettere e creare più borse di studio per i capaci e meritevoli non sarebbe una soluzione? “Certo, potrebbe essere una soluzione, a patto che l'accesso sia davvero garantito a tutti e la qualità sia alta”, risponde Pirulli. Così come molti rettori “virtuosi” in tutta Italia, anche il presidente dei giovani della Cisl aspetta le linee guida della Gelmini con grande attenzione. Perché finora i tagli previsti in Finanziaria non lo convincono. Anche se, non per questo, è d'accordo con certe forme di protesta e con il blocco della didattica attuato in alcuni atenei della penisola, spesso per volontà di professori e rettori: “E' assurdo che si arrivi alla sospensione delle lezioni – dice Pirulli, e parla soprattutto da universitario – Questo non è uno strumento che va a vantaggio degli studenti, soprattutto quando è imposto, come nei giorni scorsi. La libertà di scelta deve essere lasciata sempre: chi vuole aderire a una protesta lo faccia, ma per questo non penalizzi chi a lezione ci vuole andare”. Continua Pirulli: “Che molte università italiane siano in crisi è sotto gli occhi di tutti, e non solo dal punto di vista dei bilanci. Un cambiamento serve, ma è ovvio che se imposto dall'alto sarà difficilmente digerito; per questo dico che serve il dialogo, altrimenti non se ne esce”.
La Gelmini avrà ben parlato con qualcuno delle linee guida, no? “Che io sappia non ha parlato con nessuno, questo è il problema”. Secondo Pirulli “è ottuso pensare che non serva una riforma, ma lo è altrettanto farla in modo unilaterale”. E' vero, conclude Pirulli, “che la situazione attuale è anche eredità delle vecchie riforme, ma a maggior ragione bisogna parlare del ruolo che l'università oggi deve avere. Per questo dico: calma tutti, capiamo insieme come deve cambiare, avendo la preoccupazione che il livello della didattica sia elevato e l'università sia sempre accessibile a tutti”. E se bisogna fare dei tagli? “Si facciano pure, purché sensati e non generalizzati”.
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