Sulla crepa dell'Onda i No Gelmini marciano su Roma (divisi)

Piero Vietti

Oggi a Roma gli studenti scenderanno in piazza nuovamente contro la riforma Gelmini, gli organizzatori parlano di almeno centomila persone attese per le strade della Capitale, di treni e pullman speciali da tante città, ma la sensazione generale è che l'Onda si stia incrinando, che abbia perso la sua spinta propulsiva.

    Oggi a Roma gli studenti scenderanno in piazza nuovamente contro la riforma Gelmini, questa volta per protestare anche contro le linee guida emesse la scorsa settimana dal ministero che prevedono trasparenza nei concorsi, il blocco delle assunzioni per gli atenei meno virtuosi e altre misure per cui i fondi nel 2009 saranno distribuiti in base a standard di qualità. Gli organizzatori parlano di almeno centomila persone attese per le strade della Capitale, di treni e pullman speciali da tante città, ma la sensazione generale è che l'Onda si stia incrinando, che abbia perso la sua spinta propulsiva.

    Il primo dato significativo è l'assenza di Cisl, Ugl e Snals alla manifestazione di oggi. I tre sindacati hanno infatti revocato lo sciopero dopo avere riscontrato “segnali di apertura” dal ministro. Non solo il sindacato si spacca, però: lo stesso movimento No Gelmini comincia a mostrare alcune crepe. A Torino, gli studenti dei collettivi due giorni fa hanno chiesto fondi al Pd piemontese per il viaggio a Roma (con un corteo); non ottenutili sono intervenuti al senato accademico allargato di ieri pomeriggio chiedendo con forza all'ateneo di pagare loro il viaggio e di essere ritenuti unici interlocutori degli studenti. Una rappresentante dell'Udu (Unione degli universitari, vicina al Pd) in Senato ha protestato (trovando una sponda nel rettore, Elio Pelizzetti, furioso contro i collettivi) ed è stata minacciata a parole dai ragazzi dei centri sociali. Quello di Torino è solo un esempio, e oggi in piazza saranno compatti e numerosi, assicura Matteo Mereu, rappresentante dell'Udu al Cnsu (l'organo di rappresentanza studentesco nazionale), che ritiene che “le aperture del governo al dialogo siano uno specchietto per le allodole, anche perché i tagli rimangono e molte cose non si capiscono”.

    Certo è però che in tutta Italia i numeri dei manifestanti diminuiscono di giorno in giorno, soprattutto se considerati senza gli studenti delle superiori: ieri a Milano erano in 50 a bloccare la stazione, martedì in 200 in corteo, mentre all'Università statale oltre duemila ragazzi (anche di sinistra) seguivano un dibattito in cui rappresentanti di governo, opposizione e rettori dialogavano sulla riforma. “Occorre moltiplicare momenti e punti di giudizio e incontro come quello – dice Stefano Verzillo, responsabile del Coordinamento liste per il diritto allo studio – la situazione sta cambiando, le linee guida appena uscite sono un primo passo importante, ma bisogna che questa pressione ragionevole non cessi”. Che l'Onda non dia i risultati sperati si nota anche da altri particolari: alle elezioni nell'Università di Trento ha vinto Lista Aperta (vicina a Cl) in molte facoltà italiane questa settimana sono andate deserte (quando non cancellate) le varie assemblee informative, in quasi tutti gli atenei dove erano state sospese, le lezioni sono riprese regolarmente. Molti ricercatori, presidi e rettori hanno capito che c'è qualcosa su cui confrontarsi, e di fatto hanno tolto l'assenso silenzioso alle proteste di piazza. La sensazione è che attorno all'ala oltranzista di sinistra che ha mosso i fili principali delle agitazioni si stia creando il vuoto.

    “Che molti ragazzi siano strumentalizzati si capisce dalle risposte che danno quando discuti con loro – dice al Foglio un preside di un'università del nord Italia – Spesso non sanno di che cosa parlano”. E' probabile che la protesta continui a essere pompata fino alle elezioni europee, anche se la mancanza di appoggio da moderati e professori non ideologizzati potrebbe togliere all'Onda quel poco fiato di cui ancora dispone. Che oggi non sia in grado di ottenere consensi durevoli è intuibile anche dal timore che i leader del movimento avevano delle elezioni alla Sapienza di Roma previste per ieri e all'ultimo saltate per problemi burocratici: i rappresentanti di sinistra chiedevano di spostarle “perché non si confondano le cose”, ma sotto sotto temevano che le urne sconfessassero una maggioranza tale soltanto a parole. Per questo oggi può essere l'ultimo giorno utile per tenere in vita un movimento che raccoglie sempre meno consensi numerici.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.