Tonino al Parlamento, storia ad alta velocità dell'ex pm venuto dal Sannio
E' il libro del politico del momento, è il libro del politico dell'anno, è Antonio Di Pietro secondo Antonio Di Pietro, un ex magistrato che racconta la sua (op)posizione e che è entrato in politica senza chiedere permesso”. Abbiamo dovuto aspettare undici anni, ma finalmente il fotoromanzo sulla biografia, le opere e le idee di Tonino sta per uscire.
E' il libro del politico del momento, è il libro del politico dell'anno, è Antonio Di Pietro secondo Antonio Di Pietro, un ex magistrato che racconta la sua (op)posizione e che è entrato in politica senza chiedere permesso”. Abbiamo dovuto aspettare undici anni, era il 1997 quando l'ex pm di Mani pulite si candidò in Mugello con l'Ulivo, entrando in Senato oltreché in politica, ma finalmente il fotoromanzo sulla biografia, le opere e le idee di Tonino sta per uscire: si chiamerà “Il guastafeste”, arriverà nelle librerie tra le fine di novembre e i primi di dicembre per la casa editrice Ponte alle Grazie e sarà firmato (oltre che dal protagonista) da un giornalista che a Di Pietro le ha sempre cantate chiare, insomma, sì, gli fa le pulci da una vita: niente meno che Gianni Barbacetto, giù autore con Peter Gomez e Marco Travaglio (famosi antidipietristi) di “Mani pulite” e “Mani sporche”.
Tutto un altro stile rispetto, che so, al fotoromanzo curato da Sandro Bondi, tempo fa, sulla vita e le opere di Silvio Berlusconi. Qua, infatti, a raccontare l'esistenza di Tonino c'è la distanza di un interlocutore, come dire, scomodo. La cosa divertente, in questa biografia, agio e pure un po' auto, del leader dell'Italia dei valori è nel racconto della quarta di copertina. Nel canovaccio che lo anticipa, diffuso dalla casa editrice, tra le altre cose si legge: “E' il personaggio politico del momento. Impegnato da una parte in un'opposizione netta a Silvio Berlusconi e al suo governo, dall'altra in una competizione dura con Walter Veltroni e il Partito democratico, Antonio Di Pietro occupa la scena politica e mediatica, continua ad aumentare i suoi consensi nel paese e a provocare polemiche infuocate.
‘Sono io l'unica opposizione', proclama. E intanto risponde alle dure accuse che gli arrivano dalla maggioranza di governo. In questo libro, per la prima volta, sollecitato, pungolato, persino provocato da Gianni Barbacetto, Di Pietro parla di sé e delle sue battaglie. Racconta con particolari inediti il suo passato di magistrato, l'inchiesta Mani pulite, le dispute mai sopite nel paese sulla giustizia e sui rapporti tra politica e magistratura. Ripercorre gli anni degli attacchi subìti, dei dossieraggi, delle accuse, dei processi e delle assoluzioni. Risponde alle accuse e alle critiche che i suoi avversari gli rivolgono da anni. Ma racconta anche il suo presente di politico, la costruzione di un partito nuovo, post ideologico, che sia – dice – un ‘partito del fare'”.
Poi, in un crescendo rossiniano arrivano quelle che la giornalista Daria Bignardi, brava conduttrice delle “Invasioni Barbariche”, definirebbe le domande della pistola alla tempia: “Ha il culto delle manette?”. “E' un uomo di destra?”. “Ha tramato per distruggere i partiti della prima Repubblica?”. “Ha salvato gli eredi del Pci?”. “Ha l'ossessione di Berlusconi?”. “Ha costruito, come quest'ultimo, un partito personale e monocratico?”. “Come vede l'Italia del presente e del futuro?”. E lui, Tonino che ricorda, ricostruisce, risponde, narra. Come quando – rammenta nel libro parlando con Barbacetto che lo incalza, ci mancherebbe, e come lo incalza – “Berlusconi era venuto in Parlamento a chiedere la fiducia e, forte della disponibilità al dialogo mostrata da Veltroni, aveva ammiccato al centrosinistra dicendo: ‘Se po' fa''. Io sono intervenuto in aula e ho ribattuto in modo chiaro: ‘Nun se po' fa''. Berlusconi in aula non c'era, quel giorno, ma io mi sono rivolto direttamente a lui. ‘No', ho detto, ‘non si può continuare a usare impunemente e spudoratamente le istituzioni per farsi fare le leggi che servono a lei, signor presidente del Consiglio dei ministri che non c'è”. Fotogrammi di una vita che va sempre di corsa: Montenero di Bisaccia, il Mugello, Milano, Roma. Non a caso, il guastafeste Tonino, da ministro delle Infrastrutture, ha sempre parlato bene dell'alta velocità.
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