Alta sognabilità

Annalena Benini

Il treno veloce è un sogno meraviglioso. Andare da Roma a Milano senza dover prendere otto giorni di permesso perché oltre alle quattro ore e mezza di viaggio ce ne saranno quarantasette di ritardo non rimborsabile (con bagni rotti, aria condizionata al massimo per tutto l'inverno e aumenti inspiegabili di tariffe).

    Il treno veloce è un sogno meraviglioso. Andare da Roma a Milano senza dover prendere otto giorni di permesso perché oltre alle quattro ore e mezza di viaggio ce ne saranno quarantasette di ritardo non rimborsabile (con bagni rotti, aria condizionata al massimo per tutto l'inverno e aumenti inspiegabili di tariffe). Soprattutto evitare di prendere l'aereo per pochi chilometri: a parte l'assoluto caos Alitalia, dopo che un volo Ryanair da Francoforte (non dall'Uganda) ha dovuto fare un atterraggio d'emergenza a Ciampino per un inizio di incendio, gli ansiosi che prima di un volo preparano messaggi di addio, a ogni turbolenza vedono la vita scorrere veloce e si commuovono pensando a quanta gente piangerà al funerale, hanno già lasciato per sempre Ryanair agli animi impavidi.

    Chi vuole almeno un'alta probabilità di arrivare a Milano o a Roma o a Bologna illeso e nel giorno stabilito dovrà, sempre più, affidarsi al treno (che arriva in centro, consente a noi emigranti di tenere accanto bagagli, regali di Natale, passeggini e cose fondamentali come il balsamo che invece al check-in in aeroporto viene gettato con un ghigno nel cesto delle armi terroristiche). Il treno veloce è il futuro: allora perché farlo soltanto balenare, limitarsi a un giretto Milano-Bologna (un'ora, beati i bolognesi che lavorano a Milano), mostrare tabelle e orari e nuove divise del personale di bordo spiegando che per tutto il resto c'è un ritardo di un anno e mezzo e bisognerà aspettare almeno il prossimo Natale? Hanno eletto Barack Obama e Milano è ancora lontana, gli aerei sono impazziti, i treni vanno lenti, una mia amica su un costoso Eurostar per Roma si è presa i pidocchi.

    Potevano fare soldi a palate, quelli di Trenitalia, ripianare i conti, coi profitti ristrutturare i vecchi treni, farci felici. Noi non siamo Matteo Marzotto che pretende di non avere scocciatori accanto mentre viaggia (vada nel salottino se ha necessità di star solo), ci piace il treno democratico, con bambini che strillano, nonne che tirano fuori i panini, adolescenti con iPod a palla, signore che urlano al cellulare l'ultimo tradimento subìto e restituito, coppie che litigano, gente che finge di lavorare al computer e invece ascolta e guarda tutta la vita che ha intorno. Alcuni fortunati in treno si innamorano anche e sperano nelle gallerie per potersi sfiorare le mani, o in brusche frenate per volarsi addosso. Soltanto una freccia rossa Bologna-Milano è troppo poco come sorpresa di Natale, dopo le migliaia di ritardi e la fatica e le fermate interminabili alle undici di sera a Orte con le luci spente e nessuno che spieghi cosa succede. Più rotaie per tutti, e anche biscottini omaggio.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.