Smettete di fare gli ipocriti e lasciate lavorare Villari
Il senatore Riccardo Villari ha perfettamente ragione a non dimettersi da presidente della Vigilanza parlamentare sulla Rai.
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Il senatore Riccardo Villari ha perfettamente ragione a non dimettersi da presidente della Vigilanza parlamentare sulla Rai. Veltroni deve farsene una ragione. D'Alema e Rutelli devono finirla con le ipocrisie. Chiunque è autorizzato dalla consuetudine cinica diffidente e pettegola del salotto nazionale a pensare che Villari è un venduto, che ha rotto le regole di solidarietà del suo partito con il gesto di non dimettersi dopo avere ricevuto i voti della maggioranza come presidente di garanzia di un'autorevole commissione di controllo. I giornali più scosciati hanno già fatto inchieste sulla vita da nababbo che farebbe come presidente di commissione, e lo sputtanamento personale dell'eletto, che è un meridionale di instabile collocazione politica, è cominciato in incresciosa e irresponsabile allegria. Ma tra il chiacchiericcio un po' losco e anonimo della folla qualunquista e il linguaggio di chi guida la Repubblica una differenza dovrà pure esserci.
In realtà i deputati e i senatori, se solo non fossero dei don Abbondio, dovrebbero tutti trovare in sé la forza di comportarsi come spero si comporti Villari, mettendo la logica delle istituzioni e della indipendenza personale davanti a quella di partito. Sei stato eletto per svolgere una funzione parlamentare? Via subito al lavoro per risolvere bene i problemi all'ordine del giorno, fuggendo le polemiche faziose. E' quel che ha consigliato anche il deputato radicale, e i radicali il senso delle istituzioni ce l'hanno. Inutile lamentarsi dell'assenza di preferenze nella legge elettorale, come ha fatto spesso il Pd svalutando il Parlamento eletto come assemblea di nominati non scelti dagli elettori, se poi ci si regola come capibastone che non ammettono autonomia di negoziato, di comportamento e di opinione tra i parlamentari. Dopo un veto contro Orlando ripetuto esplicitamente per oltre quaranta volte, e mesi di stallo, è ovvio che Veltroni avrebbe dovuto cercare una soluzione realistica. Per paura delle reazioni di Di Pietro, non l'ha fatto. Per aver messo le esigenze della propaganda davanti a quelle della politica, non l'ha fatto. E ha pagato le conseguenze del suo errore. Il suo principale avversario, come dice lui di Berlusconi, quando ha subito il veto sull'avvocato Pecorella per la Corte Costituzionale, ha cambiato cavallo e ha fatto eleggere un altro giurista, che aveva il gradimento dell'opposizione. E' così difficile capire la regola del gioco?
Il Parlamento che vorrei io, e con me credo milioni di italiani, è un luogo in cui si esercita la libertà personale, insieme con la disciplina nella collocazione di opposizione o di maggioranza. Sostengo il governo ma faccio le leggi anche in rapporto trasversale con una parte dell'opposizione di centro e di centrosinistra. Viceversa, sto all'opposizione ma sono sempre in grado di sostenere le buone idee riformiste della maggioranza e dei ministri, dalla scuola all'economia alla politica estera. Un Parlamento in cui emergano personalità, si compiano gesti che scompaginano la morta gora della politica italiana, si brucino idee nella battaglia e non turiboli di incenso a chi ti ha nominato. Non mi interessa sapere se Villari sia o no un furbetto, un opportunista, un doppiogiochista che si è prestato alla manovra avversaria. Mi interessa che la elezione di un senatore della minoranza a presidente di garanzia di una commissione sia accettata, magari a denti stretti, da chi teorizza la centralità del Parlamento e l'autonomia, senza vincolo di mandato, dei loro membri. L'ipocrisia, mescolata con l'incompetenza e il dilettantismo politico, produce solo equivoci.
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