Una squadra di talenti per Barack

Stefano Cingolani

Il Financial Times la chiama “una squadra di talenti”. Ma ogni squadra ha bisogno di un capitano. Barack Obama ha scelto come consigliere economico Christina Romer, esperta fiscale di Berkeley premiata perché, assieme al marito David, ha trottato per l'intera campagna; Lawrence “Larry” Summers sarà capo del National Economic Council.

    Il Financial Times la chiama “una squadra di talenti”. Ma ogni squadra ha bisogno di un capitano. Barack Obama ha scelto come consigliere economico Christina Romer, esperta fiscale di Berkeley premiata perché, assieme al marito David, ha trottato per l'intera campagna; al Tesoro andrà Timothy Geithner, il vero artefice dei salvataggi bancari; Lawrence “Larry” Summers sarà capo del National Economic Council. In mezzo al triangolo, c'è Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, il cui mandato scade il primo gennaio 2010. Ciò vuol dire che entro l'estate prossima l'Amministrazione dovrà decidere se confermarlo o sostituirlo. E già tutti dicono che Summers scalda i motori per trasferirsi nell'austera sede della banca centrale. Vere o false che siano, le voci gettano un'ombra non soltanto sul futuro, ma sul presente. Chi è “lo zar” pronto a guidare l'economia americana fuori dalla crisi?

    Romer non ha esperienza. Geithner, anche se il Wall Street Journal trova affinità con Obama, può essere un efficace braccio operativo. La vera mente è Larry Summers. Del resto, con il genio ha una discendenza diretta. E' nipote di ben due premi Nobel per l'economia: Robert Samuelson da parte di padre, Kenneth Arrow da parte di madre. A soli 16 anni entra al Mit (Massachusetts Institute of Technology) per studiare fisica, poi si converte alle dottrine economiche, che coltiva a Harvard sotto la guida di un grande liberista come Martin Feldstein.

    A 28 anni è in cattedra, uno dei più giovani docenti nella storia di Harvard. E anche uno dei più controversi. Eclettico in teoria (“tra gli economisti di maggior talento nella sua generazione”, secondo il FT che lo ha accolto come collaboratore prestigioso), detesta il politically correct e lo sfida con il godimento intellettuale dello snob. Quando, dopo l'esperienza tra i clintoniani, torna all'università, osa attaccare Cornel West, prominente studioso e attivista afro-americano. Apriti cielo. Summers viene bollato come sionista e razzista. Poi dice che le donne hanno meno attitudine agli studi speculativi e alla matematica. Oltre che sionista e razzista, diventa antifemminista. Quando è alla Banca mondiale, come capo economista, firma un memo secondo il quale il libero scambio potrebbe peggiorare l'ambiente nei paesi in via di sviluppo. Per esempio, scaricando in Africa i rifiuti. Vista l'aspettativa media di vita, avrebbero conseguenze meno negative. Sionista, razzista, antifemminista, antiecologista e neoimperialista (senza dimenticare post reaganiano).

    Abbastanza per farsi apprezzare da Bill Clinton il quale ha sempre diffidato dei liberal. Consigliato da Bob Rubin, fa entrare Summers al Tesoro dove ricopre varie posizioni, fino alla carica di segretario nel 1999. La crisi asiatica del 1997 mette in luce la vera tempra di Larry: una solida base teorica, lontana da ogni dogmatismo, e un gusto decisionista per la prassi. “Un'azione insufficiente per contenere le forze recessive ha sempre più conseguenze negative che un'azione eccessiva”, è uno dei suoi motti che ha ripetuto a proposito della crisi attuale. In quel biennio di fuoco in cui la debolezza delle ex tigri asiatiche fa vacillare la globalizzazione, si cementa la collaborazione con Geithner, che non è un economista, ma un esperto di Asia (ha studiato cinese e giapponese e vissuto a lungo in oriente).

    La sua dottrina è una variante del vecchio motto di Vegezio si vis pacem, para bellum: “Quando si tratta di economia – dice – se vuoi pace e stabilità, è meglio che ti prepari per la guerra e l'instabilità”. Dal vertice della Fed di New York ha spinto per l'intervento diretto del governo (come in Bear Stearns o Citigroup). Tra Summers e Geithner, può restare schiacciato Bernanke. Apprezzato accademico, sperimenta in corpore vili le sue acquisizioni teoriche (inondando di liquidità il sistema). Uomo amabile che cerca il consenso, rischia di entrare in collisione più per motivi di carattere e potere personale, che non dottrinari. Se la terapia monetaria e il salvataggio cominceranno a funzionare, Helicopter Ben potrà sperare in un secondo mandato. Altrimenti diventerà il più transitorio e sfortunato dei banchieri centrali.