Chissà se morì da convertito, certo è che Antonio Gramsci visse da ateo devoto
Conosco monsignor De Magistris e penso che si possa credere alla sua versione della “conversione” di Antonio Gramsci.
don Gianni Baget Bozzo
Gramsci forse morì da convertito per amore a Gesù, certamente visse da ateo devoto. La chiesa e la sua cultura lo attraevano, riconosceva al cattolicesimo una funzione decisiva. Beato lui che non subiva sciocchi pettegolezzi.
Al direttore - Conosco monsignor De Magistris e penso che si possa credere alla sua versione della “conversione” di Antonio Gramsci. Ma c'è un fatto, in particolare, che me la rende credibile: il ruolo che in essa ebbe santa Teresa del Bambin Gesù. Questa santa era molto nota nella Chiesa negli anni Venti e Trenta: la sua autobiografia, la “Storia di un'anima”, aveva commosso i cattolici, tanto da indurre Pio XI, uomo particolarmente severo, a canonizzarla. Santa Teresa ha avuto una vocazione propria: l'intuizione (o l'illuminazione) che l'ateismo dell'800 non era tanto un peccato, quanto una cultura. Non una scelta individuale, ma un corpo collettivo. La cristianità era finita, la modernità era iniziata. San Pio X ebbe ragione a dire, come si narra, che ella era la santa dei tempi moderni, perché aveva vissuto la modernità dall'interno: come ateismo reale. Ella chiese allora al Signore di scambiare la sua morte nella fede con l'esperienza della morte propria degli atei moderni. Chiese a Gesù di scendere all'inferno al posto degli atei per amarlo dal centro dell'inferno. Lei, piccola borghese di famiglia integrista, era giunta a comprendere queste cose. Allora domandò al Signore un segno che le mostrasse il gradimento divino della sua offerta di vivere dall'interno la morte dei non credenti, per ottenere che essi ricevessero la fede nell'ultimo istante per un dono di grazia.
Un caso particolare le si presentò, come ella stessa racconta, quando giunse la condanna a morte di un anarchico italiano, Pranzini. Avviandosi alla ghigliottina, egli respinse il sacerdote che l'accompagnava, ma, all'ultimo momento, strappò il crocifisso dalle mani del prete e lo baciò con passione. Per santa Teresa questo fu il segno che la sua offerta era stata accettata dal Signore. Santa Teresa non morì la morte mistica descritta da san Giovanni della Croce, ma la morte atea. Un tema che Georges Bernanos ha descritto, da par suo, nel “Dialogo delle carmelitane”. Mi ha colpito il fatto che la “conversione” di Antonio Gramsci ricordi quella di Pranzini. Né Pranzini né Gramsci aderirono alla Chiesa cattolica, ma baciarono uno il crocifisso, l'altro il bambino Gesù. Ho letto che Gramsci aveva un'immagine di santa Teresa. E, del resto, negli anni in cui Gramsci fu attivo il caso della santa era ampiamente noto. Certamente Gramsci si interessava della Chiesa come forza spirituale, opposta ai suoi ideali ma capace di animare le persone. L'immagine di santa Teresa presente nella sua camera e l'episodio che le ho raccontato mi fanno pensare che Gramsci conoscesse la storia della santa e che il bacio a Gesù Bambino sia avvenuto in riferimento al nome carmelitano di Teresa Martin. Troppe cose tornano per non dare qualche credibilità alla dichiarazione di monsignor De Magistris. Gramsci non si convertì al cattolicesimo, ma aderì a Gesù Cristo. E forse non come fede, ma come amore. Come Pranzini. Santa Teresa aveva affrontato la morte atea anche per lui.
Gianni Baget Bozzo
[email protected]
La immaginosa e non necessariamente inverosimile storia parallea di due amori novecenteschi portati al crocifisso, fra anarchia e comunismo, patibolo e carcere, è molto bella. Non ho motivi, salva la documentazione storica assente, per non credere al sentimento della cosa espresso da Baget Bozzo. E anche la reazione dello storico comunista Giuseppe Vacca alla riproposizione della conversione di Gramsci è encomiabile per stile e sobrietà. Osservo solo qualcosa di ovvio: Gramsci forse morì da convertito per amore a Gesù, certamente visse da ateo devoto. Perfino uno storico conformista e subalterno al correttismo come Angelo D'Orsi lo ha riconosciuto senza dirlo. La chiesa e la sua cultura lo attraevano, riconosceva al cattolicesimo una funzione decisiva. Beato lui che non subiva sciocchi pettegolezzi.
Il Foglio sportivo - in corpore sano