Settori economici non in crisi

Spettacolo o sesso? Battaglia artistica a Londra sulla lapdance

Sandro Fusina

Capelli bianchi, molto arretrati sulla fronte, molto lunghi sul collo della giacca del gessato nero. Cravatta scura, stretta, lucida, allentata intorno al colletto sbottonato della camicia bianca.

    Capelli bianchi, molto arretrati sulla fronte, molto lunghi sul collo della giacca del gessato nero. Cravatta scura, stretta, lucida, allentata intorno al colletto sbottonato della camicia bianca. Lenti a goccia, appena affumicate. Braccia aperte, con i palmi in avanti, come per dire “ho le mani pulite”. Angolo destro della bocca abbassato in un mezzo sorriso, forse di presa in giro.
    Cosa sta dicendo il signore? Trascurando solo le api e i fiori e le farfalle che copulano sfacciatamente in volo, elenca tutta una serie di occasioni suscettibili di essere considerate “sessualmente stimolanti”. Nell'ordine: la discoteca in generale, una ragazzina che cammina svelta con la gonnellina svolazzante, David Beckham in mutande Calvin Klein, i Chippendales (i quali – nota del redattore – non hanno nulla a che fare con i mobili prodotti dall'omonimo ebanista del Settecento inglese, ma sono un gruppo di giovanottoni con diverse sfumature di pelle, ma tutti con la muscolatura sbalzata artisticamente che si esibiscono in giro per il mondo in cache-sex, botas vaqueras e cappello Stetson).
    A Beckham e ai Chippendales, il signore in gessato tiene in particolare, per dimostrare la sua equanimità nei confronti dei sessi, la sua apertura per i problemi delle pari opportunità. “All'ultimo spettacolo dei Chippendales ero l'unico uomo in mezzo a tremila femmine (females, nota del traduttore)”, dichiara.
    Cosa fa di mestiere? Chi è il signore in gessato? Diciamo prima dov'è. E' a Londra, davanti alla commissione per la Cultura, i media e lo sport della Camera dei Comuni. Esaminiamo prima la sua missione. Il signore in gessato, con il suo mezzo sorriso deve convincere i membri della commissione che l'eccitazione sessuale non è un fine dell'attività degli imprenditori di cui fa parte e che si onora di rappresentare. Il signore è il proprietario di un club di Soho specializzato in lap dance.

    Anche se da noi in Italia si fa volentieri confusione tra le due specializzazioni dell'arte tersicorea, filologicamente parlando la lap dance non è la pole dance, resa popolare anche nelle famiglie da una serie di film. Nella pole dance la ballerina, sempre piuttosto discinta, fa le sue evoluzioni intorno a una palo. Nella lap dance l'artista, ancora piuttosto discinta, balla a ridosso (lap è il grembo) dello spettatore compostamente seduto sulla sua poltroncina. L'etichetta del locale consente contatti fisici tra artista e fruitore, purché non siano troppo insistiti.
    L'affermazione che “la stimolazione sessuale non è nel business plan della categoria dei gestori di club di lap dance”, ha lasciato perplessi i membri della commissione parlamentare. “Su questa base avrete una quantità di clienti insoddisfatti”, ha eccepito un deputato al quale non tornavano i conti. Le stesse dichiarazioni fiscali dimostrano che il settore è piuttosto florido, anche in questi giorni di crisi.

    La sceneggiatura dell'episodio potrebbe evocare fumi di censura. Niente è più lontano dalle intenzioni della commissione. Si tratta in apparenza solo di una questione di categorie concettuali e merceologiche. Fino a ora in Gran Bretagna le esibizioni di lap dance sono classificate tra gli spettacoli, quindi la loro regolamentazione riguarda la commissione per la cultura.
    La quale commissione – in verità sull'onda di una campagna moralizzatrice – sta esaminando la possibilità di trasferire i locali del settore nella categoria dei luoghi destinati agli incontri sessuali. “Niente di più sbagliato”, sostiene il signore in gessato con gli occhiali fumé. “Non si tratta di sesso al cento per cento. Non succede mai che uno spettatore corra a casa a notificare alla moglie e ai figli in lacrime che se ne andrà per incominciare una nuova vita con un stella della danza”. E' possibile che abbia ragione. Probabilmente il rapporto si esaurisce con un modesto biglietto da dieci sterline infilato nel reggiseno o nelle mutandine dell'artista in segno di gradimento. Almeno all'interno del locale.
    Ma gli argomenti dell'associazione proprietari di locali di lap dance non riescono a convincere una parte dell'opinione pubblica che chiede che quei locali, invece che alle liberali disposizioni che regolano gli spettacoli, siano sottoposti al più rigido regime, soprattutto in materia di dislocazione urbana, dei locali destinati al commercio del sesso. In difesa della tranquillità e della rispettabilità del vicinato.