Il libro rosa dell'economista di Mitterrand e Sarkozy
Così Attali si fa alfiere del modernissimo (e terrorizzante) “poliamore”
La domanda è: perché? Perché Jacques Attali – l'economista di Francois Mitterrand, l'uomo bipartisan della “Commissione Sarkozy”, l'esperto di paesi disastrati, ricostruzioni e sviluppi – decide di scrivere un bignami sul rapporto uomo-donna?
La domanda è: perché? Perché Jacques Attali – l'economista di Francois Mitterrand, l'uomo bipartisan della “Commissione Sarkozy”, l'esperto di paesi disastrati, ricostruzioni e sviluppi – decide di scrivere un bignami sul rapporto uomo-donna (dalle origini al futuro, passando per scimmie, tribù, triangoli, chiese, case borghesi, relazioni di gruppo e ermafroditismo di ritorno e di massa)? Se poi si sfoglia il suddetto sussidiario attaliano (“Amori-storia del rapporto uomo-donna”) – visto il tono da dipartimento scuola-educazione e la chiarezza lapidaria dei capitoli: amori animali, primi amori, poliandria, poliginia, invenzione della monogamia, agonia del matrimonio – viene da chiedersi se Attali abbia sempre avuto questo animo da educatore sentimentale o se l'abbia maturato per noia durante le riunioni sulla globalizzazione sostenibile (ciò spiegherebbe la prosa da rivista da sala d'aspetto).
Una possibile risposta a tale interrogativo la fornisce un anonimo cronista inglese, testimone della fase londinese di Attali (primi anni Novanta), quando l'economista era noto oltremanica più per gli eccessi mondano-spendaccioni che per i suoi studi – aveva trasformato infatti la sede del suo ufficio sul Tamigi in una specie di lounge bar scintillante, circostanza che fa propendere per l'ipotesi: Attali ha sempre avuto un animo frivolo ma non poteva manifestarlo al pubblico delle ong (dove parlava di sviluppo sostenibile). E però il suo libro non è frivolo, bensì terrorizzante.
L'economista-sociologo scrive infatti che l'uomo – vista la sparizione della classe media, l'allungamento della vita e il venir meno della convenienza borghese all'amore monogamo – si sta muovendo verso lo scenario denominato “netloving”: nessuno si legherà più a nessuno, la fedeltà sarà derisa “come un'impostura”, tutti avranno più amori simultanei e se lo confesseranno – guai a non dirlo, pena l'etichetta di ipocriti: “Il diritto di fare ciò che si vuole sarà controbilanciato dall'obbligo di trasparenza”, scrive Attali (e fin qui passi, i traditori si sentiranno sollevati, quantomeno). I bambini, nel frattempo, saranno però allevati in una comune “di ex e ex degli ex”, etero e gay, e alla fine “saranno figli di se stessi” (e già viene un po' di magone). La riproduzione avverrà in modo autarchico, per autoclonazione di cellule (che Attali abbia letto le pubblicazioni di Umberto Veronesi?). I rapporti tra i sessi rientreranno nelle modalità “poliamore” e “polifamiglia” (che Attali abbia frequentato il convegno pannelliano che nel 2007 sancì l'avvento “dell'amor civile” polifedele?
Non si capisce, però, come Attali riesca a conciliare (nella sua testa, se non nel libro, dove non si sforza di farlo) il concetto romantico dell'uomo che cerca “l'amore nell'amore” (ricorre più volte tra le sue pagine) con l'idea che il desiderio, la sessualità e il sentimento, tra qualche decennio, saranno del tutto dissociati l'uno dall'altro: l'uomo, scrive Attali, diventerà dapprima spiccatamente bisessuale e poi, per parossismo narcisistico, si disinteresserà completamente all'altro e al sesso: tutti, infatti, a forza di dirsi tutto e amare liberamente tutti, ameranno soltanto se stessi (che Attali abbia letto Anthony Giddens sul tema “democrazia delle emozioni” e l'abbia ribaltato in senso pessimistico?). Epperò, rassicura l'economista francese, gli scienziati, forti delle nuove conoscenze sul cervello, avranno già brevettato le “tecnologie di induzione dei sentimenti. E nel lettore sorge un dubbio: a quel punto non si saranno già suicidati tutti?
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