La strage dei santissimi

Giulio Meotti

Gli ebrei della Nariman House a Mumbai sono stati torturati prima di essere uccisi. A confermarlo sono i medici che per primi hanno esaminati i corpi. “Le vittime israeliane mostrano segni di grandi torture”, ha detto un operatore sanitario. “Ho visto molti corpi nella mia vita, ma questi era davvero massacrati. Non sono più nemmeno in grado di raccontarlo”.

    Gli ebrei della Nariman House a Mumbai sono stati torturati prima di essere uccisi. A confermarlo sono i medici che per primi hanno esaminati i corpi. “Le vittime israeliane mostrano segni di grandi torture”, ha detto un operatore sanitario. “Ho visto molti corpi nella mia vita, ma questi era davvero massacrati. Non sono più nemmeno in grado di raccontarlo”. Una delle poche icone scampate alla furia dei terroristi islamici è un dipinto del leader della comunità Lubavitch, Mendel Schneerson, morto nel 1994. Miracolosamente intatto, quando tutto attorno è macchiato di sangue e orrendamente dissacrato. I volontari di Zaka, l'organizzazione israeliana di assistenza in caso di tragedie di questo genere, hanno trascorso lo Shabbat nell'edificio, al buio, senza mangiare né dormire, custodendo i corpi per impedire che vi venisse effettuata l'autopsia, come avrebbe voluto fare la polizia locale. E' stato Yehuda Meshi-Zahav in persona a guidare l'operazione. Lui è l'uomo che in questi anni di Intifada terroristica palestinese ha guidato le squadre di cercatori dei resti umani dopo ogni attentato suicida per le strade di Gerusalemme e Tel Aviv.

    Il rabbino Gavriel Holzberg e sua moglie Rivka, emissari del movimento Chabad a Mumbai, in India, uccisi assieme ad altri quattro cittadini israeliani, sono stati trucidati in momenti diversi. Rivka è stata ritrovata coperta da un tallit, lo scialle rituale religioso che suo marito le ha steso sul corpo prima di essere falciato a sua volta, come a voler proteggere il corpo deturpato dai terroristi. Secondo i medici, Rivka è stata ammazzata all'inizio dell'assedio. Il rabbino invece è stato trovato in uno dei piani superiori dell'edificio, assieme ad altre due vittime, anche loro religiosi, Leib Teitelbaum e Bentzion Chroman. Gavriel aveva con sé un libro della Torah ancora aperto. Mentre Chroman, che si trovava a Mumbai per fare da consigliere sul cibo kosher, è stato ritrovato accasciato sopra il suo inseparabile Talmud. Holtzberg sarebbe stato ucciso poco prima della liberazione della struttura da parte dei commando indiani.

    Il piccolo Moshe, figlio del rav e della rabbanit, è stato miracolosamente e coraggiosamente salvato dalla sua babysitter, Sandra Samuel, e ha compiuto due anni il giorno dopo la strage. Ieri c'era anche lui alla sinagoga Knesset Eliyahu di Mumbai per la liturgia in memoria dei genitori. “Ima, Ima!”, ha gridato il bambino. Mamma, mamma! Ha parlato anche il padre di Rivka, il rabbino israeliano Shmuel Rosenberg. “Chabad House, a rischio crollo, sarà ricostruita. La casa che hanno costruito a Mumbai, vivrà con loro. Erano il padre e la madre della comunità ebraica di Mumbai”. “Non posso pensare a persone che siano migliori messaggere di Dio”, ha raccontato Jennifer Gammel, amica del rabbino e proveniente dalla Gran Bretagna. “Erano la bontà fatta persona, tutte le sere servivano la cena a chi la voleva. Nessuno si sentiva straniero in questa casa”.

    I funerali delle vittime si terranno oggi in Israele fra Gerusalemme e Kfar Chabad, la città fondata dagli eredi di Schneerson. Fra le bare delle vittime soltanto una non sarà avvolta dalla bandiera blu e bianca d'Israele. E' quella del rabbino Leibish Teitelbaum, faceva parte della comunità Satmar che si oppone al sionismo e non riconosce lo stato d'Israele. Una richiesta che accresce, anziché diminuire, il valore simbolico di questa strage religiosa. Teitelbaum era un haredim, un “timorato”, e viveva a Mea Shearim, il quartiere di Gerusalemme epicentro del rifiuto dello stato d'Israele da parte di alcune comunità ortodosse identificate dalle tipiche palandrane nere indossate sia d'estate sia d'inverno e dai cappelli di pelliccia a falda larga.
    Come ci dice il rabbino israeliano Stewart Weiss, fra i massimi esponenti dell'ebraismo ortodosso in Israele, un figlio militare ucciso nei Territori palestinesi, “moltissimi haredim sono persone pie e bellissime, in cerca di Dio a loro modo. Molti sono profondamente spirituali e compiono gesti di altruismo verso i poveri e i disabili. Nessuno entra con rabbia nei loro quartieri”.

    Holtzberg invece era un emissario, uno “sluchim”, del movimento Lubavitcher, che prende il nome dalla “città dell'amore” bielorussa che divenne il centro del gruppo alla fine del XVIII secolo. Oggi i Lubavitcher gestiscono centri religiosi in 42 nazioni, da Roma a Singapore, da Tunisi alla Tasmania. Questo movimento hassidico, mistico ma non ascetico, è anche noto con il nome di Chabad, deriva dalle tre parole della Cabala “chochmah, binah e daat”, tradotte con i significati di sapienza, intelligenza e conoscenza. I Lubavitcher hanno conosciuto le più spaventose persecuzioni durante il secolo passato. E non parliamo soltanto dell'Olocausto. Oggi nei territori di quella che era l'Unione sovietica la presenza Lubavitcher è così forte che il termine Chabad sta diventando sinonimo di ebraismo. Durante la tirannia stalinista e la persecuzione degli ebrei in Russia anche dopo la morte di Stalin, i Lubavitcher furono quelli che più si adoperarono, eroicamente e subendo gravi persecuzioni, per la sopravvivenza dell'ebraismo, costruendo yeshiva, sinagoghe clandestine, bagni rituali sotterranei e organizzando l'emigrazione e la fuga di molti ebrei.

    Il centro sociale e la sinagoga di rav Holtzberg divenne un punto di riferimento per gli ebrei indiani, i turisti ebrei in visita, gli uomini d'affari e gli ebrei iracheni che lì vivono. Così come nel nord di Israele i genitori di Gavriel sono responsabili di un orfanotrofio per seimila bambini. I terroristi erano preparati a compiere una strage, forse avevano perfino realizzato una perlustrazione interna del centro. L'edificio della Nariman House, adibito a centro Chabad dalla giovane coppia arrivata da New York, dovrà essere demolito poiché la struttura è pericolante e l'interno è distrutto. Le immagini diffuse dai media israeliani mostrano stanze imbrattate di sangue.

    Il capo dei Chabad di Roma, Itzhak Hazan, parla di “mesirut nefesh”, in ebraico autosacrificio, per la famiglia Holtzberg trucidata nel centro ebraico di Mumbai. “Un ebreo ucciso in quanto ebreo è morto santificando il nome di Dio, si dice kiddush Hashem”, ci spiega rav Hazan. “E' il massimo livello di santità ebraica, sono uomini e donne santissime come quelli assassinati nella Shoah. Per questo stiamo organizzando in tutto il mondo veglie e giornate di ricordo per gli Holtzberg”. Hazan riflette sul sacrificio di un giovane rabbino americano che abbandona tutti i comfort della vita occidentale per andare a vivere in India. “E' la grande idea del nostro leader, rav Schnersoon. Ci disse di essere presenti ovunque ci fosse un ebreo. Non siamo missionari, siamo servitori in tutto il mondo, dalla Cina alla Siberia. Nel Genesi c'è scritto, Dio benedice Giacobbe e gli dice di spargersi in tutto il mondo. Io ho lasciato New York trentadue anni fa per venire qui a Roma. Dobbiamo sacrificare la nostra vita per il prossimo. Così ha fatto Gavriel Holtzberg”.

    Nel quartiere della Eastern Parkway a New York, dove si trova il centro mondiale dei Lubavitch, il rabbino Holtzberg viene ricordato come un “modesto e semplice servitore”. I membri della sua comunità dicono che non sarebbero sorpresi se si scoprisse che alcuni dei terroristi avevano trascorso un venerdì sera nel centro degli Holtzberg. “La loro casa era aperta a tutti, ebrei e non”. E si scopre soltanto ora che il centro era stato spesso minacciato dai fanatici musulmani. Eppure gli Holtzberg non si nascondevano. “L'edificio è stato colpito perché aveva una stella di David”, dice il volontario Zev Yaroslavsky. “Mia sorella accettò la missione con coraggio”, spiega il fratello di Rivka. “Non aveva paura”.

    Gavriel e Rivka avevano lasciato Brooklyn per Mumbai. Avevano perso il loro primo figlio a causa di una rara malattia genetica. Il secondogenito, affetto dallo stesso morbo, è attualmente ricoverato in un ospedale israeliano, mentre il terzo, il piccolo Moshe che proprio ieri ha compiuto due anni, è stato salvato per miracolo prima che i terroristi iniziassero la mattanza. Ironia della sorte, l'ultima delle vittime ebraiche identificate è Norma Rabinovich, cittadina messicana che proprio oggi avrebbe fatto aliyah in Israele per raggiungere il figlio Manuel. Ci andrà in una bara.

    Entrambi nati in Israele, gli Holtzberg erano persone “che aiutavano sempre”. Riuscivano a servire fino a settanta pasti di shabbath. La moglie di Holtzberg teneva anche alcuni corsi d'istruzione per le donne. “Non aveva paura del terrorismo, ma di non poter aiutare come voleva”, dice il rabbino Berel Wolvosky. “Un vero Mensch”, una persona d'onore, lo definisce un altro amico, Moshe Koltarsky. A chi gli chiedeva di sé, Holtzberg rispondeva: “Siamo entrati nell'esercito del rabbino”. “Gabi e Rivky hanno lasciato il comfort occidentale per diffondere l'orgoglio ebraico in ogni angolo del mondo”, commenta rav Koltarsky. “Il loro amore altruistico vivrà nelle persone che hanno conosciuto”. Gavriel era uno studente eletto. In un video si vede il rabbino e fondatore, Mendel Schneerson, che gli dona un dollaro dopo averlo istruito in un passo delle scritture. “Devi darlo in tzedakah (carità, ndr)”, aggiungeva Schneerson. Holtzberg aveva anche preso parte ai celebri “farbrengen”, le celebrazioni durante le quali si guidano i fedeli con lunghissimi discorsi e melodie che possono durare anche una notte intera.

    Il rebbe Schneerson era in grado di parlare per sei ore di fila e poiché dal tramonto del venerdì a quello del sabato ai Lubavitcher non è consentito scrivere né usare registratori, un gruppo di pii studiosi doveva ricordare ogni parola: in modo da poter poi trascrivere i testi e diffonderli. Gavriel era stato educato all'idea secondo cui “ogni individuo è veicolo per l'osservanza dei precetti” e può diventare uno tzaddiq, un giusto. Ora un corso di conoscenza dell'ebraismo è stato inaugurato in memoria di questa coppia martirizzata lontano da casa. Un'altra coppia di emissari, che fa capo a Dov Goldberg, si è già trasferita a Mumbai per continuare il lavoro. Il professor Yossi Katz, geografo alla Bar Ilan University in Israele, è stato uno degli ultimi a vedere Gavriel Holtzberg. “Quando ho sentito che c'era stato un assalto alla Nariman House, ho subito capito che Gabi e Rivki erano morti. Avrebbero combattuto tutti coloro che avessero cercato di distruggere ciò che avevano costruito”. Ieri anche a Los Angeles c'è stata una commemorazione. Il rabbino Shlomo Cunin si è rivolto ai terroristi. “Noi del popolo ebraico, che crediamo nella luce, non ci fermeremo”. La conferma è in una frase del rabbino Schneerson: “Il nostro è un unico mondo, migliorarlo in parte significa migliorarlo nel suo complesso”. Le fotografie ci mostrano sempre un Gavriel Holtzberg sorridente. Forse perché la sua prima regola era “obbedire a Dio con gioia”. (nella foto: Il capo di Zaka, Yehuda Meshi-Zahav, parte da Israele verso Mumbai per occuparsi delle vittime)

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.