Un Masaniello s'impicca e forse sappiamo perché
S'è impiccato l'assessore. Una persona amata, che viveva a Pianura, un Masaniello cattolico e di sinistra che si era battuto contro la riapertura della discarica.
S'è impiccato l'assessore. Una persona amata, che viveva a Pianura, un Masaniello cattolico e di sinistra che si era battuto contro la riapertura della discarica. E' salito su uno sgabello, gli ha dato un calcio, è rimasto appeso e morto a pochi passi da casa sua, dove vivono la moglie, due figli adolescenti, una caterva di parenti. Il suo sindaco, Rosetta Russo Jervolino, piange l'assessore napoletano abbandonato alle dimissioni poco più di un mese fa. La procura prende le distanze da un provvedimento del Gip che lo aveva burocraticamente e legalisticamente vessato, dagli arresti domiciliari al divieto di risiedere in casa propria più di tre volte la settimana. Masaniello democristiano, modernizzato dalle circostanze e dalla militanza nel partito democratico, Giorgio Nugnes aveva favorito i moti di strada contro la discarica nel comunello in cui abitava. Lo avevano intercettato al telefono mentre stabiliva la logistica della piazza contro le forze dell'ordine in combutta con un altro pianurese di Alleanza nazionale, suo amico d'infanzia. Una storia di marginalità popolare, localistica, etnica e politica di fronte alla irrevocabile necessità, crudele ma giusta, di risolvere il problema dei rifiuti nel napoletano. Nugnes era convinto, da politico, che i movimenti di protesta dovessero mantenere un raccordo con i partiti. Non è quello il mestiere dei partiti, anche? Non devono fare da sponda, organizzare il dissenso e il consenso per arginare la crisi delle istituzioni?
Si è impiccato un politico di medio livello in una città tragica. Se ne è andato perché a Palazzo San Giacomo, il castello incantato dei suoi sogni di amministratore locale e domani la base per la conquista di un seggio parlamentare, chissà, ormai si sentiva un estraneo. Se ne è andato mettendosi una corda al collo per le ragioni misteriose e inattingibili che stanno dietro a ogni suicidio. Ma la sciatteria della giustizia e la fragilità della politica, specie ai livelli duri dell'amministrazione e dei movimenti di base, forse qualcosa c'entra. C'entra l'insolenza piccolo borghese con cui i media trattano i poteri italiani, a partire dalla crisi della prima Repubblica. C'entra lo smarrimento che può ottenebrare l'anima di un poverocristo che si barcamena nelle bassezze infernali della società disintegrata del sud, e si vede smottare il terreno sotto i piedi, escluso da casa sua, giudicato prima del processo, istituzionalmente scaricato da una politica che si è venduta l'onore al primo distretto giudiziario che passa per strada in nome del controllo, così si dice, di legalità.
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