Così Murdoch si è lasciato sedurre dal circolo liberal della moglie Wendy

Christian Rocca

New York. Rupert Murdoch sta diventando di sinistra per amore della bella e giovane moglie Wendy, si legge in una nuova e controversa biografia sul magnate australiano dei media scritta dal giornalista liberal di Vanity Fair, Michael Wolff.

    New York. Rupert Murdoch sta diventando di sinistra per amore della bella e giovane moglie Wendy, si legge in una nuova e controversa biografia sul magnate australiano dei media scritta dal giornalista liberal di Vanity Fair, Michael Wolff. “The man who owns the media” è uscito ieri mattina nelle librerie americane, ma fin da quando, un paio di mesi fa, sono state pubblicate le anticipazioni ha fatto parlare di sé per parecchie cose. Intanto, con una mossa che aveva stupito il suo circolo, Murdoch ha aperto il suo “mondo segreto” al giornalista di Vanity Fair, concedendogli 50 ore di intervista e piena collaborazione di familiari e dipendenti. Ma, dopo aver letto le bozze, il gran capo di News corp. ha tentato in tutti i modi di rettificare le cose dette, provando anche a intervenire sulla casa editrice Random House. Non c'è riuscito.
    La notizia è che Murdoch dice di essere spesso imbarazzato dalla sua Fox News e, in particolare, dalla principale star del network conservatore, Bill O'Reilly. “Lo disprezza assolutamente”, scrive Wolff. Le parole e i giudizi di Murdoch, anche sui suoi dirigenti, hanno provocato sconquassi nella holding del gruppo e, per altri aspetti, aperto pubblicamente la partita dell'eredità del settantasettenne magnate, contesa fra i tre figli di primo letto e i due bambini avuti dalla cinese Wendy Deng. Il Wall Street Journal, prima di essere acquistato da Murdoch, aveva descritto la giovane dirigente della Star tv murdocchiana come una ragazza cinese intelligente e brillante, fredda e calcolatrice, capace di usare il sesso e varie abilità manipolatrici per sfruttare le migliori opportunità della vita. In realtà, spiega Wolff, Rupert e Wendy sono molto simili, parlano sempre di affari. Wendy, secondo Wolff, ha trasformato Murdoch “per tutte le ovvie, noiose e stereotipate ragioni, ma non è diversa da Rupert”.

    La biografia ha provocato problemi anche agli avversari di Murdoch, come dimostra la stroncatoria recensione di martedì sul New York Times. Anche se l'articolo non ne fa cenno, Wolff racconta che Murdoch ha provato seriamente a strappare il Times al suo proprietario (giudicato “estremamente incapace”), prima di concentrarsi sul Wall Street Journal.
    Wolff è rispettoso, smonta l'idea che Murdoch sia la più grande minaccia mondiale al giornalismo di qualità, anzi lo descrive come l'ultimo imprenditore davvero innamorato dei giornali cartacei. Sostiene, inoltre, che Murdoch non sia un ideologo di destra, come dimostrano il sostegno a Blair in Gran Bretagna e il finanziamento a Hillary Clinton, ma lo descrive come un imprenditore cinico che ha costruito il suo impero e la sua fama di squalo grazie al fatto che non gli interessa piacere al prossimo, una caratteristica non comune tra i suoi pari.
    La moglie trentanovenne però in qualche modo ha cambiato la natura di suo marito, certamente lo ha ringiovanito. Wolff scrive che lo squalo è stato sedotto dal circolo sociale liberal che gira intorno alla moglie e alla figlia Elisabeth, entrambe sostenitrici di Barack Obama. Murdoch ora frequenta i salotti di Davos e Cannes, partecipa agli opening nelle gallerie d'arte contemporanea di Manhattan. Insomma, l'antico e impresentabile outsider di destra, arrabbiato e anti elitario, si è trasformato in un membro dei salotti chic, in una specie di “limousine liberal”.
    Il tentativo di scalata al Times e il successivo acquisto del Wall Street Journal, secondo Wolff, sono da leggere in questa prospettiva: Murdoch non vuole più farsi definire dal conservatorismo spinto della Fox News e dal giornalismo popolare dei vari tabloid che possiede. Acquistare il Wall Street Journal, scrive Wolff, è stato in non piccola parte un modo di sbarazzarsi dell'illiberale, bellicosa, volgare e rumorosa etichetta di proprietario della Fox per indossare quella del più illuminato e intellettuale editore di un grande giornale di qualità.