La nuova incarnazione del Cav. /1
E' come una statua nell'ultimo tratto della via trionfale, ma sotto sotto forse c'entra pure l'Abruzzo
Se Berlusconi fa il duro dentro e fuori la sua maggioranza è perché si sta marmorizzando. Nel senso che assomiglia sempre più a una statua di marmo, al busto che si riserva ai veri o presunti padri della patria alloggiati nella galleria della Repubblica. Il processo è a un tempo fisico e politico e ha a che vedere con l'autopercezione. E' noto che al Cav. non fa difetto l'autostima, ma il punto è un altro.
Se Berlusconi fa il duro dentro e fuori la sua maggioranza è perché si sta marmorizzando. Nel senso che assomiglia sempre più a una statua di marmo, al busto che si riserva ai veri o presunti padri della patria alloggiati nella galleria della Repubblica. Il processo è a un tempo fisico e politico e ha a che vedere con l'autopercezione. E' noto che al Cav. non fa difetto l'autostima, ma il punto è un altro. Questa sua fredda insofferenza per le critiche che gli vengono rivolte, questo suo malsopportare lo sberleffo satirico o la dismisura degli aggettivi polemici – per esempio caudillo, peronista, fascistoide, videocrate, brutalizzatore della Costituzione – si combinano in modo singolare con la sua definitiva affermazione personale e storica. Berlusconi è già parte consistente del patrimonio nazionale, lo riconosceranno anche i forsennati. Semmai un suo limite è che fatica a tenere distinti il prestigio della sua funzione pubblica e l'enormità del suo ego privato e imprenditoriale. Oggi il Cav. non ha certo perduto la sintonia naturale con i propri elettori. Au contraire. Ma forse è proprio questo rapporto al limite dell'ordinario, quasi prelogico, che dopo tante contrarietà lo sospinge a percorrere l'ultimo tratto della via trionfale come il simulacro di se stesso. Perché un uomo che si marmorizza tende pure a monumentalizzarsi. Da qui le difficoltà che Berlusconi incontra nel gioco della mediazione di squadra con la sua capricciosa maggioranza e nel dialogo minimo con l'opposizione o con il Quirinale. Una cosa simile, se pure in altro contesto, accadde a Mussolini dopo la restaurazione dell'Impero, nel 1936. Allora – come ricorda Emilio Gentile – il capo del Fascismo divenne un uomo di pietra lavica: incandescente nel contatto immediato e impersonale con le folle; statuario, pensoso e distante nei confronti degli individui che lo attorniavano. Pronto per essere scolpito su un bassorilievo o inciso sul frontespizio di un libro ben rilegato; e già inadatto alla palude del giorno per giorno. Ma il Cav. non è Mussolini, la sua sostanza è più cangiante e spettacolosa. Oltretutto c'è in lui quel sovrappiù d'ironia grazie al quale, tra poche ore, potrebbe dirci che ha soltanto recitato la parte per vincere meglio in Abruzzo e ridere un poco di noi.
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