Oggi Monsignor Rino Fisichella presenta il testo
Ecco il nuovo manifesto bioetico
Sembra quasi voluta, anche se magari si tratta soltanto di una coincidenza, la decisione di promulgare in strettissima contiguità temporale con la celebrazione (condita di polemiche) dei sessant'anni della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo la nuova “Istruzione su alcune questioni di bioetica” della Congregazione per la dottrina della fede, presieduta dal cardinale Levada.
Sembra quasi voluta, anche se magari si tratta soltanto di una coincidenza, la decisione di promulgare in strettissima contiguità temporale con la celebrazione (condita di polemiche) dei sessant'anni della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo la nuova “Istruzione su alcune questioni di bioetica” della Congregazione per la dottrina della fede, presieduta dal cardinale Levada. Certo è che fin dal titolo, “Dignitas personae”, il documento che sarà presentato domattina alla Sala stampa vaticana dichiara la propria finalità, in tempi nei quali la parola “dignità” è talmente abusata e contraffatta che può chiamarsi “Dignitas” anche la società di servizi eutanasici a pagamento attiva in Svizzera. Tempi, anche, che hanno visto l'invenzione del “diritto” al figlio da realizzare con l'aiuto della tecnica medica, costi quel che costi.
E' proprio sul fronte della sperimentazione biomedica estrema, della procreazione tecnicizzata, della manipolazione in vista di un “miglioramento” della specie, che si spalanca oggi, con ogni evidenza, uno dei varchi più pericolosi alla violazione dell'umano e dell'umanità: questa, in sostanza, la ragione della messa a punto di una materia già trattata, più di vent'anni fa, dall'Istruzione “Donum Vitae” del 22 febbraio 1987, quando prefetto della Congregazione per la dottrina della fede era il futuro Benedetto XVI. Alla nuova Istruzione è ora affidato il pronunciamento sui problemi morali legati a tecnologie biomediche in rapido e spesso caotico sviluppo. Sembrano passati secoli dalla fine degli anni Ottanta. Allora, per esempio, non era nemmeno immaginabile la ricerca sulla clonazione terapeutica (produzione e uso di embrioni umani come fonte di staminali), così come era impensabile l'ipotesi di lavorare alla creazione di embrioni ibridi uomo-animale, ora autorizzata in Gran Bretagna. Oltre ad affrontare questi temi, il documento della Congregazione per la dottrina della fede farà anche il punto sugli esiti e i perfezionamenti delle pratiche che agiscono sulle modalità della procreazione umana. La fecondazione in vitro, la diagnosi preimpianto sull'embrione e il suo uso eugenetico, il destino degli embrioni congelati e sovrannumerari, il congelamento degli ovociti, la manipolazione del patrimonio genetico umano attraverso la cosiddetta “terapia genica”. E' ribadito il rifiuto di ogni tecnica di fecondazione artificiale, che disloca il concepimento fuori dal corpo materno, che gli nega la qualità di “frutto dell'atto coniugale specifico dell'amore tra gli sposi”, come scriveva già la “Donum vitae”, e che attribuisce al medico un potere dominante e indebito nel meccanismo generativo.
Al centro della riflessione e delle valutazioni del documento, come di quello che l'aveva preceduto, c'è l'idea del “bene integrale” dell'essere umano, della sua vita e della sua dignità, al servizio dei quali devono agire la medicina e la scienza in generale. Non è nuovo l'allarme della chiesa sull'autoreferenzialità di certi percorsi della ricerca. Questo atteggiamento antiumano – se non nelle intenzioni certamente nelle conseguenze – va combattuto attribuendo la dignità di persona a ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale, difendendo l'essenza di quella dignità dall'invadenza fuori controllo delle sperimentazioni, ricordando il senso della generazione umana, valorizzando il matrimonio, riconoscendo l'uguale dignità spettante a ogni essere umano a prescindere dal suo stadio di sviluppo e dalle sue condizioni di salute, di malattia, di disabilità, negando la liceità dell'uso di esseri umani allo stato embrionale come materiale di laboratorio, anche in vista di un “bene” futuro (perché nessun bene può esserci nell'uso di un essere umano come strumento).
Si tratta di temi già affrontati in ordine sparso in encicliche e pronunciamenti del magistero della chiesa. Riunirli oggi in un'unica Istruzione, secondo gli osservatori vaticani più autorevoli, ha il senso di un serrare i ranghi, per meglio contrastare le sirene della legge del desiderio.
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