C'è un ministro, qualcosa si può fare
Qualcosa dunque si può fare contro l'imbarbarimento manipolatorio e il disprezzo della vita umana. La mobilitazione dell'opinione serve.
Qualcosa dunque si può fare contro l'imbarbarimento manipolatorio e il disprezzo della vita umana. La mobilitazione dell'opinione serve. Non è detto che si debba inseguire la cultura mortifera delle norme eutanasiche dette “testamento biologico”. Un ministro coraggioso lo si è finalmente trovato. Avevamo avvertito che la vita umana, in entrata e in uscita, è sottoposta a tensioni manipolatorie fortissime. Ci risiamo infatti, a un anno dalla proposta di moratoria per l'aborto. E' in atto da ieri il tentativo di linciaggio del ministro Maurizio Sacconi, un politico responsabile ed esperto, di cultura socialista e radici laiche, che ha avuto il coraggio di stabilire con un atto esecutivo che in nessuna struttura ospedaliera italiana, pubblica o privata, è autorizzata la eliminazione per fame e sete di persone in stato vegetativo persistente, e questo tanto in nome di orientamenti del Comitato nazionale di bioetica quanto, e ancora di più, in ragione della Convenzione internazionale in difesa dei disabili. Il potere esecutivo deve tutelare la vita minacciata e dichiarare illegale ogni pratica eutanasica. Non basta la sentenza ad personam di una Corte civile d'appello per togliere la vita a un disabile. Hanno il coraggio di dichiarare crudele questo atto di governo emanato in nome della legge e della pietà pubblica gli stessi che applaudono all'introduzione in Italia della pillola Ru486 per l'aborto domestico.
La pillola Ru486 è, quella sì, veramente un abominio. E le conseguenze della sua introduzione anche in Italia saranno abominevoli. Non si trovano altre parole, ed è ragione di soddisfazione civile che la mobilitazione della Regione Lombardia e di altri operatori interni al processo abbia intanto rinviato la dichiarazione di resa che sembrava l'unica strada percorribile per il governo Berlusconi. Sapete bene di che si tratta. Emile-Etienne Beaulieu, un elegante medico e ricercatore francese che ha anche promesso alle donne di commercializzare un mirabile ormone della giovinezza, quasi trent'anni fa ha messo a punto una pillola di mifepristone (tecnicamente uno steroide sintetico). Questo ormone agisce come un veleno, uccide il nucleo di bambino concepito nel seno di una donna e poi, con l'aiuto di prostaglandine, ne provoca l'espulsione emorragica. La pillola Ru486 è un metodo abortivo doloroso, contrario alla legge 194/1978 che prescrive la possibilità di abortire solo in strutture sanitarie pubbliche, e ha un impatto culturale e simbolico, psichico e fisico, devastante. E' lo strumento che assolve ulteriormente il maschio da ogni imbarazzante coinvolgimento, deresponsabilizza il sistema medico e svuota di senso il filtro sociale che la legge prescrive prima della decisione abortiva (per scongiurarla), e riduce di nuovo la donna ad espellere il frutto del concepimento tra le pareti domestiche, in solitudine, in una sostanziale clandestinità. Il fatto che faccia risparmiare soldi allo stato e arricchisca chi la produce e la commercializza sarebbe una buona notizia, se non fosse contraddetto dalla funesta serie di cattive notizie che quella pillola porta con sé.
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