Vespa, Letta, siffredi, Pannella, Marini, Buontempo

SDM celebra l'abruzzesitudine: “Belli non siamo, semmai tipi”

Stefano Di Michele

E' tutta colpa di Berlusconi, si capisce. A chi poteva venire in mente di raccontare d'aver scelto un candidato (nello specifico vincente) “perché è bello”? Cosa crede, il premier, che in Abruzzo abbiamo il muretto di Alassio?

    E' tutta colpa di Berlusconi, si capisce. A chi poteva venire in mente di raccontare d'aver scelto un candidato (nello specifico vincente) “perché è bello”? Cosa crede, il premier, che in Abruzzo abbiamo il muretto di Alassio? Salsomaggiore Terme, con annessa miss mia cara miss? Le gondole e la luna veneziana? In Abruzzo non ci sono belli, casomai tipi – ecco. Di belli, davvero belli, l'intero Novecento regionale ne ha prodotti due: Gianni Letta e Rocco Tano in arte Siffredi – uno “dono di Dio all'Italia”, l'altro più probabilmente dono del diavoletto tentatore alla cinematografia, ma pur in ambiti distinti e separati hanno entrambi onorato ruolo e funzione, tanto innalzando da un lato il dibattito istituzionale, tanto elevando dall'altro quello di una possibile noia serale. Ma per il resto, gente che si pensava votata alla pastorizia piuttosto che all'estetica – pure la tiritera dannunziana sui pastori che a settembre vanno, per stazzi e verso il mare, e nessuno a scuola l'ha scampata, e il Vate a dolersi, “ah perché non son io cò miei pastori?”, e tutti a dirsi: e perché non ci vai? – alla sostanza piuttosto che all'apparenza. Il tipo marsicano, s'intende (oltre i due modelli inarrivabili), è tipo che piace, di solida struttura: uomo che macina tosti confetti con denti forti, mica fragili praline da madamine torinesi. Di sicuro il presente parapiglia politico-giudiziario ha spinto il Cavaliere allo svenevole azzardo. In Abruzzo – tanto di Marsica, quanto di costa – smancerie non ne facciamo, essendo la vanga che possiede l'ala d'oro, mica il visagista, assistiti dalla pratica convinzione che chi ha letame non tiene fame.
    E dunque, chiaro che allo stato attuale pure D'Annunzio faticherebbe a trovare i suoi pastori, che nel frattempo son diventati tutti macedoni o di quelle parti, persino alle fonti alpestri dal sapor d'acqua natia, dove ci si contendeva il beveraggio col bestiame, però, ecco: il bello non è proprio l'aggettivo più adatto a un abruzzese. Tipi, siamo. C'è che, come al solito, Berlusconi c'ha preso, e anche il medio abruzzese patisce ora il riporto e in qualche luogo sarà spuntato pure un centro fitness. Seppure, come illusione, siamo ancora gente da Marco Pannella (bel tipo, ma soprattutto tipo) a Remo Gaspari (gran tipo), da Teodoro Buontempo detto er Pecora (tipo cameratescamente indimenticabile) da Franco Marini detto l'Orso Marsicano (che devotamente conserva un gigantesco scudocrociato tutto fatto con i confetti degli amici della Cisl di Sulmona, perché come abruzzesi non siamo mica tanto soggetti da arte minimalista), da Ivan Graziani (straordinario tipo poetico genere Agnese dolce Agnese, ma bello non glielo potevi dire) a Bruno Vespa (che a volte ha vere transumanze di bellezze in trasmissione, magari rimembranze dannunziane, ma più che altro è un tipo librariamente prolifico).
    Ma resta che il bello (ciò che Berlusconi intende per bello) assedia oggi il ruspante, e Tiziano Ferro l'epica di 'Nduccio, e persino il saggio Eco di San Gabriele – dove folle di emigranti abruzzesi consegnano alla pubblicazione foto di nipotini dall'Australia o dal Canada, e dove ogni bimbo tra Fontamara e Ortana Mare ha trovato benedicente ospitalità – chiede di lasciare un'e-mail per essere avvisati di ogni novità sul sito. Il governatore Chiodi è bello nel genere, diciamo, montatura leggera e capigliatura che ce n'è d'avanzo, deve aver considerato il premier – pare quasi, e qui la scuola apicelliana ha lasciato il segno, l'eletto “bello della contentezza” (tipico canto abruzzese). I democristiani alla bellezza non tenevano, i comunisti avevano la passione del cafone, e il pur fervido sito “abruzzoliberale.it” non si espone. Quelli del centrosinistra, poi, belli non si sono detti, e furbi non si sono dimostrati. Così, i confetti li ha presi tutti il Cavaliere – che ha la dentatura notoriamente forte.