La cognizione del dolore

Annalena Benini

La cognizione del dolore è un altro mondo, se si è femmine. Quel che si sente partorendo nessun uomo (nessun medico) potrà mai sentirlo, quel che si sente abortendo nemmeno.

    La cognizione del dolore è un altro mondo, se si è femmine. Quel che si sente partorendo nessun uomo (nessun medico) potrà mai sentirlo, quel che si sente abortendo nemmeno. Ora, con questa pasticca, non si può nemmeno raccontare, bisogna dire che è molto meglio. Ingoia, vai a casa e taci, molto sangue è normale, molti crampi è normale, molte lacrime lo sapevi. Qualcuna poi si dovrà operare lo stesso, ma a qualcuna andrà bene e la consiglierà alle altre: solo che non si può assolutamente prevedere cosa succederà, quanto male farà, quanto durerà l'aborto, ogni corpo reagirà diversamente. Tanto una donna può sopportare qualunque cosa, da sempre: ferri da calza, botte, adesso, e per scelta, anche un veleno in pillola, che aumenta il dolore per assoluta ammissione di tutti quelli che la considerano un grande passo avanti nella libertà di scelta. Scelgo di abortire con dolore, da sola, scelgo di starmene nascosta in qualche angolo, se non mi vedono è come se non fosse successo, il male dentro è soltanto mio e sono una donna, lo so fare. “Ho vent'anni e mi sono accorta di essere incinta alla fine di febbraio. Due test, positivi. Ho telefonato, mi hanno dato le due alternative: procedura chirurgica con anestesia locale o pillola abortiva a casa propria. Ho scelto la pillola semplicemente perché potevo starmene a casa e perché non mi avrebbero infilato niente nell'utero. Ho firmato, mi hanno dato tutte le informazioni e le istruzioni, anche qualche crackers e un po' d'acqua, poi è arrivato il medico e mi ha dato la prima pillola. Tutto ok, nessun effetto, dopo ho anche lavorato. Dopo ventiquattr'ore ho fatto il resto, a casa. Ero preparata. Dopo mezz'ora mi sono sentita malissimo. Provavo a stare seduta sul water ma non ce la facevo, mi sentivo molle, colpi alla pancia, alla schiena, sangue, ho vomitato, non capivo più nulla. Ho telefonato a mia madre e le ho detto di correre qui, avevo bisogno di lei. E' stato il dolore più grande che io abbia mai sentito in tutta la vita. All'inizio ho pensato di aver sbagliato qualcosa. Mia madre mi ha trovato sul pavimento del bagno mezza morta. Non so, credo che sia stato come quando si partorisce. Dopo qualche ora il dolore è diminuito, mia madre mi ha aiutato a cambiarmi vestiti e ad arrivare al letto, avevo ancora i crampi ma meno forti. Poi ho sanguinato per tre settimane. Il mio consiglio: non fatelo da sole. Io ora però so che se dovessi restare di nuovo incinta accidentalmente non affronterei un altro aborto: il dolore fisico è stato insopportabile, ma non è solo quello. Prendete tempo, pensateci bene”. Sono le ragazze dell'early abortion, che arrivano convinte, sentono la parola pillola e pensano che sia meglio: quella anticoncezionale non fa sentire male, quella del giorno dopo nemmeno, quasi, e le mestruazioni ce le hanno tutte, sanno cosa succede. Ecco, pensano che sia qualcosa che già conoscono. Alcune scrivono disperate: ne ho presa una, ho cambiato idea, non voglio più abortire, che faccio. Altre hanno diciannove anni e scrivono cose da vecchie sagge, tanto grande è il dolore che è passato dentro quei corpi: non sono più giovani. “State attente, non è un modo facile di abortire, non è meno doloroso, e soprattutto non hai modo di sapere come il tuo corpo reagirà. Non avevo idea di quel che avrei patito. Può succedere qualcosa che non scorderai per il resto della tua vita, come a me… sarò ancora in grado di avere figli dopo tutto quello che è successo? Ho avuto un'orrenda infezione, la febbre alta, sono dovuta stare una settimana in ospedale con antibiotici pesanti, e se non c'era mia madre che è scappata dal lavoro per portarmi al pronto soccorso, davvero non so. Però la maggioranza delle donne non ha problemi e forse è una buona scelta, non lo so”. La maggioranza delle donne non ha problemi oppure non racconta il male: aspetta che passi, prima o poi deve passare. E' la condanna al dolore, suprema specialità femminile.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.