La nuova incarnazione del Cav. /6

Non scherziamo, il Cav. si è rotto di questa giustizia e la sua lotta contro tutti è cosa buona e giusta

Francesco Forte

Berlusconi si è giustamente stancato degli ammiccamenti gattopardeschi e vuole affrontare la questione della giustizia in Italia mediante una riforma della Costituzione, in quanto il sistema che essa ha immaginato è sbagliato strutturalmente e sta andando verso il fallimento.

    Berlusconi si è giustamente stancato degli ammiccamenti gattopardeschi e vuole affrontare la questione della giustizia in Italia mediante una riforma della Costituzione, in quanto il sistema che essa ha immaginato è sbagliato strutturalmente e sta andando verso il fallimento. La Costituzione va riformata a partire dall'organo di autogoverno dei magistrati: il Csm è un istituto corporativo di matrice bottaiana. Il pm non è un giudice, ma una parte, ed è titolare di un potere pubblico. La sua interferenza coi privati e con la politica, in uno stato di diritto, va circondata di adeguate garanzie. Non si tratta della separazione delle carriere, tema opinabile (mio padre, magistrato penale, rifiutò sempre le promozioni alla carriera giudicante, perché non vi si riteneva adatto e non l'appassionava; mio zio è passato dalla carriera giudicante a quella inquirente con ottimi risultati e lo appassionavano ambo i lati del processo). Si tratta di stabilire due diversi tipi di tutela della indipendenza del magistrato: per quello inquirente, limiti ai suoi poteri di interferenza nella libertà delle persone, oltreché indipendenza dai partiti; per quello giudicante, indipendenza sia dal pubblico ministero sia dalla politica e dagli interessi economici. Per entrambe le carriere occorre comprendere che le figure in questione non sono solo persone, ma soprattutto uffici e questi sono complessi. Ci vuole una gerarchia, con un capo ufficio, affinché essi siano efficienti (durata e certezza dei procedimenti) ed efficaci (competenza specifica). Il Csm è eletto dai magistrati, inquirenti e giudicanti, organizzati in correnti, con una ideologia e spesso una affiliazione politica. Da questo organismo politicizzato dipende la presunta autonomia dei magistrati. La cui carriera non è soggetta a esami scritti e orali, come in passato, ma si svolge con scatti automatici di grado e stipendio. La lentezza dei processi, la paura dei magistrati indipendenti di avere grane se non seguono l'onda conformista demagogica, la cattiva reputazione in cui è caduta la magistratura richiedono una riforma costituzionale.