Indecente futuro natalizio, dalla provetta alla fiala
Siete sicuri di quello che state facendo? Lo domando ai genitori e ai medici della bambina fabbricata senza il gene Brca1 del cancro al seno, che sta per nascere a Londra, fecondata in provetta con scarto di tre embrioni, sotto le “cure” genetiche del professor Paul Serhal dell'University College Hospital.
Siete sicuri di quello che state facendo? Lo domando ai genitori e ai medici della bambina fabbricata senza il gene Brca1 del cancro al seno, che sta per nascere a Londra, fecondata in provetta con scarto di tre embrioni, sotto le “cure” genetiche del professor Paul Serhal dell'University College Hospital. Vedete, io sono favorevole alle correzioni empiriche portate alla natura dalla vecchia medicina. La vecchia medicina ascolta i sintomi, rileva uno stato, interviene con diversi rimedi, e tra questi la chimica, l'antibiotico, la chirurgia. La medicina tradizionale tende a migliorare, per quanto è possibile, la vita dell'uomo e della donna. Mantiene in parte, sempre con un alto grado di fallibilità, quel che promette; e tutti sanno che più è buono un medico, meno promette. Quella medicina è parente della letteratura, della filosofia, e naviga da secoli nella storia con i suoi polverosi ma edificanti principi ippocratici: niente veleni abortivi, mai nuocere alla salute di un paziente, procedere con cautela sulla maestosa via della cura, assecondare e correggere la natura, vivere bene per quanto possibile e imparare a morire.
Quest'altra medicina parte da un presupposto diverso. Il caso singolo è quello di una famiglia esposta seriamente al rischio del cancro al seno. Decide di provarci, di assicurarsi una discendenza che quel rischio lo eviti. Invece di fare un figlio, lo concepisce in provetta e lo medica, togliendogli il gene: insomma, compie un esperimento di eugenetica. Qui l'eugenetica offre il suo volto positivo, di cura e non di selezione, di “eliminazione della diversità biologica” (per esprimermi nello stupido linguaggio della diversità politicamente corretta). Qui non si fa fuori nessuno, a parte gli embrioni scartati, non si estingue un parto a rischio buttando via il bambino (letteralmente) con l'acqua sporca, no, qui si interviene sul codice genetico e si mutano certe caratteristiche. Gli stessi medici e biologi ti dicono che facendo così non hai risolto il problema, perché quel gene, il Brca1, non è affatto l'esclusivo responsabile del cancro al seno, anzi, la maggioranza di quei tumori dipende da altri fattori tra i quali il mancato allattamento materno e la mancata gravidanza. Potrei dire: guarda un po', caro medico abortista, caro scienziato fetaiolo, caro cercatore di embrioni come certi cercano funghi, lo vedi che alcune malattie derivano da comportamenti che correggono la natura in modo sbadato e maligno, da progressi sociali detti “pianificazione procreativa” che si risolvono in molto coccolate negazioni delle funzioni elementari del corpo umano femminile? Ma non voglio indugiare su colpi bassi.
Stiamo al dunque. C'è un rischio genetico. Io lo elimino con un intervento prenatale, dopo accurata diagnosi. Sembra una favola bella. Fa niente che delle tre gravidanze seguite da quell'équipe, solo questa stia andando a buon fine nella sua logica: perché un'altra madre ha rifiutato alla fine di andare avanti nella procedura, e l'altra ancora non è andata a buon fine, e si può immaginare perché, visto che molte gravidanze soccombono di fronte al peso invasivo delle analisi di ogni tipo a cui sono sottoposte. Il non straordinario record di uno su tre non è, nemmeno quello, il problema che pongo.
Io dico solo che quella bambina senza quel gene non è l'inveramento mitico del figlio sano, che è purtroppo soltanto una illusione; e che una società alla fine fondata su quel tipo di selezione, destinata a programmare e produrre i figli a quel modo, condensando l'amore nel probabilismo genetico di una provetta, è una società palesemente malata. Non fai i figli in tempo e non li allatti perché hai troppo da fare: poi li concepisci artificialmente e li liberi del gene a rischio con un intervento a rischio, che seleziona tra embrioni, che raduna pericoli, che potenzialmente trasforma la generazione in un futuro di laboratori e di fabbriche di bambini a disegno. Alla fine, e sono gli stessi a fare le due battaglie, arriva il diritto di morire. Dalla culla alla tomba era il decente passato. Dalla provetta alla fiala, l'indecente futuro. (Buon Natale).
Il Foglio sportivo - in corpore sano