Tra i pacchetti
Di un modo squisito di fare un regalo. Apro il pacchetto. Contiene una copia usata di “Hornblower, ammiraglio”, Longanesi, 1974 e una copia di “Hornblower in the West Indies”, 1958.
Di un modo squisito di fare un regalo. Apro il pacchetto. Contiene una copia usata di “Hornblower, ammiraglio”, Longanesi, 1974 e una copia di “Hornblower in the West Indies”, 1958. Sono due prime edizioni, l'inglese e l'italiana, del nono romanzo della saga di Hornblower di C. F. Forester. E “Napoléon et le rêve américain” di Inès Murat, Fayard, 1976. Nel pacchetto c'è anche una cartelletta azzurra che a sua volta contiene: un piccolo ritratto in zincografia del generale Charles Lallemand, ritagliato da una rivista popolare di fine Ottocento; una copia del numero 56 (nuova serie) dell'aprile 1962 della rivista francese Crapouillot, dedicato alla storia delle emigrazioni. Per mettere insieme un regalo così non ci vogliono molti soldi, ma molto sbattimento. Ci vuole una grande amicizia, che mi confonde. La composizione del pacco dono non è – non c'è bisogno di dirlo – casuale. Gira intorno alla figura di un giovane generale napoleonico. Del quale, finché non fu citato dal mio amico in una chiacchierata sulla generosa e spregiudicata ospitalità americana a fondatori di comunità utopistiche, non conoscevo l'esistenza. Sapevo di Cabet e gli icariani, avevo notizie dei fourieriani in Texas, ma dei Champs d'asile del generale Lallemand non sapevo nulla. Avrei dovuto, invece. Se solo avessi seguito davvero fedelmente, come sostenevo, tutta la carriera di Horatio Hornblower, da guardiamarina ad ammiraglio. In realtà mi mancavano gli ultimi titoli, pubblicati in Italia troppo tardi, quando la passione adolescenziale per le avventure marinare e guerresche di Hornblower si era raffreddata. Nel nono titolo, come conviene a ogni romanzo storico, Forrester fa incontrare Hornblower, il suo personaggio d'invenzione, con il generale Lallemand, personaggio storico. Con Napoleone, finalmente prigioniero a Sant'Elena, l'ammiraglio britannico Hornblower ritiene di avere chiuso per sempre. Ora è a caccia dei vascelli negrieri che tentano di eludere il divieto della tratta, fatto ratificare dalla Gran Bretagna al Congresso di Vienna. Ma a New Orleans si dice che Lallemand raccolga fondi e uomini per liberare il suo imperatore e creargli un regno da qualche parte in America latina. Per scongiurare il ritorno di un fantasma, Hornblower fa credere a Lallemand che il Bonaparte è morto. Mentire, seppur a fin di bene, non è degno di un gentiluomo. Ma siamo alla seconda settimana di maggio del 1821. A salvare l'onore di Hornblower ha pensato il destino. Anche se l'ammiraglio non lo sa ancora, il Bonaparte è morto davvero.
L'irriducibile Lallemand
Gli inglesi conoscono bene Lallemand l'irriducibile. Dopo Waterloo ha accompagnato Napoleone fino a Rochefort, sulla sponda dell'Atlantico. Gli è stato accanto nel momento della resa. Vuole seguirlo a Sant'Elena, ma è deportato a Malta. Dopo due mesi fugge. Condannato a morte in contumacia, nel 1817 raggiunge a Philadelphia gli esuli francesi fedeli alla causa dell'imperatore. Per loro ottiene il diritto di fondare quattro città in Alabama; invece vende le concessioni, per finanziare nel Texas ancora spagnolo un Champ d'Asile napoleonico. All'odiato Borbone di Spagna sarebbe disposto a pagare un tributo, se questi garantisse ai coloni il diritto di regolarsi secondo leggi proprie, ispirate al codice napoleonico. Mentre in Francia i nostalgici cantano sull'aria della romanza di Belisario la canzone che il poeta Pierre-Jean de Béranger ha dedicato al champ d'asile di Angleville, gli spagnoli minacciano il campo. I coloni alle strette si rifugiano sull'isola di Galveston, regno incontrastato del pirata Jean Lafitte. Unica macchia nella sua biografia, Lallemand li abbandona con il pretesto di andare a cercare viveri e aiuti. E' Lafitte il pirata a riportarli pietosamente a New Orleans. Secondo l'articolo del Crapouillot, Lallemand scompare allora per sempre.
Lo ritroviamo invece cittadino degli Stati Uniti e beneficiario di un legato di centomila franchi nel testamento di Napoleone. Gli bastano per pagare i debiti e ritornare in Francia. La rivoluzione di Luglio lo reintegrerà nell'esercito e Luigi Filippo lo nominerà governatore della Corsica. Morirà nel 1839. Un anno prima del ritorno a Parigi delle ceneri dell'imperatore.
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