Cinegiornale

Mariarosa Mancuso

Nicolas Sarkozy ha già avuto l'onore, George W. Bush pure. Ora dovrebbe toccare a Silvio Berlusconi. Forse Karl Zéro – ex punk, da qui il nome, all'anagrafe risulta Marc Tellenne, animatore televisivo figlio di animatrice televisiva e ora regista – sta già cercando un imitatore di Berlusconi.

    Nicolas Sarkozy ha già avuto l'onore, George W. Bush pure. Ora dovrebbe toccare a Silvio Berlusconi. Forse Karl Zéro – ex punk, da qui il nome, all'anagrafe risulta Marc Tellenne, animatore televisivo figlio di animatrice televisiva e ora regista – sta già cercando un imitatore di Berlusconi per affidargli la voce fuori campo. Formula che vince infatti non si cambia. Fin dal primo tentativo dedicato a Jacques Chirac – “Dans la peau de Jacques Chirac”, 2006 – monsieur Zéro e i suoi collaboratori scavano negli archivi, accompagnando le immagini con pensieri che anche il più sfacciato degli uomini pubblici confesserebbe soltanto al suo diario: antipatie, sgambetti, retroscena più o meno piccanti.
    E' una specie di Michael Moore francese, fermamente convinto che ci sia un complotto dietro l'11 settembre. Vittima designata, come il collega americano, degli scherzi architettati dal destino. Moore girò “Fahrenheit 9/11” per screditare Bush, e Bush rivinse le elezioni. Karl Zéro voleva mostrare Sarkozy in tutta la sua volgarità, non disgiunta da una certa impreparazione, e chi ha visto “Starkò” trova un simpaticone che scherza con gli amici: “Se ho sposato io Carlà, potete farcela anche voi”. Peggio è andata con Bush. Il dietrologo Zéro pensava fosse un cretino che si spaccia per intelligente, dopo aver girato “Dans la peau de George W. Bush” si è convinto del contrario: il presidente americano è  un uomo intelligente che (quando serve) si fa passare per un povero di spirito, se non per uno sciocco. Detto da un francese, per giunta no global – pardon, altermondialiste e seguace di José Bové – è il massimo dei complimenti. 

    La colonna sonora di Apicella
    “Dans la peau de Berlusconi” – “Being Berlusconi” per la versione americana che non mancherà, appena trovato l'imitatore adatto (del doppiaggio in inglese del film su Sarkozy è stato incaricato Lambert Wilson) – potrebbe cominciare con la vittoria elettorale. Ci starebbero bene anche due o tre inquadrature del principale avversario e del suo pullman. E' sempre crudele ascoltare nel momento della sconfitta le dichiarazioni che precedono l'entrata in guerra. Ma dal finto Berlusconi, o perlomeno dalla voce fuori campo che lo imita, pretendiamo almeno qualche commento sul tema: “I miei sondaggisti sono migliori dei tuoi”. A meno che il vero Berlusconi voglia graziosamente scendere in campo, cacciar via l'attore, appropriarsi del copione, esibirsi nella parte di se stesso.
    Secondo capitolo. “Vedi Napoli e vai con la ramazza”, colonna sonora scritta per l'occasione da Mariano Apicella. Il Consiglio dei ministri convocato con vista sul Golfo e sul cassonetto non è divertente come le corna in una foto ufficiale. Resta comunque una bella occasione per una rimpatriata in terra campana, stile gita scolastica (a uso dello spettatore distratto, Karl Zéro piazzerebbe qui un rimando al G8 del 1994, nella scopereccia atmosfera della reggia di Caserta).

    Terzo capitolo. “Loro non sanno come vengono chiamati”. Già, perché se il nome in codice di Barack Obama è “abbronzato”, moriamo dalla voglia di sapere – dalla voce dell'imitatore di Berlusconi e dalla fantasia di Karl Zéro, perché le intercettazioni non valgono – quali sono i soprannomi (nell'ordine) dei ministri tutti, di Veltroni e Di Pietro, dei conduttori tv che fanno ascolti, dei conduttori tv che non fanno ascolti, delle conduttrici tv che siedono sullo sgabello, delle conduttrici tv che non siedono sullo sgabello. Chiusura sulla lista dei regali. Nella satira, li immaginiamo come quelli che Woody Allen porta a casa dal suo viaggio tra i sindaci d'Italia, e tiene da parte per la mamma ebrea che ama il plexiglas. Solo, molto più costosi.