I libri pessimi da lasciare all'anno che va

Camillo Langone

Vorrebbero essere degli infamoni ma sono soltanto dei poveri untorelli, dei dilettanti del pessimo. Sono gli autori delle piccole infamie letterarie del 2008, libri che mediamente non hanno venduto nulla perché in classifica ci vanno gli scrittori perbenino, i Giordano i Vitali i Carofiglio, com'è giusto che sia.

    Vorrebbero essere degli infamoni ma sono soltanto dei poveri untorelli, dei dilettanti del pessimo. Sono gli autori delle piccole infamie letterarie del 2008, libri che mediamente non hanno venduto nulla perché in classifica ci vanno gli scrittori perbenino, i Giordano i Vitali i Carofiglio, com'è giusto che sia: la sera i lettori gradiscono il giallo camomilla, il romanzo placebo, la biografia brodino, il saggio da comodino col centrino, mica le turpitudini di chi vuole suscitare schifo perché lo schifo fa l'artista. Massimiliano Parente col suo “Contronatura” (Bompiani) si è dimostrato molto, molto artista. “Scorreggine”. “Culo”. “Affanculo.” “Mangiare la merda.” “Farsi una sega.” “Un'altra sega.” “Cazzo.” “Duecento troie.” “Messa in culo.” “Leccando il culo.” “Domani li inculerò.” “Uno stronzo nel water.” “Uno schizzo del cazzo.”

    Il brillante polemista culturale quando passa dalle pagine di Libero a quelle dei romanzi si trasforma, l'ansia da capolavoro lo fa ammalare di coprolalia e comincia a ripetere ossessivamente “cacca” come certi bambini durante la crescita. Pensate che “Contronatura” sarebbe risultato più leggibile se un pietoso editore avesse eliminato un po' di lordure? Vi sbagliate. Si sarebbe notata di più la stupidera adolescenziale: “Io sono l'uomo che non è mai stato vivo”, “Non è nemmeno un mare, questo mare dove mi trovo non essendoci”… Libro appena meno fetido è “Italia de profundis” di Giuseppe Genna (Minimum Fax). Antonio Gurrado ha scritto da qualche parte che “l'intero romanzo intende mostrare peristalsi e prodotti dell'intestino sociale”. Pagine e pagine contro la chiesa (ma chi si crede di essere? Gianfranco Fini?), pagine e pagine piene di frasi costruite con parole a caso, pagine e pagine in cui non si capisce chi parla, pagine e pagine che l'autore stesso, mettendo le mani avanti, definisce “noiosissime”. Un capitolo si intitola “Quattro storie di merda che non ricordo più” perché Genna, come Parente, più che logorroico è diarroico.

    Il terzo libro orrendo del 2008 qualcosina in verità ha venduto, forse per il linguaggio più controllato: “Comandare è fottere” di Pierluigi Celli (Mondadori). Celli è stato dirigente in Rai, Eni, Omnitel, Olivetti, Enel, Wind, Unicredit e oggi capeggia la Luiss, insomma ha l'esperienza giusta per scrivere un manuale per aspiranti carrieristi. Purtroppo l'esibizione di cinismo va oltre ogni possibilità di sopportazione. “La poltrona giustifica i mezzi” è il messaggio del machiavellico, mefistofelico autore che spiega come raggiungere il vertice danneggiando i colleghi, i superiori, gli inferiori, l'azienda, gli azionisti, i clienti, la nazione, il mondo intero. Sono questi gli insegnamenti impartiti alla Luiss, università privata che riceve soldi pubblici? Se sì, bisogna chiudere i rubinetti, è come se lo stato finanziasse i combattimenti dei cani. Il veleno in certi casi può diventare vaccino, perciò distribuirei copie del ripugnante volume nei seminari e nelle parrocchie. Fa passare per sempre la voglia di comandare e forse anche quella di fottere, uno lo legge e poi decide di ritirarsi nella trappa.

    Un filone di piccole infamie si trova nei libri degli scrittori del Sud che vogliono compiacere i lettori del Nord. Un po' come quei negri che in America si autodenigravano per far ridere i bianchi, meritando l'infamante appellativo di Zio Tom. Per cercare approvazione a nord di Roma gli Zio Tom meridionali rilanciano stereotipi che già nei film anni Sessanta di Pietro Germi apparivano fatiscenti generalizzazioni. Diffamatorio e autodiffamatorio è “La separazione del maschio” del casertano Francesco Piccolo (Einaudi), dove l'io narrante getta fango su intere regioni: “Il mio immaginario erotico è elementare, di primo grado – una specie di modello base: l'immaginario erotico del maschio meridionale, il punto più basso della scala evolutiva della contemporaneità”. “Elementari” saranno Piccolo e gli amici suoi, ovvio. La mia amica Paola Aurisicchio, che scrive sul Centro di Pescara, si rammarica di aver comprato “La vedova, il Santo e il segreto del Pacchero estremo” del mio amico Gaetano Cappelli (Marsilio). Io nella “Vedova” ho trovato la parola “terrone” in una delle primissime pagine e mi è sembrato un segnale a me diretto. Tempo fa, davanti a un bicchiere di Aglianico, avevo detto a Gaetano che sono solito scaraventare nel cestino qualsiasi testo contenente la vituperosa parola, e adesso lui, sapendo quanto sono impegnato, mi ha voluto risparmiare ore di lettura. Gliene sono grato. E poi i danni causati da un romanziere lucano sono una bazzecola rispetto a quelli del Grande Infame Romano Multimediale, l'autore del libro più falso e bugiardo non del 2008 ma probabilmente dell'intero decennio, Corrado Augias.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).