Global che?

Piero Vietti

Rane a tre teste, gatti arrapati, meno circoncisioni, coccodrilli gender, meno attività sessuale, cervelli più piccoli e cannibalismo. Senza dimenticare la morte del mostro di Loch Ness, alcolismo diffuso, più guerre in Africa, più verde e più deserti, malattie psichiche e la-fine-del-mondo-come-lo-conosciamo. Nessun intruso da trovare, questo è l'elenco (parziale) delle “conseguenze del global warming".

    Rane a tre teste, gatti arrapati, meno circoncisioni, coccodrilli gender, meno attività sessuale, cervelli più piccoli e cannibalismo. Senza dimenticare la morte del mostro di Loch Ness, alcolismo diffuso ma meno birra per tutti (però di qualità migliore), la scomparsa dei vini francesi, più guerre in Africa, più verde e più deserti, meno cibo e più cibo, più ghiaccio e meno ghiaccio, pesci più grandi ma anche più piccoli, malattie psichiche e la-fine-del-mondo-come-lo-conosciamo. Nessun intruso da trovare, questo è l'elenco (parziale) delle “conseguenze del global warming” apparse in svariati articoli degli ultimi tempi su riviste più o meno scientifiche raccolti dal professor John Brignell e messi anche in video.

    Che il grande fronte del riscaldamento globale di origine antropica si stia innervosendo ai limiti della schizofrenia è intuibile anche da altri particolari: appena un mese fa Joe Romm, giornalista tra i più accesi sostenitori del global warming, scriveva sul suo blog della necessità di qualche catastrofe naturale affinché il mondo apra gli occhi sul dramma climatico che incombe. Le moderne piaghe d'Egitto che il nostro si augura vanno dallo scioglimento dell'Artico a uragani violentissimi, fino al nuovo (si spera più catastrofico) rapporto dell'Ipcc. Il passaggio dalla previsione all'auspicio dei cataclismi fotografa bene il momento di confusione in cui i seguaci del vangelo secondo Al Gore si trovano.

    Mentre si esce da un dicembre con neve da record in Italia, ghiacciai che crescono, ondate di gelo in America, tormente di neve in Francia, balene intrappolate dai ghiacci e si entra in un gennaio previsto ancora più freddo, molte certezze sul futuro climatico del nostro pianeta cominciano a scricchiolare: “La Terra che si scalda è calda, fredda, caotica”, titolava il Wall Street Journal, diversi scienziati appartenenti al panel dell'Onu che studia i cambiamenti climatici scrivono articoli in cui non si dicono più così sicuri delle loro teorie e i dati che arrivano dai satelliti continuano a smentire i catastrofisti.

    Su riviste e blog la controffensiva è però subito cominciata: sì, è vero, nevica, ma lo scorso ottobre è stato il più caldo di sempre. Peccato che, come segnalato dal sito climatemonitor.it quel dato sia truccato: nel calcolo erano state messe le temperature di settembre per quel che riguardava la Russia. “Per sbaglio”, si sono scusati all'istituto della Nasa che aveva pubblicato i numeri. Corretto l'errore, le temperature tornavano nella norma. Ma la prima versione aveva già fatto il giro dei media, in modo che le stesse persone per cui un orso che nuota al largo è l'inequivocabile prova dello scioglimento dei ghiacci potessero continuare a dire che il fatto che il 2008 sia stato l'anno più freddo dal 2000 non significhi un bel niente.

    A riscaldare il cuore dei sostenitori del riscaldamento globale sono subito arrivate le previsioni per il 2009, che naturalmente sarà “uno degli anni più caldi mai registrati”. L'elenco di John Brignell potrà così arricchirsi di nuove conseguenze: dopo l'acne, l'inflazione in Cina, la chiusura delle scuole e l'esplosione della Terra, i catastrofisti  aspettano nuovi esperti che almeno li rassicurino di non avere buttato i soldi per quel pannello solare messo sul tetto che è un mese che non funziona perché coperto di neve.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.