Lo smarrimento dei chierici: “L'Islam è dentro di noi”

Giulio Meotti

Erano circa duecento i fedeli musulmani raccolti in preghiera davanti al Duomo di Milano. Ma l'impressione generale dell'evento è stata quella di una distesa di oranti in sfida davanti a un simbolo del cattolicesimo italiano.

    Erano circa duecento i fedeli musulmani raccolti in preghiera davanti al Duomo di Milano. Ma l'impressione generale dell'evento è stata quella di una distesa di oranti in sfida davanti a un simbolo del cattolicesimo italiano. C'era l'imam del centro islamico di viale Jenner, Abu Imad, a recitare la preghiera. E c'era anche l'Ucoii, la più importante organizzazione islamica italiana, che con il suo portavoce, Ezzedine Elzir, dice: “Non c'era alcuna intenzione di offendere nessuno”. Piero Ostellino, editorialista del Corriere della Sera e intellettuale liberale, ci spiega che “ha ragione il Papa quando dice che si deve dialogare sulle conseguenze culturali e sociali della religione. Una adunata davanti al Duomo è l'ulteriore manifestazione dell'impossibilità del dialogo fra le religioni. E' antagonismo volontario, non dialogo. Lo dico anche contro quei cattolici che si dicono ‘democratici'. Dobbiamo discutere con l'islam sulle conseguenze della fede sulla società e la cultura, ma né loro né noi possiamo discutere dal punto di vista interreligioso. La preghiera di massa davanti alla cattedrale è un modo per dire, ‘siamo radicalmente diversi e lo diciamo davanti alla vostra chiesa'. L'intento provocatorio rivela una pericolosità egemonica, ‘noi siamo qui e dovete fare i conti con noi'”.

    Venendo al rogo delle bandiere con la stella di David, Ostellino dice: “Il sionismo è l'ideologia risorgimentale ebraica. Quelle di Milano sono manifestazioni antisemite, Israele è la foglia di fico storica dietro cui si rifugia l'odio degli ebrei. Vedo un'insorgenza terribile di antisemitismo nella cultura islamica, infetta una parte della nostra cultura, una sinistra che indulge all'islamismo e ha un fondo antisemita”. Di diverso avviso Massimo Cacciari, sindaco di Venezia e filosofo comunitarista e della differenza. “Sono reduce da un viaggio in un paese islamico non estremista, la Tunisia. Si stanno estremizzando i popoli arabi contro i propri governi, un sentimento di massa condiviso dall'opinione pubblica di quei paesi. Bevevo vino con i musulmani alla sera, gente laica, ma esprimevano odio per Israele. E' in corso una collisione con centinaia di milioni di persone, popolazioni che crescono demograficamente in modo enorme. L'occidente non comprende questa direzione”.

    La manifestazione di Milano è dolorosa per due motivi: “Per chi compie il gesto e per Israele, perché ogni goccia di sangue rende più invalicabile l'abisso. E chi brucia bandiere rende più difficile la condizione del proprio popolo. Israele è accerchiato dall'odio di massa. Così tanti musulmani riuniti al Duomo di Milano significa solo che andiamo verso un conflitto ancora più grande”. Secondo Angelo Panebianco, editorialista del Corriere e politologo di Bologna, “non si può continuare a sottovalutare la difficoltà di integrazione dell'islam europeo e di questa seconda generazione di musulmani nati in Italia. Si sta verificando quello che si è verificato a Londra. Quello di Milano è stato un gesto di separazione e antagonismo culturale. I tentativi di integrazione sono falliti. E il problema non si risolve con le belle parole. Ci sarà una conflittualità interna, spero pacifica, negli anni a venire”. Sulla scelta del simbolo, Cacciari spiega: “Il Duomo è come Trafalgar Square e i boulevard di Parigi, l'islam è dentro di noi come ha dimostrato Londra. Il Mediterraneo non ci separa più. Si stanno appropriando dei nostri simboli”.

    Vittorio Emanuele Parsi insegna all'Università Cattolica di Milano ed è collaboratore di Avvenire: “Fermo restando il diritto di pregare o non pregare, di queste manifestazioni si deve capirne il significato. E' sospetto scegliere di pregare platealmente vicino al sagrato della cattedrale in occasione di un fatto politico come Gaza, consapevoli dello sfruttamento a uso politico della religione propria di ogni fondamentalista. Non era una preghiera qualunque, ma la politicizzazione del fatto religioso analoga alle pratiche di Hamas e Hezbollah”. L'imam Sergio Pallavicini è presidente della Comunità religiosa islamica: “E' stata la manifestazione di un gruppo trasversale di sinistra e islamico che ha occupato piazza Duomo. Una scena penosa, Hamas e i loro simpatizzanti in Italia hanno strumentalizzato la religione per fini politici. ‘Preghiera' e ‘luoghi sacri' sono solo parole per fomentare disordini contro l'essere musulmani rispettosi di ebrei e cristiani. Questi sono simpatizzanti della politica blasfema di Hamas”.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.