Più della tortura, sono quei 61 recidivi a rendere Guantanamo insostituibile
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama avrebbe già pronto l'ordine di chiusura del carcere militare di Guantanamo. Nella base militare americana di Cuba sono custoditi 250 detenuti accusati di terrorismo.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama avrebbe già pronto l'ordine di chiusura del carcere militare di Guantanamo. Nella base militare americana di Cuba sono custoditi 250 detenuti accusati di terrorismo. Il carcere, che opera al di fuori della garanzie della Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri catturati in battaglia, è uno dei simboli più controversi della politica antiterrorismo del presidente George W. Bush. Obama vuole reimpatriare la maggior parte di questi detenuti e istruire le pratiche processuali per “50-80” di loro. Ancora da definire la modalità, se il diritto penale puro o la forma ibrida delle “corti speciali” che scandalizza i liberal. Gli esperti dicono che ci vorrà un anno per l'operazione. Ieri il neo ministro della Giustizia, Eric Holder, ha detto al Senato che Guantanamo sarà chiusa, ma ci vorrà tempo. Perché ogni detenuto va considerato un caso particolare. Da vagliare con cura.
Un board member di Guantanamo aveva interrogato Abdullah Saleh al Ajmi, che avrebbe ucciso otto persone in Iraq, poco prima del rilascio: “Che direzione questa tua devozione religiosa prenderà se ti lasciamo andare?”. Risposta di Ajmi: “For peace”. Sempre ieri è uscita la notizia che Mohammed al Qatani, uno degli aspiranti dirottatori dell'11 settembre, è stato torturato. E' uno dei motivi per cui molti detenuti non possono essere riconsegnati alla giustizia ordinaria. Lo ha ammesso con il Washington Post l'alto funzionario delle Commissioni speciali per i detenuti di Guantanamo, Susan Crawford, commentando il caso Qatani, il saudita che aveva tentato di entrare negli Stati Uniti un mese prima dell'attentato alle Torri gemelle. Catturato in Afghanistan, fu spedito a Guantanamo nel gennaio 2002.
Per tortura nel suo caso si intende isolamento totale prolungato, privazione del sonno, nudità ed esposizione al freddo, “tecniche autorizzate” ha detto il funzionario al Post e che Holder ha definito ieri “tortura”. Il ministro della Difesa Robert Gates, confermato da Obama, al neopresidente ricorda in un rapporto ufficiale diramato appena due giorni fa che ben 61 ex detenuti del campo di prigionia cubano sono ritornati all'attività terroristica dopo il rilascio. Gates ha fatto dire al proprio portavoce Geoff Morrell che in diciotto casi si tratta di “ritorni confermati alla guerra” contro l'America e i suoi alleati, negli altri 43 di personaggi “sospettati” di aver partecipato a operazioni terroristiche. Il rapporto sugli ex detenuti è firmato dalla Dia, l'agenzia di intelligence della Difesa, e porta la data di fine dicembre 2008. Ben l'11 per cento dei detenuti scarcerati è tornato a quello che sapeva fare meglio: uccidere occidentali. Sulle scelte di Obama peseranno queste 61 storie.
L'opzione più probabile è il trasferimento dei detenuti nel penitenziario militare di Fort Leavenworth, nello stato del Kansas. Un passo che aveva scongiurato un mese fa lo stesso ministro della Giustizia, Michael Mukasey. Musakey ha ricordato che con la sentenza Boumediene vs Bush del giugno scorso sono state riconosciute le garanzie proprie dell'habeas corpus ai prigionieri, sancendone il diritto a ricorrere contro la propria condizione di prigionia in una corte federale, sottraendosi alla giustizia militare. Ma è vero anche che “il Congresso deve far chiarezza sul fatto che essere liberati da Guantanamo non significa poter entrare nel territorio degli Stati Uniti”. Il senatore repubblicano Sam Brownback ha annunciato che le tenterà tutte per impedire a Obama di portare i jihadisti a Fort Leavenworth, nello stato per cui Brownback intende correre da governatore.
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