Ho bisogno di più fiducia in me stesso, mi sono detto

SDM scopre corso d'autostima per “parlare in pubblico con carisma”, e lo fa

Stefano Di Michele

Ero sul 63 (inteso autobus) e l'ho visto. L'annuncio, dico. “Per avere maggiore fiducia in se stessi e sprigionare sicurezza” – mi necessita come il pane, mi sono convinto.

    Ero sul 63 (inteso autobus) e l'ho visto. L'annuncio, dico. “Per avere maggiore fiducia in se stessi e sprigionare sicurezza” – mi necessita come il pane, mi sono convinto. C'è la foto di una signora che è il ritratto della soddisfazione, una che dà l'idea che la sicurezza non la sprigiona, ma ti inonda di sicurezza, ti allaga. Così che, costeggiando il Lungotevere, c'era pure da buttare un'occhiata preoccupata al fiume, memore che appena qualche settimana fa qui pareva Venezia con l'acqua alta. Ho bisogno di più fiducia in me stesso, mi sono detto, dal momento che mi impressiona pure il controllore quando chiede di vedere il biglietto – e io ce l'ho. Voglio decisamente sprigionare sicurezza – sentirmi un nocs davanti all'emotività, un marine nel fronteggiare i sentimenti, uno della benemerita nell'ammanettare la noia esistenziale – confortato anche dal pensiero di Virgilio, che con la faccenda ha un suo esaltato rapporto: “Possono perché credono di potere”. E' tutto lì.

    Ecco: il miracolo necessario, un nuovo miracolo italiano – se vogliamo stare ai classici, da Virgilio, appunto, a Berlusconi. Pure a buon prezzo, anzi ottimo. Sarà che è il periodo dei saldi, sarà che c'è aria di crisi, ma con quello che non ci prendi neanche due camicie in una jenseria di via del Corso, un pantalone se è firmato da un qualunque vicestilista, e per l'“Herbarium” della Dickinson di euro ne vogliono 120, raddrizzi la tua vita un po' fantozziana: appena 99 euro, e se Dio vuole la fai finita con la sudorazione eccessiva, le parole smozzicate, l'ingiustificato disagio. Un percorso che come niente, e niente vieta di immaginarlo, può poi portare a capo del governo o al Grande fratello. Perciò, io vado. Senza contare che le prime tre ore del corso, chiamando un apposito numero verde, sono gratuite. Un assaggio che comincerà a trasformarti: se prima avevi problemi pure a prendere la parola all'assemblea di condominio, ne potresti uscire con l'eloquenza di un Winston Churchill.

    E se dopo queste tre ore “in un luogo molto elegante, con molte altre persone interessanti, in modo molto divertente e dinamico e apprendendo gli strumenti più potenti per far uscire il meglio da te stesso!” (è scritto nel sito Internet al quale mi sono immediatamente collegato per risalire la china emotiva della mia esistenza) decidi di rimanere fino in fondo, in una “location” che è poi un albergo del quartiere Prati, ti verrà consegnato  un “certificato di frequenza”. Che non è per niente una cattiva idea: uno se lo appende in casa, come fanno i dentisti con la laurea nelle sale d'aspetto, e così quando arriva gente a cena sarà subito informata che il padrone di casa nel frattempo è diventato un cazzuto sicuro di sé, ma insieme capace di “serenità, gioia, pace interiore” – o imparano a rispettarti (per esempio, a non presentarsi più a mani vuote) o ti prendono per una specie di Osho. Fatti i miei conti, vado. Chiamo Daniela Moretti, che pure lei ha una bella faccia che sprigiona energia, responsabile di questi corsi, e mi presento. Già mi vedo: di una quaglia faranno un'aquila, di un sorcio un ghepardo, di una formica un formichiere.

    Avverrà la determinazione “della tua visione e mission” e sarò fighissimo: sicuro come Veltroni al Lingotto, espansivo come il Cavaliere sul predellino, gagliardo come la Gelmini con i professori universitari. Forza, determinazione, coraggio, tenacia, coerenza: tanta grazia mi viene garantita, che 99 euro (una brutta giacchetta non ce la prendi) non possono essere spesi meglio. Faranno di me un altro uomo, e a quel punto mi getterò anche nel corso per “parlare in pubblico con carisma”, dove “si acquisiscono le convinzioni potenzianti dei più grandi public spaeker” – minimo mi aspetto una candidatura. “Non sapevo cosa volesse dire svegliarsi al mattino e sentirsi felice”, scrive chi il corso l'ha già sperimentato. Già lo invidio, quello lì. Cento, gliene do di euro: e facciano di me, diciamo bushianamente, un imbranato rinato.