Bresso e l'asse del sacro
Quando Mercedes Bresso grida al suo arcivescovo Saverio Poletto: “Non siamo la Repubblica degli ayatollah!”, uno pensa che la presidente della regione Piemonte è, per parlare il linguaggio della sua corrente culturale e civile, “islamofoba”.
Al direttore - E se fosse la Mercedes Bresso il nuovo ayatollah dei laicisti militanti e combattenti guardiani del relativismo culturale?
Salvatore Russo, Roma
Quando Mercedes Bresso grida al suo arcivescovo Saverio Poletto: “Non siamo la Repubblica degli ayatollah!”, uno pensa che la presidente della regione Piemonte è, per parlare il linguaggio della sua corrente culturale e civile, “islamofoba”. Altrimenti uno può sospettare che ella creda nella “superiorità” della nostra civiltà politica, luogo di apertura mentale siffatto, che le strutture pubbliche vi sopprimono i disabili gravi a richiesta di giudici ideologicamente attrezzati a emettere sentenze di morte. In realtà, l'asse del sacro è così definibile: su aborto ed eutanasia hanno ragione i cattolici e gli islamici, e torto gli atei.
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