Se la sinistra non riesce nemmeno più a scindersi è davvero finita

Stefano Di Michele

E allora ha proprio ragione Bertinotti: “In Italia non esiste la sinistra”. Se neanche nella pratica dove ha sempre dato miglior affidamento – e ove tradizione e innovazione mirabilmente si tengono – quella della scissione, batte più un colpo, vuol dire anzi che Bertinotti ha due volte ragione: “Si può essere morti senza saperlo”.

    E allora ha proprio ragione Bertinotti: “In Italia non esiste la sinistra”. Se neanche nella pratica dove ha sempre dato miglior affidamento – e ove tradizione e innovazione mirabilmente si tengono – quella della scissione, batte più un colpo, vuol dire anzi che Bertinotti ha due volte ragione: “Si può essere morti senza saperlo”. Insomma, sarà vendolianamente un partire più che un partito (nuovi percorsi del comunismo e nuove linee ferroviarie, pare d'intendere), ma la faccenda si è parecchio ingarbugliata. Tutti a dare per scontata la scissione – persino il segretario del partito, Paolo Ferrero, “una scissione che va verso destra”; e pure Vendola, che avrà sviluppato l'arte del poetare, ma se dice “Rifondazione è stata la mia casa e questo addio non è un partire indolore”, che metafora è? – e poi ti arriva il comunicato dove si dice che “non abbiamo fondato nessun nuovo partito”, meglio, trattasi di “inesistente partito”, manco il simbolo c'è (che tutti per ventiquattr'ore a coccolarsi quella bella stellina rossa – stella stellina che brilli da lassù…).

    Praticamente niente, a Chianciano più opportuno passare le acque che fondare partiti. Nello specifico, è un affare (ed è pure un parlare forlaniano, così come diceva il mitico Arnaldo quando da leader della Dc gli facevano notare la vaghezza del suo argomentare: “Carissimo, io potrei andare avanti così per delle ore”) di questo tipo: “Di fronte a noi non c'è la costituzione di un nuovo partitino, ma la prosecuzione del processo costituente che dovrà portare, seguendo un percorso quanto più democratico e partecipato possibile, alla formazione del nuovoo soggetto unitario della sinistra”. Sbadiglia (e russa) pure la stellina (rossa), di fronte alla frizzante prosa. Che poi sarà pur vero, come dice Vendola, che la destra è come “una pancera che ha aderito all'Italia del basso ventre”, ma questa sinistra che “attraversa i territori” – e sul sito di “Rifondazione per la sinistra” questa passione per i territori ha un suo apposito settore, ci si dovesse sperdere dalle parti di Massa Marittima, senza contare l'esortazione, “facciamo straripare Chianciano”, che in tempi di piogge alluvionali, e da un luogo dove si va a bere acqua, fa strana mescolanza tra consapevolezza politica e  prospettiva diuretica – un po' carovana e un po' vagabondo sperso, non sembra andare oltre i rifiniti addominali (antagonisti).

    A farla breve, si fa per dire: c'è o no questa scissione? Alcuni, tra quelli di Chianciano, spiegano che è questione di tempi, che si tratta di qualche mese. Fatto sta che la scissione, che è capolavoro (im)politico proprio della sinistra – se il più puro non ti epura, c'è sempre un più puro che ti abbandona – per ora resta indefinita. E' una perdita di certezze quasi esistenziale, la mancata scissione. Uno ci conta, perché da quelle parti, dalla svolta del Pci in poi, è tutto un salutarsi e un partire – al suono di Bandiera rossa e coi pugni chiusi, anche se ora l'accento viene messo sulla parola sinistra invece che su quella comunista – un lasciarsi e uno sfilarsi.

    A sinistra vige l'arte della perfezione, dove ognuno sa affinare lo strumento meglio di altri, dove ognuno ha capito meglio del compagno il perché della sconfitta – non avendo quasi mai avuto occasione di discutere del perché della vittoria. E allora? Dice Rina Gagliardi: “Non è una scissione. Più difficile chiarire che cos'è… Quando si fa una scissione si fa un altro partito, e qui un altro partito non c'è… Per quanto mi riguarda, m'interrogo con una battuta: mi scindo? Non mi scindo? Dopodiché, è l'attuale partito di Rifondazione che si è scisso da me”. La faccenda, si vede, è piuttosto ingarbugliata. Sì, certo, molti autorevoli dirigenti non rinnoveranno la tessera, “ma per scissione s'intende un'altra cosa”. Altri spiegano che “le scissioni si fanno ai congressi, quando c'è un vuoto di potere”. E chi assicura che “è chiaro che Nichi o Giordano o Migliore non sono più di Rifondazione, ma questa non è scissione”. Un peccato: non ci sono più i comunisti di una volta – si sa. E così neanche le scissioni – e questo mica si sapeva.