Granitiche certezze verdi e previsioni impossibili

Al Gore fa nevicare negli Emirati

Piero Vietti

Lunedì a Washington Barack Obama ha firmato due decreti per ridurre le emissioni di gas serra che stanno surriscaldando il pianeta, proprio mentre negli Emirati Arabi nevicava. Due giorni dopo, mentre Al Gore parlava al Congresso chiedendo “azioni decisive contro il riscaldamento globale” Washington è rimasta bloccata dalla neve.

    Lunedì a Washington Barack Obama ha firmato due decreti per ridurre le emissioni di gas serra che stanno surriscaldando il pianeta, proprio mentre negli Emirati Arabi nevicava. Un evento talmente eccezionale che nel dialetto locale la parola “neve” non esiste. Due giorni dopo, mentre Al Gore parlava al Congresso chiedendo “azioni decisive contro il riscaldamento globale” Washington è rimasta bloccata dalla neve e neanche la battuta del presidente sulle scuole “che qui chiudono ai primi fiocchi” è riuscita a rendere meno surreale la situazione. Nello stesso momento alcune rompighiaccio cercavano a fatica di raggiungere due traghetti pieni di passeggeri rimasti intrappolati dai ghiacci alla foce del fiume San Lorenzo, in Canada. “Uno strato di ghiaccio così spesso a inizio anno non lo vedevamo da tempo”, commentava la gente del posto.

    Martedì la Bbc riprendeva un ennesimo studio di “esperti” che in poche parole diceva come il global warming sia ormai “irreversibile” e che quindi nessuna misura di controllo delle emissioni servirà a qualcosa. Un lungo articolo di Foreign Policy, bimestrale liberal americano di politica estera, spiegava nel frattempo come “gli scienziati sono tutti d'accordo” sull'origine antropica del riscaldamento globale e che “non c'è tempo da perdere” se vogliamo fermare i cambiamenti climatici. Due giorni fa l'ex scienziato dell'atmosfera della Nasa John S. Theon, da poco in pensione, si è definito “scettico” sulla questione e ha scaricato il catastrofista James Hansen, di cui Theon è stato capo, dicendo che “i suoi allarmi sul clima hanno imbarazzato la Nasa” e che Hansen andava “imbavagliato”. Oltre a prendersela con uno dei più stretti collaboratori di Al Gore, Theon ha anche criticato i modelli con cui la stessa Nasa studia e prevede il clima, definendoli “in parte non scientifici”. In contemporanea, il meteorologo J. Scott Armstrong ha pubblicato un elenco di otto ragioni per dimostrare che i modelli su cui lavorano i computer dell'Ipcc (il panel intergovernativo che studia i cambiamenti climatici, premio Nobel) mancano di basi scientifiche.

    Per fortuna, in soccorso dei catastrofisti più accesi, è arrivato un nuovo studio che spiega come finalmente anche l'Antartico si stia scaldando. Fino a ieri in effetti il global warming non era così “global”: l'Antartide era l'unica zona del pianeta a non scaldarsi e secondo le misurazioni si stava raffreddando. Ma anche per questo c'era una spiegazione. L'Antartide freddo era una sorta di eccezione che confermava la regola: “Rientra nelle previsioni”, si affrettavano a spiegare gli esperti. Ora però l'anello mancante è stato trovato grazie a due serie di dati differenti, le quali prese singolarmente parlano di raffreddamento, ma interpolate tra loro danno il sorprendente risultato di un inequivocabile riscaldamento del continente. L'unico dubbio che rimane, si chiede dandone notizia il meteorologo Guido Guidi sul blog climatemonitor.it, è come sarà spiegato questo “riscaldamento”, se fino a oggi era il “raffreddamento” a essere in linea con gli studi dei sostenitori del global warming.

    Le previsioni climatiche (come i fatti degli ultimi giorni fin qui raccontati) si avvicinano molto – per scientificità dell'approccio e del risultato – alle previsioni estive sul campionato di calcio che sta per iniziare: divertono e riempiono le discussioni al bar e in ufficio. Il caos in cui catastrofisti e scettici sono imbrigliati negli ultimi mesi (da quando cioè fa freddo nonostante che Al Gore dica che fa caldo) è la prova, secondo gli esperti che non militano in nessuna delle due squadre, che in realtà si sa troppo poco per trarre conclusioni definitive sull'influenza dell'uomo sul clima. Secondo un articolo di Newsweek del 1975, nel giro di dieci anni ci sarebbe stato un crollo della produzione di cibo dovuta al repentino raffreddamento del nostro pianeta. Nessun capo di stato però ascoltò gli esperti che chiedevano decisioni drastiche e immediate “per tenere testa ai cambiamenti climatici” e fermare i ghiacci che avanzavano inesorabili.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.