Cogli l'atomo
La firma dell'accordo tra Italia e Francia sul nucleare fa fare un passo avanti all'atomo, e uno indietro al mercato. Forse. C'è sempre, in queste occasioni, una dimensione politica che crea incertezza, e una di business che spinge verso la traduzione pratica degli interessi in gioco.
La firma dell'accordo tra Italia e Francia sul nucleare fa fare un passo avanti all'atomo, e uno indietro al mercato. Forse. C'è sempre, in queste occasioni, una dimensione politica che crea incertezza, e una di business che spinge verso la traduzione pratica degli interessi in gioco. Il problema sta nel quando, come e chi. Oggi sono stati fissati alcuni punti fermi, che condizioneranno l'evoluzione dei nostri mercati energetici nei prossimi anni.
Anzitutto, tra le due tecnologie disponibili – quella francese e quella americana – l'Italia ha scelto la prima. Non solo: ha addirittura spalancato le porte al campione nazionale d'Oltralpe, Edf. Così, i francesi non si limiteranno a venderci i reattori, ma ci aiuteranno a farli funzionare e trarranno reddito dall'elettricità prodotta. Secondo: nel domino italiano, Enel ha vinto e farà da capofila. Gli altri, potranno avere un ruolo ma di secondo piano.
E' ovvio che due scelte così nette – e così chiare da non lasciare spazio a ripensamenti, almeno nel medio termine – non possono essere compiute senza lasciare dei feriti sul campo. Una vittima, per esempio, è Finmeccanica, che – tramite Ansaldo Energia – ha le mani sulla tecnologia americana di Westinghouse, e che per di più ha dovuto subire l'umiliazione di smentire il suo ingresso nel capitale della francese Areva. Una seconda vittima è A2A, la giovane e litigiosa municipalizzata milanese-bresciana che aveva fatto di tutto per entrare in campo, magari con la fascia da capitano. Terza vittima, è l'azienda tedesca E.On, di recente sbarcata in forze in Italia, che aveva sperato in un basso livello di politicizzazione della partita atomica. Macché: l'annuncio è arrivato in pompa magna con una conferenza stampa governativa ai massimi livelli. Berlino non ha mosso un dito.
Poi, però, c'è la questione più importante, cioè: in pratica, cosa succederà? Se davvero saranno realizzati i quattro impianti promessi oggi, se gli equilibri raggiunti resisteranno, se nel frattempo non cambieranno le regole, in pratica una quota importante del nostro consumo elettrico sarà generata partendo da una decisione politica.
Cioè, il nucleare si aggiungerà alle rinnovabili (che stanno in piedi solo in quanto sussidiate) e agli impianti Cip6 (idem), comprimendo lo spazio del vero processo competitivo. L'asimmetria sarà resa più stridente dall'autostrada autorizzativa che l'esecutivo è intenzionato a concedere all'atomo, per sveltire le procedure (anche se prima o poi bisognerà fare i conti con le popolazioni locali). Al momento, ci sono molti se e tanti ma. Difficile esprimere una valutazione. Agli aspetti indubbiamente positivi dell'accordo – il sacrosanto sdoganamento del nucleare – si aggiungono perplessità di metodo. I dettagli, però, non sono ancora noti, e in larga misura devono probabilmente ancora essere definiti. E' lì, che si giocherà la partita vera.
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