Bilancio del summit italo-francese
Chapeau Monsieur Letta!
Del vertice bilaterale franco-italiano di martedì scorso molti ricorderanno il gesto napoleonico di Sarkozy che, alla fine dell'incontro, tira fuori della tasca una medaglia per attaccarla al petto di Gianni Letta, nominandolo cavaliere della Legione d'Onore. L'immagine è forte, in altri tempi avrebbe ispirato i pittori di regime.
Del vertice bilaterale franco-italiano di martedì scorso molti ricorderanno il gesto napoleonico di Sarkozy che, alla fine dell'incontro, tira fuori della tasca una medaglia per attaccarla al petto di Gianni Letta, nominandolo cavaliere della Legione d'Onore. L'immagine è forte, in altri tempi avrebbe ispirato i pittori di regime. Oggi però non bisogna credere che il presidente francese vada in giro con medaglie in tasca nel caso possano servire, c'è ben altro dietro. Quello che colpisce è il salto di qualità per quanto riguarda la preparazione di questo vertice. La sostanza c'è, con l'accordo nel settore nucleare, che sancisce la volontà comune di svilupparne la tecnologia in Italia. Sarkozy vuole espandere il ruolo della Francia nel mondo mentre l'esecutivo di Berlusconi spinge per la riapertura della filiera nucleare in Italia. Si tratta di un progetto condiviso che corrisponde a interessi di entrambe le parti: la volontà di vendere tecnologia ed energia in Francia, con la necessità di trovare partner qualificati capaci di co-finanziare ma anche co-sviluppare la tecnologia in loco, la volontà italiana di diversificare le fonti energetiche e di rilanciare il settore industriale nucleare, congelato dopo il referendum post Cernobyl, sviluppando il ruolo sia dell'Enel sia dell'Ansaldo.
Al di là della sostanza però possiamo constatare un significativo progresso di stile: Sarkozy che, in un'intervista alla Stampa, dichiara morta dal 2002 la dottrina Mitterrand di accoglienza degli ex terroristi italiani, l'attenzione del presidente francese che accenna al rispetto dell'iter parlamentare italiano per quanto riguarda i regolamenti del nucleare, e infine quello studiatissimo gesto improvvisato di onorificenza per Gianni Letta, elegante omaggio reso anche a Silvio Berlusconi nel premiare il suo fido collaboratore. Già la "pax elettrica" del vertice di Nizza nel 2007 aveva segnato una ripresa di dialogo fra i due paesi dopo il conflitto nato dalla scalata di EdF a Edison nel 2001 ed espresso nel decreto firmato dall'allora ministro Enrico Letta per bloccarne i diritti di voto.
I tempi cambiano e le convergenze si possono osservare anche in settori strategici come quello militare. Molti commentano l'idea di gruppo navale comune, ma questi simboli producono spesso pochi risultati. E molto significativo invece che il vertice abbia anche esaminato lo sviluppo della cooperazione in campi tecnologici militari, come l'osservazione spaziale. Questi settori richiedono ingenti capacità di investimento, ormai impossibile da reperire per budget nazionali in perpetua riduzione. Le soluzioni bilaterali provengono da questa necessità economica, ma impongono anche delle modificazioni molto significative alle relazioni fra i paesi: sia da un punto di vista tecnologico sia per quanto riguardo l'utilizzo, le informazioni dei sistemi elettronici spaziali di intelligence fanno parte del dominio riservato alla sicurezza nazionale, un campo fino a oggi ferocemente difeso da ogni nazione. Se nel contesto europeo alcuni partner riescono, anche a fatica, a superare queste barriere nazionalistiche per concepire e usare, al meno parzialmente, alcuni sistemi in comune, allora si compiono enormi passi in avanti nella definizione e valutazione comune delle minacce, avvicinando di fatto le linee politiche. Italiani e francesi hanno già siglato nel 2001 l'accordo detto di "Torino" per quanto riguarda lo scambio di capacità satellitare di intelligence fra Helios II, Pléiades e Cosmo-Skymed. Oggi si tratta di programmare insieme le future generazioni, una posta in gioco fondamentale anche per le capacità europee e il rafforzamento di strutture comuni che passano anche dalla cooperazione intorno ai futuri sistemi civili Copernicus.
Infine si è potuto costatare un'esplicita volontà di azione comune per quanto riguarda la ricerca di risposte alla crisi nell'ambito delle istanze di governance mondiale, G8 e G20 per primi. Anche lì, si tratta di una serie di dichiarazioni che non hanno un effetto immediato ma che rafforzano il peso rispettivo degli due paesi, la Francia dovendo risolvere il problema della partnership a fasi alternate con la Germania e l'Italia giocando di sponda. Tra l'altro l'Italia puo anche tornare utile alla Francia per migliorare il rapporto con Berlino e uscire delle incomprensioni che fioriscono spesso sull'asse franco-tedesco, un vero intopo per Parigi.
La nomina a Roma dell'ambasciatore Jean-Marc de La Sablière, gia rappresentante permanente alle Nazioni Unite, aveva costituito un segnale significativo: questo diplomatico di grande esperienza gode di un canale privilegiato con Jean-Daniel Levitte, il potentissimo consigliere diplomatico del presidente della Repubblica francese. Inoltre simbolizza anche la volontà di ricucire lo strappo del 2003 nei rapporti transatlantici. Un uomo, quindi, portatore di una volontà di riconciliazione con l'America, che riesce anche portare a un'alto livello gli "affari italiani" in Francia. In parallelo, il più italiano dei banchieri francesi, il presidente di Generali Antoine Bernheim, si impegna alla presidenza di un "forum italo-francese". D'altro canto l'esempio Sarkozy è stato studiato e copiato dalla destra italiana: dopo il 1994, il ritorno di un certo nazionalismo italiano, particolarmente negli settori economici ed industriali, si è in un primo momento scontrato con gli interessi di Parigi, come nel settore elettrico. Poi i francesi hanno capito che dovevano contrattare con gli italiani, che stavano giocando con le loro regole, con un salto di qualità compiuto nei confronti dei precedenti governi Berlusconi. Era da parecchio tempo che non si vedevano delle manovre così fini tra Parigi e Roma. Chapeau Monsieur Letta!
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