Caro Soru, i giornalisti dell'Unità non sono cani rognosi

Giuliano Ferrara

Eluana Englaro uccisa, dunque il padre e i volontari sono un branco di assassini? Non è così, mi erudiscono ora compunti i difensori del papà della ragazza. Ma se ho passato un anno tosto e aspro della mia vita a spiegare, contro le incomprensioni e le falsificazioni e i linciaggi, che l'aborto è un omicidio ma la donna che abortisce non è un'assassina!

    Eluana Englaro uccisa, dunque il padre e i volontari sono un branco di assassini? Non è così, mi erudiscono ora compunti i difensori del papà della ragazza. Ma se ho passato un anno tosto e aspro della mia vita a spiegare, contro le incomprensioni e le falsificazioni e i linciaggi, che l'aborto è un omicidio ma la donna che abortisce non è un'assassina! Mi si era perfino detto che mancavo due volte di rispetto alle donne, una volta definendo omicidio perfetto la soppressione di un bambino nel seno di una donna, e la seconda volta prosciogliendo la madre dall'imputazione: un modo – così dicevano – di deresponsabilizzare e delegittimare la soggettività femminile. Quante altre scemenze si dovranno ascoltare prima di tornare a usare in modo razionale il linguaggio, riconoscendo prima di tutto la realtà oggettiva, più obbligante di ogni possibile interpretazione?

    Sono delitti culturali, sociali, sia l'aborto sia l'eutanasia sia la figura dell'omicidio del consenziente ovvero la storia di Eluana (posto che fosse autentica la sua volontà di adolescente, e in questo gioco di bari io non lo credo). E' molto peggio che non un delitto penale, la responsabilità è diffusa, sono storie che ci riguardano direttamente, appartengono al degradato governo di sé e degli altri in un mondo che è abortifero e mortifero per mentalità corrente: magari la colpa spettasse a uno o a dieci o a venti.
       
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    Nota a margine per il mio amico Pierluigi Battista, che ha proposto sabato nel Corriere una raffinatezza stilistica subito apprezzata da quel demonio di Massimo Bordin a Radio Radicale. Scrive Battista: giudicate i fatti e le leggi (ronde o biotestamenti) per quello che significano, non tirate sempre in ballo il piano inclinato, la teoria della deriva delle cose, che sarebbero destinate ad aggravarsi e a produrre il peggio da sé una volta posta la prima pietra. Sarei anche d'accordo. Senonché ai tempi del divorzio ci fu chi disse, anche con toni grotteschi, che si sarebbe arrivati alla equiparazione del matrimonio con qualunque altra forma di unione di fatto (“Vostra moglie fuggirà con la cameriera!”, esclamò il buffo Amintore Fanfani), e con Zapatero la deriva c'è stata; poi si disse “dopo il divorzio, l'aborto”, e così fu ancora deriva; poi la vita originaria violata chiamava il rischio dell'eutanasia dei vecchi ammalati, eccoci alla nuova deriva. Vogliamo parlare della pillola anticoncezionale, viatico di tutto il resto, fino alla pillola del giorno dopo e alla RU486? La storia dell'ultimo mezzo secolo non è una storia: è una unica lunga deriva. Battista non ha tutti i torti, insomma, ma dimentica che se una cosa può andare peggio, lo farà.

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    Spero siano false le notizie che circolano intorno a Renato Soru in quanto editore o mero proprietario dell'Unità. Quel giornale è stato già ridicolizzato da una lunga gestione radical chic, una bischerata fuori tempo, un caso di humour déplacé. Poi è stato sfigurato da un giornalista secondino che, sotto il patrocinio di Antonio Gramsci (quel tizio eroico fondatore del giornale, fiaccato dalla galera di Mussolini e poi lasciato morire alla clinica Quisisana) ha augurato a un detenuto la morte in carcere. Ora è sottoposto alla cura da cavallo del grottesco: un parvenu della politica e dell'imprenditoria prima si vota una legge vietandosi, in quanto presidente di Regione, di fare l'editore; poi compra l'Unità per farsi tirare la volata nella folle corsa come homo novus antiBerlusconi, e rivota una leggina da ridere sul conflitto di interessi; infine, dicono, l'Unità viene messa in liquidazione o giù di lì perché a due settimane dal disastroso esito elettorale questo Renato Soru si rende conto che il quadernetto rende poco e costa troppo. Ma neanche i cani rognosi subiscono simile trattamento.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.