L'ultima di Berlusconi: indurre la ripresa facendoci ristrutturare casa

Giuliano Ferrara

La liberalizzazione dell'edilizia è una droga potente, un formidabile eccitante per un organismo come l'economia reale intorpidito e rattrappito dalla paura. L'idea di Berlusconi è temeraria, suscita allo stesso tempo attrazione e disgusto. Se non vogliamo fare gli ipocriti, e mentire a noi stessi, dobbiamo dirci come stanno le cose.

    La liberalizzazione dell'edilizia è una droga potente, un formidabile eccitante per un organismo come l'economia reale intorpidito e rattrappito dalla paura. L'idea di Berlusconi è temeraria, suscita allo stesso tempo attrazione e disgusto. Posso costruire di bel nuovo o ampliare una mia proprietà, posso farlo rapidamente, avrò incentivi fiscali, incoraggiamenti ecologici al risparmio energetico, e l'incentivo più straordinario tra tutti: mentre affoga l'economia liquida, e si prospetta per un futuro non lontano un'ondata di inflazione monetaria da paura, ecco che posso investire nel bâtiment saltando le vecchie procedure, ecco che ho la libertà di dare per la mia parte una frustata allo sviluppo (quand le bâtiment va, tout va) e ottenere di rimando un beneficio di quelli che possono resistere alla svalutazione mondiale delle monete oggi battute con pantagruelica voracità dalla Federal reserve e dalla Bank of England.

    Con la ciliegina sulla torta: se le proprietà immobiliari diventano vere proprietà non più ingessate, elementi di un patrimonio il cui valore è accrescibile con facilità, anche il loro prezzo di mercato è destinato a salire. E non è dallo scoppio della bolla dei valori immobiliari che è partita la grande crisi finanziaria? L'attrazione della proposta, rivelata sabato nel Corriere della Sera, è percepibile a occhio nudo. Il disgusto viene di seguito. Se io posso scialare in metri cubi, può farlo anche il mio vicino. La cementificazione, che è una parola chiave quando si parli di edilizia commerciale e abitativa, una parola intimidente se si pensi al paesaggio agrario, alle coste, alle conurbazioni dei centri grandi e medi e piccoli di un paese bello come il nostro, deturpato come il nostro, diventa la via maestra per l'espressione di tutti gli spiriti animali del costruttore condonato che è in noi.

    Basti pensare all'impopolarità che si era guadagnato Soru in Sardegna quando ha burocraticamente blindato le coste dell'isola con un provvedimento di salvaguardia draconiana del paesaggio. Pericoloso liberalizzare l'edilizia. Un rischio bestiale. Ma a pensarci bene, come si fa a uscire dalla grande impasse mondiale senza rischi? Perché, non è forse rischiosa questa idea di mettere il credito agli ordini dei prefetti, imponendo la disciplina e il coordinamento e financo il controllo di una Costituzione appena dichiarata “sovietica” (articolo 47: la Repubblica discipina, coordina e controlla l'esercizio del credito)? Eppure l'idea fu battuta due giorni fa alla fiera di Busto Arsizio da un Bossi e da un Tremonti in grande spolvero. E le mani sulle banche il potere pubblico minaccia di metterle per ragioni formidabili, obbliganti: il fallimento delle banche o comunque la loro fragilità incurabile se non con robuste dosi di capitale di stato.

    Se non vogliamo fare gli ipocriti, e mentire a noi stessi, dobbiamo dirci come stanno le cose. La crisi è talmente vischiosa, ed è talmente furiosa la corsa a svalutare e abrogare il modello di sviluppo globale fondato sulla libertà del mercato con le use regole, che ogni misura anticiclica, sia il prefetto che mette il naso in cassa sia la liberalizzazione dall'alto del cemento, sia la pianificazione socialista sia l'incentivo selvaggio a investire, è destinata ad essere accettata purché funzioni. Con l'abolizione della licenza edilizia, e la sua sostituzione con perizie relativamente facili e rapide, si aprirà una corsa a costruire che travolgerà probabilmente i guardiani dell'ortodossia nelle regioni di sinistra e doperà gli sviluppisti arrabbiati del nord governato dal centrodestra. “Corsa a costruire” vuol dire più investimenti, più occupati, la moneta che riprende a girare, il credito che trova nuovi pegni di fiducia per essere impiegato, e tanti altri benefici non solo per le industrie delle costruzioni. Con pericoli belluini. Un giorno forse ricorderemo gli anni del mercato libero come quelli in cui era più facile proporre regole ragionevoli generalmente accettate.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.